Libertà di stampa: differenze tra le versioni

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La '''libertà di stampa''' è un diritto che ogni [[Stato]] di diritto generalmente dichiara di garantire sia agli organi d'informazione (giornali, radio, televisioni, provider Internet) sia ai cittadini ed alle loro associazioni, per assicurare l'esistenza di una "stampa libera" e della cosiddetta libertà di parola.  
La '''libertà di stampa''' è un diritto che ogni [[Stato]] di diritto generalmente dichiara di garantire sia agli organi d'informazione (giornali, radio, televisioni, provider Internet) sia ai cittadini ed alle loro associazioni, per assicurare l'esistenza di una "stampa libera" e della cosiddetta libertà di parola.  


== Una libertà garantita in teoria ma non in pratica ==
== Una finta libertà ==
[[File:Fam Agnelli.jpg|miniatura|350px|Una foto che ritrae una gaia famiglia Agnelli, proprietaria di ''la Repubblica'', ''l'Espresso'', ''La Stampa'', ''Il Secolo XIX'', giornali locali e radio. <ref>[https://www.open.online/2019/11/30/confermato-gli-agnelli-si-terranno-tutto-repubblica-espresso-stampa-secolo-xix-giornali-locali-e-radio/ Confermato, gli Agnelli si terranno tutto: Repubblica, Espresso, Stampa, Secolo XIX, giornali locali e radio]</ref>]]
La libertà di stampa è un diritto che lo [[Stato]] sostiene di garantire alle persone perché possano esprimere tramite i loro scritti o in qualsiasi altro modo le proprie opinioni o la propria creatività.
La libertà di stampa è un diritto che lo [[Stato]] sostiene di garantire alle persone perché possano esprimere tramite i loro scritti o in qualsiasi altro modo le proprie opinioni o la propria creatività.


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:«Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere».
:«Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere».


Poiché '''la libertà in oggetto, anche negli [[Stati]] cosidetti [[democratici]] e per quanto costituzionalmente garantita, viene poi di fatto limitata (se non stritolata) non solo per via burocratica e legislativa, ma anche politica ed economica''', alcune organizzazioni non governative applicano dei criteri non meramente giuridici per giudicare il livello della libertà di stampa nel mondo. Ad esempio, ''Reporters Sans Frontieres'' considera anche il numero di giornalisti uccisi, espulsi o molestati in qualche modo, l'esistenza di un monopolio di [[Stato]] nella TV e nella radio, nonché la possibile esistenza di casi di censura ed auto-censura nei [[media]], per giungere ad una valutazione dell'indipendenza complessiva dei [[media]] nei vari paesi e delle difficoltà che i giornalisti possono affrontare (nel [[2016]], su un totale di 180 Paesi, l'Italia si trovava al 77° posto, fanalino di coda dell'UE, seguita soltanto da Cipro, Grecia e Bulgaria <ref>[https://www.lastampa.it/esteri/2016/04/20/news/liberta-di-stampa-l-italia-crolla-ora-e-al-77-posto-1.35015159 Libertà di stampa, l'Italia crolla: ora è al 77° posto]</ref>). Allo stesso modo, la ''Freedom House'' studia l'ambiente politico ed economico generale di ogni nazione per aiutare a determinare se esistono rapporti di dipendenza tra i giornalisti ed i potentati economici che limitino in pratica il livello di quella libertà di stampa tanto apprezzata dalle costituzioni.  
Poiché '''la libertà in oggetto, anche negli [[Stati]] cosidetti [[democratici]] e per quanto costituzionalmente garantita, viene poi di fatto limitata (se non stritolata) non solo per via burocratica e legislativa, ma anche politica ed economica''', alcune organizzazioni non governative applicano dei criteri non meramente giuridici per giudicare il livello della libertà di stampa nel mondo. Ad esempio, ''Reporters Sans Frontieres'' considera anche il numero di giornalisti uccisi, espulsi o molestati in qualche modo, l'esistenza di un monopolio di [[Stato]] nella TV e nella radio, nonché la possibile esistenza di casi di censura ed auto-censura nei [[media]], per giungere ad una valutazione dell'indipendenza complessiva dei [[media]] nei vari paesi e delle difficoltà che i giornalisti possono affrontare (nel [[2016]], su un totale di 180 paesi, l'[[Italia]] si trovava al 77° posto, fanalino di coda dell'UE, seguita soltanto da [[Cipro]], [[Grecia]] e [[Bulgaria]] <ref>[https://www.lastampa.it/esteri/2016/04/20/news/liberta-di-stampa-l-italia-crolla-ora-e-al-77-posto-1.35015159 Libertà di stampa, l'Italia crolla: ora è al 77° posto]</ref>). Allo stesso modo, la ''Freedom House'' studia l'ambiente politico ed economico generale di ogni nazione per aiutare a determinare se esistono rapporti di dipendenza tra i giornalisti ed i potentati economici che limitino in pratica il livello di quella libertà di stampa tanto apprezzata dalle costituzioni.  


