Leda Rafanelli

Da Anarcopedia.
Versione del 6 lug 2020 alle 12:20 di K2 (discussione | contributi) (Sostituzione testo - "Giuseppe Monanni" con "Giuseppe Monnanni")
Jump to navigation Jump to search
Leda Rafanelli
La "Zingara anarchica"

Leda Rafanelli (Pistoia, 4 luglio 1880 - Genova, 13 settembre 1971) è stata un'anarchica italiana, scrittrice, artista ed esponente dei futuristi di sinistra sopranominata la "Zingara anarchica".

Biografia

Leda Rafanelli nasce il 4 luglio 1880 a Pistoia, città dalla forte tradizione libertaria, da madre e padre originari di Livorno, anch'essa città storicamente considerata una "patria" dell'anarchia. Leda già da bambina mostra una grande facilità di scrittura, al punto tale che una sua poesia, Gomene, trova spazio sull'organo ufficiale di stampa del partito socialista di Filippo Turati.


Il periodo di Alessandria d'Egitto e la conversione all'Islam

Leda nel 1912

Nel 1903, con i genitori, si trasferisce ad Alessandria d'Egitto, dove la giovanissima Leda entra in contatto col gruppo anarchico della Baracca Rossa [1], frequentato anche da Giuseppe Ungaretti [2] ed Enrico Pea [3]. Leda in questa fase collabora anche con il periodico egiziano «Il Domani».

Riguardo al suo rapporto con l'Egitto scriverà in seguito: «Fin da bambina ho sempre detto, con ferma convinzione, che ero nata millenaria. Tutti i miei personali ricordi, i sogni, le aspirazioni, i desideri erano basati, sistemati, orientati verso l'antico Egitto, mia patria d'elezione» [4], aggiungendo inoltre che :«Nessuno, che non sia un bruto, può sfuggire alla malia del deserto, al fascino delle oasi... Chi ha vissuto qualche anno fra gli arabi ne sentirà l'influenza per sempre» [5].

L'ultimo periodo di Leda in Egitto coincide con la sua conversione al sufismo [6], corrente dell'Islam nella quale il rituale estetico della danza riveste una grande importanza, esempio ancora attuale e assai conosciuto sono i dervisci danzanti [7]. La conversione all'Islam (seppur ad un'ala particolare dell'Islam, che per esempio "predica" la parità tra i sessi e a cui si avvicinò anche il pittore anarchico francese Jossot, Hakim Bey, ecc.) è vissuta da Leda come ribellione al mondo occidentale che vuole non solo esser egemonico dal punto di vista politico e militare ma anche culturale. Infatti, quando rientrò in Italia con il marito, l'anarchico Ugo Polli, conosciuto proprio in Egitto, pubblicherà un articolo in «La Libertà» [8], in cui metterà a confronto lo stile di vita cristiano-occidentale con quello islamico.

L'attività antimilitarista alla vigilia della prima guerra mondiale

Dopo essere entrata nell'ottica dell'anarco-individualismo, Leda mostra affinità verso il socialismo libertario, allontanandosi dall'individualismo di stampo violento e dalle errate interpretazioni del pensiero di Max Stirner che condussero, secondo lei, molti anarchici verso posizioni asociali e di stampo borghese. Non a caso, durante la Prima Guerra Mondiale molti anarco-individualisti appoggeranno l'intervento a fianco dell'Intesa.

Rientrata in Italia, Leda è molto vicina ideologicamente all'amico Pietro Gori ed è stimata da Armando Borghi per la sua linea politica libertaria, a tal punto che le chiede di scrivere la prefazione [9] del suo libro Il nostro e l'altrui individualismo. Riflessioni storico-critiche su l'anarchia, stampato nella Tipografia Servadei nel 1907. Leda ed Ugo, sostenuti da Olimpio Ballerini [10], marito della nota anarchica fiorentina Teresa Fabbrini, fondano anche la Casa Editrice Rafanelli-Polli. Frequenta gli scrittori italiani più conosciuti dell'epoca (Papini, Prezzolini, Palazzechi) e i rappresentanti del futurismo (Russolo, Boccioni, Marinetti), che poi la portano a legarsi sentimentalmente a Carlo Carrà, con il quale vive un rapporto breve ma intenso e che avvicinerà temporaneamente Carrà all'anarchismo [11].

