Maria Soledad Rosas

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Soledad il giorno del funerale del suo compagno Baleno

Maria Soledad Rosas (Argentina, 23 maggio 1974 – Bene Vagienna, Cuneo, 11 luglio 1998), è stata un'anarchica e una squatter argentina. Giunta in Italia si legò agli squats torinesi, rimanendo poi coinvolta nell'assurda accusa di associazione terroristica, che vide implicati insieme ad alcuni suoi compagni, volta colpire il nascente movimento NO TAV.

La violenza della persecuzione fu tale da spingerla al suicidio dopo che lo stesso drammatico gesto era stato compiuto mesi prima dal suo amato Edoardo Massari.

Biografia

Exquisite-kfind.png Vedi Sole, Baleno e Pelissero.

Nata nella capitale argentina, Maria Soledad Rosas (detta Sole) è figlia del sergente dell'esercito Luis Rosas e di Marta Rey de Rosas, sposatisi nel gennaio del 1970. La coppia ebbe due figlie, Maria Gabriela Rosas, nata il 29 novembre 1972, e Maria Soledad Rosas, nata il 23 maggio 1974.

Fase giovanile

Dopo aver terminato gli studi, Maria si iscrive senza successo all'Università, cominciando a frequentare la facoltà di Psicologia e Educazione Fisica. In una seconda fase, per conformarsi ai voleri della famiglia, si iscrive ad un corso di Amministrazione alberghiera dell'Università di Belgrano. Questo è per lei un periodo assai burrascoso, fatta di amori difficili e di qualche frequentazione non gradita ai genitori che causa continue liti in casa. Si avvicina anche al veganesimo e all'antispecismo militando nel Grupo Autogestivo por la Liberación Animal y Humana (Gaplah). [1]

In Italia

In cerca di darle un pò di serenità, la famiglia le concede un viaggio in Italia, dove vi giunge il 22 giugno del 1997 con la sua amica Silvia Gramático. In cerca di un tetto, si rivolgono alla sede torinese della Federazione Anarchica Italiana, i quali le suggeriscono di rivolgersi agli squatters dell'Asilo Occupato. [1]

«Per caso il primo giorno che sono arrivata all'Asilo la porta era aperta, non ho avuto bisogno di suonare il campanello. È pazzesco: tutto un oceano di distanza e giungo comunque al posto giusto. Pensare che il mondo è così grande, ma c'è un posto per tutti, e credo di aver trovato quello che fa per me.» [2]

Frequentando stabilmente gli ambienti squatters torinesi, verso la fine dell'estate conosce Edoardo Massari (detto Baleno), con cui scatta un immediato sentimento di amicizia che si trasformerà poi in amore.

L'arresto e il dramma finale

Il 4 marzo 1998, in seguito ad un'irruzione al centro sociale di Collegno, viene arrestata dalla polizia insieme al suo compagno Edoardo Massari e a Silvano Pelissero. A tutti viene contestato il reato di "ecoterrorismo" e di "associazione sovversiva" (art. 270 bis del codice penale) per i sabotaggi e attentati avvenuti in Val di Susa per protestare contro la TAV, tra 1996 e il 1998.

Maria Rosas non può essere certo colpevole per una questione meramente temporale: come potrebbero aver coinvolto una quasi sconosciuta inso in azioni così importanti e legalmente molto pericolose? Anche le presunte “prove” sono da quantomeno fantasiose, ma i magistrati (Maurizio Laudi e Marcello Tatangelo) decidono ugualmente che per lei e gli altri compagni il regime preventivo di isolamento carcerario sia la punizione più consona.

La solitudine e la campagna mediatica orchestrata contro gli arrestati sfociano nel dramma, il 28 marzo 1998 Edoardo Massari viene trovato impiccato nella sua cella del carcere Vallette di Torino.

La morte del compagno e le accuse, che ancora persistono sul capo di Soledad, la gettano in uno stato di prostrazione tale da spingerla ad imitare il gesto del suo Baleno. L'11 luglio 1998 Maria Soledad viene trovata impiccata nella comunità "Sottoiponti" di Bene Vagienna, dove nel frattempo era stata trasferita per scontare gli arresti domiciliari.

Lettera di Soledad

Edoardo Massari, compagno di Sole, incatenato per protesta contro lo sgombero della piscina di Aré

Compagni,

la rabbia mi domina in questo momento. Io ho sempre pensato che ognuno è responsabile di quello che fa, però questa volta ci sono dei colpevoli e voglio dire a voce molto alta chi sono stati quelli che hanno ucciso Edo: lo Stato, i giudici, i magistrati, il giornalismo, il T.A.V., la Polizia, il carcere, tutte le leggi, le regole e tutta quella società serva che accetta questo sistema.

Noi abbiamo lottato sempre contro queste imposizioni è per questo che siamo finiti in galera.

La galera è un posto di tortura fisica e psichica, qua non si dispone di assolutamente niente, non si può decidere a che ora alzarsi, che cosa mangiare, con chi parlare, chi incontrare, a che ora vedere il sole. Per tutto bisogna fare una "domandina", anche per leggere un libro. Rumore di chiavi, di cancelli che si aprono e si chiudono, voci che non dicono niente, voci che fanno eco in questi corridoi freddi, scarpe di gomma per non fare rumore ed essere spiati nei momenti meno pensati, la luce di una pila che alla sera controlla il tuo sonno, posta controllata, parole vietate.

Tutto un caos, tutto un inferno, tutto la morte.

Così ti ammazzano tutti i giorni, piano piano per farti sentire più dolore, invece Edo ha voluto finire subito con questo male infernale. Almeno lui si è permesso di avere un ultimo gesto di minima libertà, di decidere lui quando finirla con questa tortura.

Intanto mi castigano e mi mettono in isolamento, questo non solo vuol dire non vedere nessuno, questo vuol dire non essere informata di niente, non avere nulla neanche una coperta, hanno paura che io mi uccida, secondo loro il mio è un isolamento cautelare, lo fanno per "salvaguardarmi" e così deresponsabilizzarsi se anche io decido di finire con questa tortura. Non mi lasciano piangere in pace, non mi lasciano avere un ultimo incontro con il mio Baleno.

Ho per 24 ore al giorno, un'agente di custodia a non più di 5 metri di distanza.

Dopo quello che è successo sono venuti i politici dei Verdi a farmi le condoglianze e per tranquillizzarmi non hanno avuto idea migliore che dirmi: "adesso sicuramente tutto si risolverà più in fretta, dopo l'accaduto tutti staranno dietro al processo con maggiore attenzione, magari ti daranno anche gli arresti domiciliari". Dopo questo discorso io ero senza parole, stupita, però ho potuto rispondere se c'è bisogno della morte di una persona per commuovere un pezzo di merda, in questo caso il giudice.

Insisto, in carcere hanno ammazzato altre persone e oggi hanno ucciso Edo, questi terroristi che hanno la licenza di ammazzare.

Io cercherò la forza da qualche parte, non lo sò, sinceramente non ho più voglia, però devo continuare, lo farò per la mia dignità e in nome di Edo.

L'unica cosa che mi tranquillizza sapere è che Edo non soffre più. Protesto, protesto con tanta rabbia e dolore.

Note

  1. 1,0 1,1 Soledad Rosas: Una flor anarquista
  2. Martín Caparrós, Amor y Anarquía. La vida urgente de Soledad Rosas. 1974-1998.

Voci correlate

Collegamenti esterni