Dunque, il concetto di '''libertà di stampa''' è strettamente legato al quello di '''indipendenza della stampa''': '''senza indipendenza non c'è libertà'''.
Dunque, il concetto di '''libertà di stampa''' è strettamente legato al quello di '''indipendenza della stampa''': '''senza indipendenza non c'è libertà'''.


=== I [[media]] come il "quarto Stato" del governo ===
=== I [[media]] come il "quarto Stato" del governo ===
{{approff|Media}}
La nozione della stampa come la quarta branca del governo viene a volte utilizzata per confrontare i [[media]] con i tre rami del governo [[democratico]] accuratamente teorizzati da Montesquieu, in particolare una aggiunta ai rami legislativo, esecutivo e giudiziario. Si cita spesso Edmund Burke, che avrebbe detto: «Tre [[Stati]] nel Parlamento; ma laggiù nella galleria dei giornalisti, risiede un quarto [[Stato]] molto più importante rispetto a tutti gli altri».
La nozione della stampa come la quarta branca del governo viene a volte utilizzata per confrontare i [[media]] con i tre rami del governo [[democratico]] accuratamente teorizzati da Montesquieu, in particolare una aggiunta ai rami legislativo, esecutivo e giudiziario. Si cita spesso Edmund Burke, che avrebbe detto: «Tre [[Stati]] nel Parlamento; ma laggiù nella galleria dei giornalisti, risiede un quarto [[Stato]] molto più importante rispetto a tutti gli altri».


=== La denuncia sociale di [[Noam Chomsky]] ===
=== La denuncia sociale di [[Noam Chomsky]] ===
[[Noam Chomsky]] ha duramente denunciato la strumentalizzazione della totalità dei mezzi d'informazione statunitensi da parte delle potenti lobby economiche esistenti in quel paese.  
[[File:Noam chomsky.jpg|miniatura|200px|[[Noam Chomsky]]]]
[[Noam Chomsky]] ha duramente denunciato la strumentalizzazione della totalità dei mezzi d'informazione statunitensi da parte delle potenti lobby economiche esistenti in [[USA]], ma detta strumentalizzazione è presente anche nel resto del mondo.


Grazie ad un minuzioso lavoro di studio e interpretazione di una immensa mole di ogni tipo di documenti, Chomsky è riuscito a smascherare numerosi casi di utilizzo fraudolento delle informazioni, nonché ad evidenziare la piattezza conformistica dei [[media]].  
Grazie ad un minuzioso lavoro di studio e interpretazione di una immensa mole di ogni tipo di documenti, [[Chomsky]] è riuscito a smascherare numerosi casi di utilizzo fraudolento delle informazioni, nonché ad evidenziare la piattezza conformistica dei [[media]].  