«Djali signor mio», manoscritto di Leda (1912-1913)

Nel 1907 fonda insieme a Giuseppe Monnanni la rivista individualista d'idee e d'arte Vir, vicina alle posizioni anarco-futuriste e il cui primo editoriale è redatto da Oberdan Gigli. Sempre con il solito compagno, Giuseppe Monnanni, fonderà anche «La Sciarpa Nera». Nel 1910, da una relazione con l'editore anarchico Giuseppe Monnanni conosciuto nel 1907, nasce il figlio Marsilio. In questo periodo pubblica anche alcuni romanzi e saggi: Bozzetti sociali, Seme nuovo, Verso la Siberia, Scene della rivoluzione russa.

Con gli anarchici Ettore Molinari [12] e Nella Giacomelli [13] entra a far parte del comitato di redazione della «La Protesta Umana» (1906-1909) e collabora a svariate pubblicazioni libertarie come «Il Pensiero», di Pietro Gori e Luigi Fabbri, poi anche «Il Libertario», «Il Grido della folla», «Volontà», «La Blouse» (1906-1910), «La Donna Libertaria» (Parma, 1912-1913), ecc.

Gli stessi Molinari e Giacomelli sostengono e spingono Leda a fondare nel 1910 la Società Editrice Sociale, forse la più importante casa editrice Libertaria italiana, grazie alla quale Leda pubblicherà le riviste «La Rivolta» (1910) e «La Libertà» (fra il 1913 ed 1914). Più avanti si impegna nella costituzione di una nuova casa editrice libertaria, la «Casa Editrice Monnanni».

Leda entra in contrasto con i firmatari del Manifesto dei Sedici (1915), tra cui lo stesso Kropotkin, che, seppur per breve tempo, appoggiarono l'"Intesa" con l'intenzione di trasformare la guerra mondiale in rivoluzione sociale [14] [15]. Leda, coerentemente con le sue posizioni pacifiste, si attiva nella penisola per propagare l'antimilitarismo, poiché lei crede che le tendenze anarco-individualiste più genuine sono in antitesi ai dettami democratico-borghesi su cui invece si basano i guerrafondai.

Il "rapporto" con Mussolini

È questo il periodo in cui Mussolini, al momento socialista, sottopone Leda ad un serrato corteggiamento [16]. Il rapporto, che è stato soprattutto epistolare, è poi trasformato da Leda stessa in un libro intitolato Una donna e Mussolini: la corrispondenza amorosa, costituito da quaranta lettere inviate alla Rafanelli dal futuro dittatore fascista. Secondo Alessandra Pierotti, nipote di Leda, fu un corteggiamento che non ottenne risultati concreti: «Perché Mussolini le parlò della sua "domestica tribù" dicendo che doveva portarli al mare. E fra tante idee "peregrine" di Leda c'era, fondamentalmente, questa: mai rovinare una famiglia».

Occorre ricordare che nel periodo preso in considerazione (1913-1914), Mussolini era un noto socialista rivoluzionario ed aveva partecipato alla settimana rossa appoggiando l'insurrezione con comizi ed articoli [17]. Lo stesso Lenin si era espresso benignamente verso Mussolini, allora direttore dell'«Avanti!», ipotizzando per lui il ruolo di un futuro dirigente della rivoluzione. Se Leda negò sempre di esser stata amante di Mussolini, quest'ultimo invece se ne vantava, poiché d'altronde mai avrebbe potuto ammettere di esser stato rifiutato da una donna, visto che parte della sua immagine nazional popolare si fondava sulle sue "indiscusse ed indiscutibili" capacità di "maratoneta instancabile" nei rapporti con le "femmine" [18].

