Michele Fabiani

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Michele Fabiani

Michele Fabiani (Spoleto, 16 febbraio 1987), è un giovane anarchico, filosofo e scrittore italiano. È salito alle ribalte delle cronache nazionali dopo essere arrestato (Operazione Brushwood) con l'accusa di far parte di una cellula anarco-insurrezionalista denominata COOP-FAI (Contro ogni ordine politico – Federazione Anarchica Informale).

Biografia

Michele Fabiani, nato il 16 febbraio 1987, è un giovane anarchico e filosofo di Spoleto (Perugia). Ha frequentato il liceo scientifico Alessandro Volta, impegnandosi nel movimento studentesco spoletino e anche, sin dall'adolescenza (14-15 anni), nel movimento anarchico e nel sostegno al prigioniero comunista Paolo Dorigo, allora detenuto proprio a Spoleto. I suoi scritti sono comparsi inizialmente su anarcotico.net [1], dove veniva pubblicato un foglio telematico intitolato Il Rivoluzionario. Successivamente per una serie di incomprensioni con la redazione del sito si è trasferito su anarchaos, dove sono stati pubblicati numerosissimi suoi articoli, saggi e commenti. Michele è attivo anche nell'Associazione Vittime armi elettroniche-mentali, nelle lotte anticarcerarie e nell'elaborazione di nuove teorie anarchiche.

Dall'età di 14 anni ha studiato, da autodidatta, autori come Stirner, Heidegger, Goethe, Nietzsche, Bakunin, Hegel, Platone, Bonanno ecc. Il Razionale e l'Assurdo è la sua prima opera, scritta tra il gennaio e l'aprile 2005, a soli 18 anni.

Il 23 ottobre 2007, insieme ad altri 4 compagni-amici di Spoleto (Andrea Di Nucci, Dario Polinori, Damiano Corrias e Fabrizio Reali Roscini), è stato arrestato nella cosiddetta "Operazione Brushwood" (operazione boscaglia) con l'accusa di far parte di una cellula anarco-insurrezionalista denominata COOP-FAI (Contro ogni ordine politico – Federazione Anarchica Informale).

Il 18 luglio 2008, a Michele Fabiani sono stati concessi i domiciliari. Il 26 settembre Michele è stato messo in semilibertà, con obbligo di dimora nel comune di Spoleto e di rientro notturno dalle 21 alle 7. Dal 26 novembre 2008 il Mec (come lo chiamano gli amici) è finalmente libero. Nel frattempo (il 29/09/2008) Michele, Andrea, Dario e Daminao vengono rinviati a giudizio; il processo è cominciato il 7 aprile 2009 presso la corte di assise di Terni, non vi ha partecipa Fabrizio Reali poiché la sua posizione è stata stralciata (Fabrizio Reali è poi deceduto nel giugno 2010).

Nel luglio 2009 è uscita la sua seconda opera, intitolata Sperimentiamo l'Anarchia, che raccoglie alcuni dei suoi più importanti articoli e alcuni inediti scritti prima durante e dopo la carcerazione. Tali articoli si compongono molto armonicamente fra loro, dando vita ai vari capitoli del libro. Risultato in un certo senso casuale e non ricercato preventivamente dall'autore.A partire dal dicembre 2010 partecipa attivamente al progetto teorico filosofico denominato Scuola Umbra. Nel luglio dello stesso anno Mec riesce a pubblicare un altro libro, il terzo. Questa volta Fabiani torna alla filosofia con Attualità o inattualità di Kant. Nel maggio 2013 ancora un libro di filosofia, su Kant ed Hegel: Dalla filosofia pratica di Kant alla filosofia del diritto di Hegel

Il 19 aprile 2012 Michael Gregorio, alias Michael Jacob e Daniala De Gregorio, una coppia di scrittori famosi, autori della trillogia di gialli iniziata con Critica della ragion criminale, un romanzo dove il protagonista è un investigatore allievo di Kant che usa il metodo della critica per risolvere i misteri, nonché ex vicini di casa di Michele nel 2007 pubblicano un nuovo romanzo, questa volta ambientato nel 2012 e evidentemente ispirato alle vicende giudiziarie degli anarchici spoletini: Boschi&Bossoli. La casa editrice è "VerdeNero", la collana dei Noir di eco-mafie.