Il meccanismo attraverso cui si attua questo livellamento è costituito dalla "'''fissazione delle priorità'''": esiste un certo numero di mezzi di informazione che determinano una sorta di struttura prioritaria delle notizie, alla quale i [[media]] minori devono più o meno adattarsi a causa della scarsità delle risorse a disposizione. Le fonti primarie che fissano le priorità sono grandi società commerciali a redditività molto alta, nella grande maggioranza collegate a gruppi economici ancora più grandi. L'obiettivo è quello che [[Chomsky]] definisce come la "'''fabbrica del consenso'''", ossia un sistema di propaganda estremamente efficace per il controllo e la manipolazione dell'opinione pubblica: l'industria delle pubbliche relazioni cura le campagne elettorali, i social, il bombardamento e la manipolazione di informazioni, fabbricano consumatori della politica che compiranno azioni irrazionali e contro i loro stessi interessi, facendo gli interessi delle classi dominanti (''Manufacturing consent: the political economy of the mass media'' [[1988]], ''Understanding power: the indispensabile'' [[2002]], ''Le dieci leggi del potere'' [[2017]]).
Il meccanismo attraverso cui si attua questo livellamento è costituito dalla "'''fissazione delle priorità'''": esiste un certo numero di mezzi di informazione che determinano una sorta di struttura prioritaria delle notizie, alla quale i [[media]] minori devono più o meno adattarsi a causa della scarsità delle risorse a disposizione. Le fonti primarie che fissano le priorità sono grandi società commerciali a redditività molto alta, nella grande maggioranza collegate a gruppi economici ancora più grandi. L'obiettivo è quello che [[Chomsky]] definisce come la "'''fabbrica del consenso'''", ossia un sistema di propaganda estremamente efficace per il controllo e la manipolazione dell'opinione pubblica: l'industria delle pubbliche relazioni cura le campagne elettorali, i social, il bombardamento e la manipolazione di informazioni, fabbricano consumatori della politica che compiranno azioni irrazionali e contro i loro stessi interessi, facendo gli interessi delle classi dominanti (''Manufacturing consent: the political economy of the mass media'' [[1988]], ''Understanding power: the indispensabile'' [[2002]], ''Le dieci leggi del potere'' [[2017]]).


== La libertà di stampa in Italia ==
== La libertà di stampa in Italia ==
La '''libertà di stampa in Italia''' nasce progressivamente con la caduta del regime [[fascista]] di Benito Mussolini, verso la fine della dittatura del maresciallo Pietro Badoglio, nella primavera del [[1943]], e si diffonde per tutta l'[[Italia]] nei territori liberati durante la fine della seconda guerra mondiale. La libertà di stampa non esisteva affatto nelle zone controllate dai miliziani della Repubblica di Salò.
{{approff|Censura fascista}}
[[Image:UN1.jpg|thumb|250px|Prima pagina del primo numero di ''[[Umanità Nova]]'' del [[26 febbraio|26]]-[[27 febbraio]] [[1920]]. La violenza squadrista costrinse alla chiusura del giornale nel dicembre del [[1922]].]]
La '''libertà di stampa in Italia''' nasce progressivamente con la caduta del regime [[fascista]] di Benito Mussolini, verso la fine della dittatura del maresciallo Pietro Badoglio, nella primavera del [[1943]], e si diffonde per tutta l'[[Italia]] nei territori liberati durante la fine della Seconda guerra mondiale. La libertà di stampa non esisteva affatto nelle zone controllate dai miliziani della Repubblica di Salò.


