L’Inno dell’Internazionale

Da Anarcopedia.
Versione del 30 apr 2020 alle 10:26 di K2 (discussione | contributi) (→‎Collegamenti esterni)
(diff) ← Versione meno recente | Versione attuale (diff) | Versione più recente → (diff)
Jump to navigation Jump to search

L'Inno dell'Internazionale fu pubblicato per la prima volta sul giornale "L'Anarchia" di Firenze, del 18 novembre 1877 che fornisce alcune notizie di un certo interesse: «Certi di fare un regalo gradito ai nostri lettori, e come memoria dell'indefesso propagatore dei principi Anarchici-Rivoluzionari, pubblichiamo oggi un inno dell'Internazionale, che il non mai abbastanza compianto compagno nostro, Dott. Stanislao Alberici Giannini ha dettato nel 1875». La popolarità dell'Inno dell'Internazionale è grandissima tanto che Filippo Turati venne spinto a comporre anche lui un Inno dei Lavoratori (1886) [1].

Testo

Su, leviamo alta la fronte,
o curvati dal lavoro,
già sul culmine del monte
splende il sol dell'avvenir;
splende il sol dell'avvenir;
i superbi eroi dell'oro,
i pastori d'ogni greggia,
sia nel tempio o nella reggia,
fa quell'astro impallidir.

Pace, pace al tugurio del povero
guerra, guerra ai palagi e alle chiese
non sia scampo all'odiato borghese
che alla fame e agli stracci insultò.

I signori ci han rubato
il sudor dei nostri padri,
le sorelle ci han stuprato
ogni gioia ci rapir;
ogni gioia ci rapir;
ma un sol grido: morte ai ladri,
sia dal campo all'officina
non più leggi di rapina,
non più l'onta del servir.

Pace, pace al tugurio del povero
guerra, guerra ai palagi e alle chiese
non sia scampo all'odiato borghese
che alla fame e agli stracci insultò.

Sotto vel di patrio amore
gittan l'odio tra fratelli
ma dovunque è un'oppressore
un fratello oppresso sta;
un fratello oppresso sta;
nostro è il mondo e ai dì novelli
a noi sacro un patto adduce
e quel patto è vita e luce,
fratellanza e libertà.

Pace, pace al tugurio del povero
guerra, guerra ai palagi e alle chiese
non sia scampo all'odiato borghese
che alla fame e agli stracci insultò.

O giustizia nostra speme
Il tuo regno affretta, affretta:
È da secoli che geme
la percossa umanità;
la percossa umanità;
ma nel dì della vendetta
questa plebe ognor tradita,
come belva inferocita
da ogni lato insorgerà.

Pace, pace al tugurio del povero
guerra, guerra ai palagi e alle chiese
non sia scampo all'odiato borghese
che alla fame e agli stracci insultò.

Collegamenti esterni

Note