Durante e dopo il regime fascista

Leda Rafanelli nel 1921 pubblica Incantamento, ma già nel 1922 il fascismo è in piena ascesa e utilizza gli strumenti "legali" in suo possesso per reprimere ogni forma di pubblicazione che si oppone al regime. Contestualmente, per quanto riguarda la vicenda di Leda, proprio nel 1922 il regime chiude la «Società Editrice Sociale» [19]. La «Casa Editrice Monanni» sarà invece soppressa dal regime "solo" nel 1933. Del 1922 sono ancora i lavori di Leda dal titolo Donne e femmine e L'oasi. Questa ultima opera, che è una fiera denuncia contro il colonialismo, è di particolare importanza perché viene pubblicata sotto falso nome durante la repressione fascista ai danni della Resistenza libica, in cui parte focale avevano i seguaci del sufismo dell'ordine musulmano della Senussiya [20].

Gino Cerrito [21] in L'antimilitarismo anarchico in Italia nel primo ventennio del secolo, critica la maniera in cui Leda viveva il suo "essere anarchica", non condividendo la sua fede sufista o asserti del genere: «l'anarchico dovrebbe essere un individuo superiore per natura da cui si evince che nessuna educazione può cambiare il sentimento intimo che dà la personalità all'individuo» [22], quindi almeno in parte in contrasto con le tesi del grande pedagogo anarchico Francisco Ferrer y Guardia.

Se però si legge l'Elogio funebre per Dante Carnesecchi, anarchico trucidato a tradimento dai carabinieri, ci si rende conto che nel movimento anarchico legato all'anarco-futurismo erano abbastanza normali i richiami all'anarchico quale "persona superiore", in linea col pensiero futurista di Mario Carli, per cui la nota di Leda Rafanelli non dovrebbe stupire più di tanto.

Elogio funebre di Auro d'Arcola, pubblicato in L'Adunata dei Refrattari, "I nostri caduti: Dante Carnesecchi":
«... Gran parte delle sue gesta rimarranno per sempre ignorate, poiché, solo a compierle, ne portò il segreto alla tomba nessuno poteva esercitare un qualsiasi ascendente su di lui. Refrattario ad ogni influenza esteriore, egli era all'altezza delle sue azioni, che mandava in piena consapevolezza ad effetto, fidando solo sulle sue forze. Ogni progetto, riduceva alle proporzioni di un operazione aritmetica, accomunando ad un estrema audacia un'estrema prudenza, una piena sicurezza in sé, ed una risolutezza tacita quanto irriducibile. Nello sport quotidiano allenava il corpo alla resistenza, all'agilità, all'acrobazia, alla velocità, e il polso alla fermezza; nella temperanza scrupolosa conservava la pienezza del suo vigore fisico e della sua lucidità mentale; nella musica ricercava le intime sensazioni per ricrearsi liberamente lo spirito. Perciò egli era boxeur, lottatore, ciclista, automobilista, corridore, acrobata, tiratore impareggiabile...» [23] [24].

In altri scritti Leda sostiene di esere in grado di leggere la mano [25]. Fermo restando queste indiscutibili critiche, occorre comunque rimarcare che Leda fu fedele al pensiero anarchico internazionalista ed eguaglitario: come facesse a far convivere entro di sé l'anarchismo, il sufismo e alcune credenze popolari è però una questione sua personale e non politica. Richiamandoci proprio a questo carattere mistico presente in Leda, ella quando si trova a dover fronteggiare enormi difficoltà economiche prende ad esercitare il mestiere di chiromante tra Milano e Genova. Nel contempo scrive ancora Nada, La signora mia nonna, Le memorie di una chiromante, romanzi che parzialmente si rifanno all'atmosfera orientale della sua gioventù. Le memorie di una chiromante, ovviamente hanno carattere autobiografico con esplicito riferimento allo strano mestiere che le forniva i quattrini per vivere. Verso la fine della sua vita, Leda dà lezioni di arabo e collabora ad «Umanità Nova». Finita la convivenza con Monanni, a cui segue la morte del figlio, Leda muore a Genova il 13 settembre 1971.