Nel romanzo, con nomi di fantasia e ambientato in Italia Centrale, troviamo quattro giovani anarchici che finiscono immischiati in un complotto più grande di loro. Partecipi di alcune azioni dirette, anche violente, ma di bassa intensità, vengono accusati di aver inviato delle pallottole alla locale presidente regionale. A farlo è stata invece la mafia, per altre ragioni. Ma i militari del generale Corsini (probabilmente il riferimento è al capo dei ROS Ganzer) evitano di seguire la pista mafiosa, per colpire gli anarchici.

Dopo la sentenza della cassazione del 27 giugno che confermava la condanna a due anni e tre mesi del processo di secondo grado (13 febbraio 2013), il 10 luglio tre agenti in borghese si sono presentati a casa di Michele e l'hanno tratto in arresto per scontare un residuo di pena.

Il 30 ottobre del 2015, Michele Fabiani ha terminato di scontare la sua pena ed è tornato in libertà. [2]

Materiale sull'Operazione BRUSHWOOD

La lettera di Michele dal carcere Un anarchico in cattività

Il Comitato 23 ottobre divulga la missiva di Fabiani.

«Ero prigioniero anche prima... Sbagliano i marxisti».

Spoleto - 14/11/2007 12:26

«Sono Michele Fabiani, "detto Mec", come direbbero i giudici, eh eh. Vorrei che questo scritto girasse il più possibile, non so ancora se potrò fotocopiarlo o se dovrò ricopiarlo a mano per cercare di mandarlo il più possibile in giro. Dalla seconda media mi chiamano Mec perché per spirito di contraddizione tifavo la Maclaren... e così ho appena scoperto che di sfortune ne ho avute di 2 in 2 giorni: la macchina di Agnelli e Montezemolo vince i mondiali e io finisco in galera. Martedi 23 ottobre 5 brutti uomini (2 erano così brutti che si sono messi il passamontagna) irrompevano in casa mia, la mettevano completamente sottosopra e mi arrestavano in base all'articolo 270bis (scritto dal ministro Rocco per Mussolini). I reati associativi come l'art. 270 bis e 270 permettono di arrestare qualcuno non per cio' che ha fatto, ma per come la pensa, perché fa parte di qualche fantomatica associazione. Basti pensare che uno di noi 5, rinchiusi in isolamento giudiziario da quasi 4 giorni e da oggi in E.I.V., è accusato solo di aver fatto una scritta su un muro! Ci pensate? Tre volanti (a testa), i mitra, i passamontagna, la scorta aerea dell'elicottero, le telecamere, il carcere, l'isolamento, l'e.i.v., per una scritta su un muro! Sono poi stato portato alla caserma dei carabinieri di Spoleto e poi a quella di Perugia, infine da quella di Perugia al carcere. Il primo momento propriamente comico è stato il trasferimento tra la caserma di Perugia e il carcere: chi guidava la macchina, forse impressionato, si è sbagliato strada e abbiamo fatto 2 volte il giro intorno alla stazione ferroviaria. In carcere mi stanno trattando bene, non mi hanno mai toccato (in tutti i sensi, neanche per gli spostamenti). La cella è molto sporca, c'è un tavolo appeso al muro con un armadietto inchiodato ed un letto inchiodato per terra ed alla parete. Oggi è caduto l'isolamento e abbiamo anche la tv. Resta il divieto di comunicare tra noi, che è la cosa peggiore. Ho visto le immagini del TGR Umbria che eravate fuori durante gli interrogatori: eravate tanti! Sono stato tanto felice, purtroppo da dentro non vi abbiamo sentito. Ho risposto alle domande non perché io riconosca un qualche valore alla magistratura, ma per il semplice motivo che nelle motivazioni del nostro arresto c'erano scritte talmente tante (omissis) che ho ritenuto importante contraddirle subito, pur senza essermi mai consultato con gli avvocati, per la corretta esposizione dei fatti, per la libertà di tutti noi. Talmente tante erano le falsità, le contraddizioni, gli errori grossolani che era di importanza strategica distruggerle immediatamente. Nessuno tema o si rallegri: io ero, sono e resto un prigioniero rivoluzionario. Lo ero, un prigioniero ed un rivoluzionario, anche prima di martedi: siamo tutti prigionieri, tutti i giorni. Quando ci alziamo la mattina per andare a lavorare, quando passiamo gli anni più belli della nostra vita sprecati su una macchina, quando facciamo spesa, quando non possiamo farlo perché mancano i soldi, quando li buttiamo via