Con la liberazione di Roma nel [[1944]] da parte delle truppe angloamericane, esplodono una serie di fermenti politici che covavano sotto la cenere imposta dalla [[censura fascista]], ed ogni idea politica si esprime sotto forma di giornali stampati in fogli ciclostilati che vengono distribuiti o passati di mano in mano per le città e le campagne.
Con la liberazione di Roma nel [[1944]] da parte delle truppe angloamericane, esplodono una serie di fermenti politici che covavano sotto la cenere imposta dalla [[censura fascista]], ed ogni idea politica si esprime sotto forma di giornali stampati in fogli ciclostilati che vengono distribuiti o passati di mano in mano per le città e le campagne.
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=== La legge sulla stampa ===
=== La legge sulla stampa ===
La legge n. 47 del 1948 (legge sulla stampa) dispone tutta una serie di obblighi tesi, in definitiva, al '''controllo della stampa da parte dello [[Stato]]'''. Tra questi, risultano particolarmente indicativi i segueni:  
La legge n. 47 del 1948 (legge sulla stampa, applicabile anche ai '''giornali online''', poiché è assimilati ai '''giornali cartacei tradizionali''') dispone tutta una serie di obblighi tesi, in definitiva, al '''controllo della stampa da parte dello [[Stato]]'''. Tra questi, risultano particolarmente significativi i seguenti:  
* «Ogni stampato deve indicare il luogo e l'anno della pubblicazione, nonché il nome e il domicilio dello stampatore e, se esiste, dell'editore».
* «Ogni stampato deve indicare il luogo e l'anno della pubblicazione, nonché il nome e il domicilio dello stampatore e, se esiste, dell'editore» ('''l'anonimato non è consentito, ogni opinione deve avere un volto e un indirizzo''').
* «Ogni giornale o altro periodico deve avere un direttore responsabile».
* «Ogni giornale o altro periodico deve avere un direttore responsabile» ('''occorre una persona determinata cui addossare eventuali responsbilità, ma se la persona in questione è al servizio di partiti e/o multinazionali, non correrà rischi perché avrà dato un certo indirizzo politico-economico al giornale e riceverà adeguata protezione''').
* «Per poter pubblicare un giornale o altro periodico, il proprietario, se cittadino italiano residente in Italia, deve possedere gli altri requisiti per l'iscrizione nelle liste elettorali politiche».
* «Per poter pubblicare un giornale o altro periodico, il proprietario, se cittadino italiano residente in Italia, deve possedere gli altri requisiti per l'iscrizione nelle liste elettorali politiche» ('''se non si ha diritto di voto, non si ha diritto ad aprire un giornale''').
* Repressione della '''stampa non autorizzata e controllata''', definita '''stampa clandestina''':  
* '''Repressione della stampa non autorizzata e non controllata''', definita '''stampa clandestina''':  
::«Nessun giornale o periodico può essere pubblicato se non sia stato registrato presso la cancelleria del tribunale, nella cui circoscrizione la pubblicazione deve effettuarsi. Chiunque intraprenda la pubblicazione di un giornale o altro periodico senza che sia stata eseguita la registrazione prescritta dall'art. 5, è punito con la reclusione fino a due anni o con la multa fino a lire 500.000. La stessa pena si applica a chiunque pubblica uno stampato non periodico, dal quale non risulti il nome dell'editore né quello dello stampatore o nel quale questi siano indicati in modo non conforme al vero».
::«Nessun giornale o periodico può essere pubblicato se non sia stato registrato presso la cancelleria del tribunale, nella cui circoscrizione la pubblicazione deve effettuarsi. Chiunque intraprenda la pubblicazione di un giornale o altro periodico senza che sia stata eseguita la registrazione prescritta dall'art. 5, è punito con la reclusione fino a due anni o con la multa fino a lire 500.000. La stessa pena si applica a chiunque pubblica uno stampato non periodico, dal quale non risulti il nome dell'editore né quello dello stampatore o nel quale questi siano indicati in modo non conforme al vero».
==== Stampa online ====
Per un giornale online si applica la normativa sulla stampa, poiché è assimilabile al giornale cartaceo tradizionale. Deve quindi avere una sua testata identificativa (ossia il nome del giornale) e deve essere registrato presso il tribunale dove ha sede la redazione. Inoltre, deve avere un editore registrato presso il ROC (Registro degli Operatori di Comunicazione).


== Note ==
== Note ==
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* [[Censura fascista]]
* [[Censura fascista]]
* [[Media]]
* [[Media]]
* [[Controinformazione]]
== Collegamenti esterni ==
*[http://bibliotecaborghi.org/wp/wp-content/uploads/2015/12/Schirone_giornali_resistenza.pdf La stampa anarchica clandestina nella resistenza (1943-1945)], a cura di Franco Schirone


[[Categoria:Libertà]]
[[Categoria:Libertà]]

Versione attuale delle 21:15, 10 nov 2020

La libertà di stampa è un diritto che ogni Stato di diritto generalmente dichiara di garantire sia agli organi d'informazione (giornali, radio, televisioni, provider Internet) sia ai cittadini ed alle loro associazioni, per assicurare l'esistenza di una "stampa libera" e della cosiddetta libertà di parola.

Una finta libertà

Una foto che ritrae una gaia famiglia Agnelli, proprietaria di la Repubblica, l'Espresso, La Stampa, Il Secolo XIX, giornali locali e radio. [1]

La libertà di stampa è un diritto che lo Stato sostiene di garantire alle persone perché possano esprimere tramite i loro scritti o in qualsiasi altro modo le proprie opinioni o la propria creatività.

L'origine normativa di questa libertà può trovarsi nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo (approvata il 10 dicembre 1948 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite), che afferma (art. 19):

«Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere».