È da rimarcare che durante il fascismo Leda si nasconde, ma in seguito, a fascismo caduto, viene trovata tra la sua documentazione una nota scritta di suo pugno sulla prima pagina del suo opuscolo, Abbasso la guerra! (1915): «Opuscolo letto e approvato, in tutto, dal mio amico d'allora BM che divenne poi guerrista e poi fascista, capo del governo per 25 anni e poi ucciso dai gloriosi partigiani» [26]. Questa breve nota dimostra la considerazione che aveva del "duce", ed inoltre, nonostante la vita complicatissima da lei vissuta, anche a causa del suo carattere particolare, antifascista era ed antifascista rimase sino alla sua morte.

Note

  1. Alla Baracca Rossa non si facevano solo discorsi teorici, ma si agiva anche nella pratica, come quando alcuni marinai russi, fermi nel porto di Alessandria, disertarono. Fatti prigionieri, furono rinchiusi in alcuni vagoni ferroviari per essere riportati alle navi, che poi sarebbero ritornate in patria. A questo punto gli anarchici della Baracca Rossa, tra cui Ungaretti, si stesero sui binari per non far passare il treno.
  2. Giuseppe Ungaretti diverrà interventista e fascista nel proseguo, anche se in una maniera molto singolare. Si veda: biografia Giuseppe Ungaretti, Ungaretti e il fascismo
  3. Delle vicende della Baracca Rossa ne parla anche Maurizio Maggiani in Il coraggio del pettirosso. Si veda inoltre: Anteprima del libro(1995)
  4. da Memorie di una chiromante
  5. da L'oasi
  6. Sufismo
  7. La danza dei dervisci giranti
  8. La Libertà , 5 maggio 1914
  9. Dalla prefazione: «Il Borghi, affrontando la questione vitale dimostrando la degenerazione della concezione anarchista nella corrente organizzatrice e la esagerazione dell'egoismo stirneriano, porta la sua opinione leale alla luce [...] mi sembra già di sentire l'aspra critica dei compagni di estrema nemici acerrimi di tutto ciò che ha l'apparenza di stare tra la destra e la sinistra senza battere una via propria. Ma dal momento che la via da noi seguita ci sembra la via più dritta, logico è per noi lasciare la tortuosità di una organizzazione di partito che fa ai pugni con l'indole essenziale indipendente dei singoli anarchici, come pure di fuggire le esagerazioni delle teorie del forte pensatore Stirner, le quali teorie, mentre possono avere un gran valore come potenzialità intellettuale e originale di un individuo, adattate alle lotte sociali e battezzate per la più pura concezione dell'anarchismo verrebbero ad essere una nuova tirannia e una nuova imposizione esercitata dall'individuo forte a danno dell'individuo debole, istituendo una nuova legge, non sancita dai codici, ma imposta dalla volontà individuale di chi non vuole conoscere confini alla propria libertà».
  10. Riferimento a Ballerini
  11. Al rapporto fra i due futuristi di sinistra è dedicato il libro di Alberto Ciampi (grande esperto di anarco futurismo) Leda Rafanelli, Carlo Carrà: un romanzo, arte e politica in un incontro
  12. Ettore Molinari è stato uno scienziato anarchico a cui è stato intitolato l'omonimo istituto tecnico industriale di Milano, dopo la Liberazione. Antecedentemente l'istituto era intitolato ad Italo Balbo
  13. Nella Giacomelli, anarchica e collaboratrice di Ettore Molinari
  14. da "Le monde diplomatique"
  15. «La Libertà», numero 12 del 1° Marzo 1915
  16. Articolo sul rapporto Mussolini-Rafanelli di Felice Accame
  17. Mussolini e la Settimana Rossa
  18. [hhttp://www.arivista.org/?nr=272&pag=48.htm Lettera dal titolo Leda, mia nonna]
  19. Il sito francese Anarcoefemèrides del 4 de juliol sostiene invece che la chiusura avenne il 7 febbraio 1923 e che questa portò anche all'arresto, per un breve periodo, di Leda, Carlo Molaschi, Fioravante Meniconi ecc.
  20. Documento su Leda Rafanelli
  21. Cerrito, docente universitario studioso del movimento anarchico, già consigliere dell'Istituto storico delal resistenza in Toscana, autore di numerosi libri sul movimento operaio anarchico e socialista
  22. "Rivolta", Milano 30 aprile 1910, Pag. 13, vedere nota 23. Il trafiletto e di Leda Rafanelli, Educazione e sentimenti
  23. Si noti lo stile che si rifà ai dettami di Mario Carli, uno dei fondatori del futurismo
  24. Dante Carnesecchi, Una leggenda anarchica
  25. Per Leda Rafanelli di Fellice Accame
  26. da "socialismolibertario.it"