i soldi per delle cazzate (vestiti, aperitivi, sigarette non c'è differenza) quando guardiamo la tv che ci fa il lavaggio del cervello, che cerca di terrorizzarci con morti, omicidi, rapine (quando in 15 anni gli omicidi sono diminuiti del 70%) così che noi possiamo chiedere più telecamere, più carceri, pene sicure, quando se c'è una pena davvero sicura a questo mondo è quella che incatena lo sfruttato alle sue condizioni. Io non ho mai detto "SONO UN UOMO LIBERO", in pochi possono dirlo senza presunzioni. Se io fossi un uomo libero, andrei tutti i giorni sulla cima del Monte Fionchi, in estate con le mucche e le pecore e in inverno con la neve, e dopo aver raggiunto faticosamente le cime...guardare a nord ovest, la valle Umbra o Valle Spoletino come si diceva una volta, poi a nord est la Valnerina e il Vettore quasi sempre liscio dietro, e poi via verso est tutti gli appennini che cominciano da lì, fino a sud dove ci sono quelle meravigliose foreste... E forse, ripensandoci, neanche lì sarei davvero libero. Perché la valle Umbra è piena di cave, di capannoni, di fabbriche, di mostri che devono essere combattuti. Ma mancano gli eroi oggi mentre di mostri ce ne sono anche troppi. Quindi io non sono un uomo libero, il dominio non è organizzato per prevedere uomini liberi. Però sono un rivoluzionario, un prigioniero rivoluzionario. Io sapevo già di essere un prigioniero, prima che un giudice me lo dicesse. Certo, questa prigione è diversa da quella fuori: qui vedi tutti i giorni, in maniera limpida, simbolica e allo stesso tempo materiale quali sono i rapporti di forza del dominio; dove c'è chiaramente e distintamente l'uomo, con i suoi sogni, i suoi amori, il suo carattere, e il sistema, le sbarre, le catene, le telecamere, le guardie. Potremmo dire, ironicamente, che da un punto di vista politico-filosofico qui le cose sono più semplici: il sistema cerca di annientare l'individuo, l'individuo cerca di resistere. Ovviamente l'uomo qui sta peggio. È inutile fare retorica. Dopo qualche giorno la gabbia te la trovi intorno alla testa, è come se avessero costruito un'altra piccola gabbietta, precisa precisa intorno alla tua testa. Con il cervello che ragiona ma non ha gli oggetti su cui ragionare, con la voglia incontenibile di parlare e non c'è nessuno, di correre e non c'è spazio, quando mi affaccio alla finestra vedo un muro con altre sbarre, non si vede un filo d'erba, una collina (neanche durante l'aria, che passo solo in una stanza più grande), fuori dalla tua gabbia c'è un altra gabbia. La mia paura è che questa sensazione mi rimanga anche quando esco. Che la lotta per non impazzire diventerà il fine della mia vita. Nel carcere "formale" l'uomo combatte contro se stesso, mentre nel mondo fuori il rivoluzionario deve combattere una guerra contro entità oggettive. La mia paura è che ci si dimentichi di questi 2 livelli di scontro, che anche quando uscirò ci sarà questa gabbia intorno alla testa che mi... e mi dice di non prendere a calci la porta della cella e di mettermi ad urlare. Non solo l'uomo antropofizza il mondo, ma in galera l'uomo antropofizza anche se stesso: come distruggiamo le montagne, così qui distruggiamo la nostra mente, costruendo fantasmi contro cui scontrarci. Il rapporto è tutto mentale qui. È di questo che voglio liberarmi, voglio uscire e continuare ad avere una capacità di analisi oggettiva della realtà. Qui questa capacità rischio di perderla. Mentre fuori, innaffiando un seme e facendo crescere una pianta, si ha un'interazione fisica con il mondo qui lo scontro è tutto psicologico. Lo scontro è fisico solo ad un primo livello, con i muri che non mi fanno uscire, ma in realtà la guerra è anche con i nostri fantasmi. I muri sono troppo materiali per essere reali. Sbagliano i marxisti quando riconducono tutto alla materia. La realtà è una sintesi in cui l'uomo colloca se stesso tra il mondo e le sue idee. In galera purtroppo questa sintesi è pericolosamente, patologicamente, troppo incentrata sulla mente. Ai compagni che scrivono che non trovano parole dico di trovarle queste parole che ne abbiamo troppo bisogno. Scriveteci a tutti e 5! Vorrei che qualcuno dicesse ad Erika che le mando un bacio.