Poiché la libertà in oggetto, anche negli Stati cosidetti democratici e per quanto costituzionalmente garantita, viene poi di fatto limitata (se non stritolata) non solo per via burocratica e legislativa, ma anche politica ed economica, alcune organizzazioni non governative applicano dei criteri non meramente giuridici per giudicare il livello della libertà di stampa nel mondo. Ad esempio, Reporters Sans Frontieres considera anche il numero di giornalisti uccisi, espulsi o molestati in qualche modo, l'esistenza di un monopolio di Stato nella TV e nella radio, nonché la possibile esistenza di casi di censura ed auto-censura nei media, per giungere ad una valutazione dell'indipendenza complessiva dei media nei vari paesi e delle difficoltà che i giornalisti possono affrontare (nel 2016, su un totale di 180 paesi, l'Italia si trovava al 77° posto, fanalino di coda dell'UE, seguita soltanto da Cipro, Grecia e Bulgaria [2]). Allo stesso modo, la Freedom House studia l'ambiente politico ed economico generale di ogni nazione per aiutare a determinare se esistono rapporti di dipendenza tra i giornalisti ed i potentati economici che limitino in pratica il livello di quella libertà di stampa tanto apprezzata dalle costituzioni.

Dunque, il concetto di libertà di stampa è strettamente legato al quello di indipendenza della stampa: senza indipendenza non c'è libertà.

I media come il "quarto Stato" del governo

Nuvola apps xmag.png Per approfondire, vedi Media.

La nozione della stampa come la quarta branca del governo viene a volte utilizzata per confrontare i media con i tre rami del governo democratico accuratamente teorizzati da Montesquieu, in particolare una aggiunta ai rami legislativo, esecutivo e giudiziario. Si cita spesso Edmund Burke, che avrebbe detto: «Tre Stati nel Parlamento; ma laggiù nella galleria dei giornalisti, risiede un quarto Stato molto più importante rispetto a tutti gli altri».

La denuncia sociale di Noam Chomsky

Noam Chomsky ha duramente denunciato la strumentalizzazione della totalità dei mezzi d'informazione statunitensi da parte delle potenti lobby economiche esistenti in USA, ma detta strumentalizzazione è presente anche nel resto del mondo.

Grazie ad un minuzioso lavoro di studio e interpretazione di una immensa mole di ogni tipo di documenti, Chomsky è riuscito a smascherare numerosi casi di utilizzo fraudolento delle informazioni, nonché ad evidenziare la piattezza conformistica dei media.

Il meccanismo attraverso cui si attua questo livellamento è costituito dalla "fissazione delle priorità": esiste un certo numero di mezzi di informazione che determinano una sorta di struttura prioritaria delle notizie, alla quale i media minori devono più o meno adattarsi a causa della scarsità delle risorse a disposizione. Le fonti primarie che fissano le priorità sono grandi società commerciali a redditività molto alta, nella grande maggioranza collegate a gruppi economici ancora più grandi. L'obiettivo è quello che Chomsky definisce come la "fabbrica del consenso", ossia un sistema di propaganda estremamente efficace per il controllo e la manipolazione dell'opinione pubblica: l'industria delle pubbliche relazioni cura le campagne elettorali, i social, il bombardamento e la manipolazione di informazioni, fabbricano consumatori della politica che compiranno azioni irrazionali e contro i loro stessi interessi, facendo gli interessi delle classi dominanti (Manufacturing consent: the political economy of the mass media 1988, Understanding power: the indispensabile 2002, Le dieci leggi del potere 2017).

La libertà di stampa in Italia

Nuvola apps xmag.png Per approfondire, vedi Censura fascista.
Prima pagina del primo numero di Umanità Nova del 26-27 febbraio 1920. La violenza squadrista costrinse alla chiusura del giornale nel dicembre del 1922.

La libertà di stampa in Italia nasce progressivamente con la caduta del regime fascista di Benito Mussolini, verso la fine della dittatura del maresciallo Pietro Badoglio, nella primavera del 1943, e si diffonde per tutta l'Italia nei territori liberati durante la fine della Seconda guerra mondiale. La libertà di stampa non esisteva affatto nelle zone controllate dai miliziani della Repubblica di Salò.