Opere

Le opere di Leda Rafanelli sono state in parte raccolte da Aurelio Chessa [1], considerato la memoria storica dell'anarchismo italiano, presso l'Archivio Famiglia Berneri, oggi intitolato “Berneri-Chessa” e diretto attualmente a Reggio Emilia dalla figlia di Aurelio, Fiamma Chessa. Recentemente sono stati acquisiti tutti i lavori ancora reperibili di Leda Rafanelli, con opere anche inedite, ed è stato costituito il Fondo Leda Rafanelli.

Opere di Leda Rafanelli

  • Una donna e Mussolini: la corrispondenza amorosa, Rizzoli, 1975
  • L'eroe della folla, Casa Editrice sociale, 1925
  • La caserma... scuola della nazione
  • Alle madri italiane, Nerbini
  • Lavoratori, 1959
  • Bozzetti sociali, Casa editrice sociale, 1921
  • La "castità " clericale, Società Ed. Milanese
  • Valida braccia: opusculo di propaganda contro la costruzione di nuove carceri, Rafanelli-Polli, 1907
  • Per l'idea nostra. Raccolta di articoli e bozzetti di propaganda, Rafanelli-Polli
  • Amando e combattendo. Racconto sociale, Serantoni, 1906
  • Società presente e società avvenire, Libr. editrice Rafanelli-Polli, 1907
  • La corona e la blouse: confronto sociale Biblioteca della rivista di letteratura operaia, "La blouse"
  • Seme nuovo. Romanzo, Società editoriale milanese, 1912
  • La bastarda del principe. Madre coronata e madre plebea, Nerbini, 1904
  • Contro la scuola, Tip. Polli, 1907
  • La scuola borghese, Libreria editrice sociale
  • Un'anarchica femminista e rivoluzionaria eccezionale, Archivio Famiglia Berneri, 1995
  • Una tragedia, Rafanelli-Polli
  • Bozzetti sociali
  • Verso la Siberia
  • Scene della rivoluzione russa
  • Incantamento
  • La signora mia nonna
  • Donne e femmine
  • L'oasi
  • Nada
  • Le memorie di una chiromante