Mec, Un anarchico in cattività 26/10/07»

Lettera del padre di Michele

La lettera è stata scritta da Aurelio Fabiani il 1° gennaio 2008

Oggi 1° gennaio 2008, per non dimenticare Michele e Andrea al 70° giorno di prigione. Non sono versi, non è prosa, sono sassi. Sassi scagliati contro il muro che separa i corpi e le anime dalla libertà, contro il muro del tempo che separa il ricordo dalle emozioni, contro il muro delle menzogne che cancella la verità con la propaganda, contro il muro di leggi inique che circondano i palazzi del potere e che a difesa di carriere e ricchezze trasformano le scritte sui muri, le idee e la rabbia dei giovani, in terrorismo internazionale. Solo questo oggi posso darvi, insieme all'impegno che la nostra lotta non avrà mai tregua ne fine.

MICHELE L'ANARCHICO E IL SUO AMICO ANDREA

«Michele è un ragazzino ma è già uomo d'altri tempi, scrive il suo giornale, il Rivoluzionario, Filosofo precoce, Razionale e Assurdo, t' hanno messo in croce. Una croce di cemento, quattro strette mura, 10 metri quadri di moderna tortura.

Andrea tuo compagno di sventura l'hanno messo nella stessa strettura.

La buia notte del 23 ottobre è stata illuminata dai fari del potere. Sono scesi in più di cento, hanno volato sopra i tetti, buttando giù dal letto, bambini e vecchietti. Nelle case sono entrati, armati e incappucciati, portando via 5 ragazzi disarmati.

Spoleto allibita non crede a quel che vede ha paura dell'esercito che nella città è sbarcato, teme ognuno d'essere arrestato. Ma la città che di sé conosce ogni cosa intimamente ha giudicato lo spettacolo indecente.

Come in ogni grande avvenimento c'è rabbia e sgomento, e un clima di paura e di indignazione attraversa la popolazione. Abbassano la voce al supermercato, non alzano il telefono può esser controllato.

Gli articoli sono pronti già dal giorno prima, mancano le immagini dei ragazzi ammanettati, per questo i giornalisti sono stati convocati, il prodotto non si vende bene se in prima pagina non c'è il giovane in catene.