Con la liberazione di Roma nel 1944 da parte delle truppe angloamericane, esplodono una serie di fermenti politici che covavano sotto la cenere imposta dalla censura fascista, ed ogni idea politica si esprime sotto forma di giornali stampati in fogli ciclostilati che vengono distribuiti o passati di mano in mano per le città e le campagne.

La "libertà di stampa" sancita dal art. 21 della Costituzione italiana

La Costituzione italiana nasce nel 1947, in un periodo di aperta dialettica e scontro tra gli schieramenti di destra e di sinistra, con la chiesa cattolica che esercita pressioni per salvaguardare la morale ed il buon costume, e residui delle forze di estrema destra che vogliono garantire l'accesso ai mezzi d'informazione anche alle minoranze più risicate.

L'articolo 21 della Costituzione italiana si trova nella Parte I, che regola i "Diritti e Doveri dei Cittadini", al Titolo I, sotto la voce "Rapporti Civili":

«Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
Si può procedere a sequestro soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria nel caso di delitti, per i quali la legge sulla stampa espressamente lo autorizzi, o nel caso di violazione delle norme che la legge stessa prescriva per l'indicazione dei responsabili.
In tali casi, quando vi sia assoluta urgenza e non sia possibile il tempestivo intervento dell'autorità giudiziaria, il sequestro della stampa periodica può essere eseguito da ufficiali di polizia giudiziaria, che devono immediatamente, e non mai oltre ventiquattro ore, fare denunzia all'autorità giudiziaria. Se questa non lo convalida nelle ventiquattro ore successive, il sequestro s'intende revocato e privo di ogni effetto.
La legge può stabilire, con norme di carattere generale, che siano resi noti i mezzi di finanziamento della stampa periodica.
Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni».

Motivazioni dei costituenti

Il particolare momento in cui ha operato la Costituente, all'uscita da un ventennio in cui la libertà era stata postposta, ha spinto una larga maggioranza dei costituenti, con ampia intesa tra forze progressiste e moderate, ad individuare nella libertà di stampa uno dei cardini del nuovo Stato democratico. Le uniche riserve sono state quelle di un controllo delle manifestazioni contrarie al buon costume.

La tendenza, però, prevalente è stata quella di considerare l'espressione in senso stretto come libertà di produrre, senza censura preventiva, solo testi a stampa.

La legge sulla stampa

La legge n. 47 del 1948 (legge sulla stampa, applicabile anche ai giornali online, poiché è assimilati ai giornali cartacei tradizionali) dispone tutta una serie di obblighi tesi, in definitiva, al controllo della stampa da parte dello Stato. Tra questi, risultano particolarmente significativi i seguenti:

  • «Ogni stampato deve indicare il luogo e l'anno della pubblicazione, nonché il nome e il domicilio dello stampatore e, se esiste, dell'editore» (l'anonimato non è consentito, ogni opinione deve avere un volto e un indirizzo).
  • «Ogni giornale o altro periodico deve avere un direttore responsabile» (occorre una persona determinata cui addossare eventuali responsbilità, ma se la persona in questione è al servizio di partiti e/o multinazionali, non correrà rischi perché avrà dato un certo indirizzo politico-economico al giornale e riceverà adeguata protezione).
  • «Per poter pubblicare un giornale o altro periodico, il proprietario, se cittadino italiano residente in Italia, deve possedere gli altri requisiti per l'iscrizione nelle liste elettorali politiche» (se non si ha diritto di voto, non si ha diritto ad aprire un giornale).
  • Repressione della stampa non autorizzata e non controllata, definita stampa clandestina:
«Nessun giornale o periodico può essere pubblicato se non sia stato registrato presso la cancelleria del tribunale, nella cui circoscrizione la pubblicazione deve effettuarsi. Chiunque intraprenda la pubblicazione di un giornale o altro periodico senza che sia stata eseguita la registrazione prescritta dall'art. 5, è punito con la reclusione fino a due anni o con la multa fino a lire 500.000. La stessa pena si applica a chiunque pubblica uno stampato non periodico, dal quale non risulti il nome dell'editore né quello dello stampatore o nel quale questi siano indicati in modo non conforme al vero».

Note

Voci correlate

Collegamenti esterni