Ragazzi terroristi spara Il Messaggero, lo spara a più riprese, vuol far sembrare che sia vero. E la Nazione conosce ancor prima degli avvocati, l'ordinanza d'arresto con tutti gli allegati. La notizia è forte, anche se è una gran cazzata: 'Organizzava una rapina questa banda armata.'

Ganzer è sorridente, la Lorenzetti non è da meno, si congratulano a vicenda, hanno fatto il pieno. Dopo le tempeste di Perugia e di Milano la governante e il militare si danno la mano, dopo tante nuvole uno sprazzo di sereno.

Da quel 23 ottobre sono passati mesi in totale isolamento. Quanto dovrà durare ancora questo tormento? Per il magistrato dipende dall'atteggiamento. “Nessuna confessione restino in prigione, nessun pentimento stiano in isolamento.”

Accuse senza fondamento non danno confessione, i ragazzi non danno collaborazione, ma per giustificare questa avventura occorre almeno un'abiura, da Michele non avran mai quello, restano chiuse le porte del cancello.

Michele i tuoi vent'anni son duri come sassi, li possono spezzare ma si debbon rassegnare, i sassi non si possono piegare. Andrea è come te, vent'anni e uomo vero.

Hai guardato in faccia gli occhi del potere, con il coraggio antico di chi ha fede. Fede nelle idee di libertà e uguaglianza, di chi dall'alto guarda la proterva ignoranza, dell'arrivista che ad occhi bassi avanza.

Ostaggi di un teorema di questi nostri tempi che utilizza leggi degli anni venti. E così Michele e Andrea sono stati condannati a essere terroristi prima di esser processati. Delle accuse non c'è prova, non esiste l'associazione, è stata inventata per tenervi in prigione.

Il Generale molto esperto, che sa di tutto questo, ha già dichiarato li abbiam fermati prima degli attentati.

Vogliono l'abiura, vogliono la confessione, solo per questo vi tengono in prigione.

AURELIO FABIANI Comunista, padre di Michele l'anarchico»

Il processo Brushwood

Il 7 aprile 2009 alla corte di assise di Terni è iniziato il processo Brushwood:

  • L'11 maggio 2011 la Corte d'Assise del Tribunale di Terni ha emesso la sentenza di primo grado: Michele Fabiani è stato condannato a 3 anni e 8 mesi, Andrea Di Nucci a 2 anni e 6 mesi, mentre Dario Polinori e Damiano Corrias ad un anno ciascuno [3].
  • La sentenza d'appello del 13 febbraio 2013 ha smontato il teorema terrorista proposto dal capo dei ROS, il Generale Ganzer (condannato a 14 anni per traffico di droga) ed ha emesso quanto segue:
Michele Fabiani: condanna a 2 anni e 3 mesi per le minacce all'ex governatrice umbra Lorenzetti ed assoluzione dal reato di associazione sovversiva;
Andrea Di Nucci: assoluzione da tutte le accuse;
Dario Polinori condannato ad un anno, Damiano Corrias (accusato solo di una scritta su un muro) condannato ad 11 mesi.
  • Il 27 giugno la Cassazione ha confermato la condanna di Michele Fabiani a 2 anni e tre mesi.
  • Il 10 luglio, in ottemperanza alla sentenza della cassazione, tre agenti in borghese si sono presentati a casa di Michele Fabiani e l'hanno tratto in arresto per scontare il residuo di pena.

Note

Bibliografia

Opere

  • Dalla filsofia pratica di Kant alla filosofia del diritto di Hegel, con la prefazione di Michael Gregorio, Edizioni Era Nuova, 2013.
  • Attualità o inattualità di Kant, Edizioni Era Nuova, 2011
  • Sperimentiamo l'anarchia, Edizioni Era Nuova, 2009
  • Il razionale e l'assurdo, Edizioni Era Nuova, 2005

Scritti vari

Voci correlate

Collegamenti esterni