Opere su Leda Rafanelli

  • Giorgio Pini, Mussolini, l'uomo e l'opera, Duilio Susmel, La Fenice, 1953
  • C. Cusin, Anarchia e romanziera: Leda Rafanelli, Archivio Famiglia Camillo Berneri, 1995
  • Emilio Gentile, Il mito dello Stato nuovo dall'antigiolittismo al fascismo, Laterza, 1982
  • Alberto Ciampi, Futuristi e anarchici: quali rapporti?, 1999
  • Emilio Gentile, Mussolini e La Voce, G. C. Sansoni, 1976
  • Paolo Monelli, Mussolini: piccolo borghese, Garzanti, 1965
  • Alberto Ciampi, Leda Rafanelli - Carlo Carrà: un romanzo: arte e politica in un incontro, Centro Internazionale della Grafica, 2005
  • Giuseppe Galzerano, Gaetano Bresci: la vita, l'attentato, il processo e la morte del regicida, Galzerano, 1988
  • Guido Bonsaver, Censorship and Literature in Fascist Italy, University of Toronto Press, 2007
  • Peter Neville, Mussolini, Hoepli, 2004
  • Valentina De Giorgi, Mussolini. Glorie e disonori del primo Novecento italiano, Alpha Test, 2004
  • Renzo De Felice, Mussolini, Einaudi
  • Cesare Bermani, Il bambino è servito: leggende metropolitane in Italia, Hoepli, 1991
  • Giuseppe Tricoli, Benito Mussolini: l'uomo, il rivoluzionario, lo statista e la sua formazione, La Navicella, 1996
  • Mario Celli, Le metamorfosi di Mussolini: l'uomo più discusso di questo secolo, Domenico Olivieri, Grafica Artigiana, 1995
  • Brunello Vigezzi, L'Italia di fronte alla prima guerra mondiale, R. Ricciardi, 1966
  • Renzo De Felice, George Lachmann Mosse, Futurismo, cultura e politica, Fondazione Giovanni Agnelli, 1988
  • Walter Binni, La Rassegna della letteratura italiana, Le lettere, 1993
  • Istituto di Studi Storico-Politici (Firenze), Il Pensiero politico, L.S. Olschki, 1968
  • Marino Parenti, Rarità bibliografiche dell'Ottocento: Materiali e pretesti per una storia, Sansoni, 1953
  • Robert Michels, La sociologia del partito politico nella democrazia moderna, Il Mulino, 1966
  • Enzo Santarelli, Il socialismo anarchico in Italia, Feltrinelli, 1973
  • Aurelio Lepre, Mussolini l'italiano: il Duce nel mito e nella realtà , A. Mondadori, 1995
  • Simonetta Falasca Zamponi, Lo spettacolo del fascismo, Hoepli, 2003
  • Umberto Carpi, L'estrema avanguardia del Novecento, Editori Riuniti, 1985
  • Nicola Capitini, Liberali, socialisti e Camera del lavoro a Firenze nell'età giolittiana, Maccabruni Olschki, 1990
  • Pier Carlo Masini [2], Storia degli anarchici italiani nell'epoca degli attentati, Rizzoli, 1981
  • Pier Carlo Masini, Mussolini: la maschera del dittatore, Biblioteca Franco Serantini, 1999
  • Luigi Ambrosoli, I periodici operai e socialisti di Varese dal 1860 al 1926, SugarCo
  • Un Trentennio di attività anarchica (1914-1945), Anarchism Collection (Library of Congress), 1975, "Paul Avrich Collection" (Library of Congress), Edizioni "L'Antistato", 1953
  • Rinaldina Russell, Italian Women Writers: A Bio-Bibliographical Sourcebook, Greenwood Press
  • Arnaldo Nesti, Gesù socialista: una tradizione popolare italiana, 1880-1920, Claudiana, 1974
  • Laura Alfonso, Edgar Rodrigues, Dizionario autori: italiani contemporanei, G. Miano, 1996
  • Andrea Chersi, Lavoratori italiani in Brasile: un secolo di storia sociale dell'altra, Galzerano, 1985
  • Günter Berghaus, Futurism and Politics: Between Anarchist Rebellion and Fascist Reaction 1909-1944, Berghahn Books, 1996
Note bibliografiche
  1. Archivio Famiglia Berneri-Chessa
  2. Masini, nato nel 1923, negli anni '30 si avvicina all'antifascismo frequentando le associazioni studentesche fiorentine che fan riferimento a Tristano Codignola. Teorico del liberalsocialismo, partecipa alla rivista "Argomenti"; arrestato, è condannato a tre anni di confino nel 1942, poi si avvicina in seguito al PCI ma è contrario alla linea opportunistica di Togliatti. Nel 1945, conosciuto Alfonso Failla a Livorno, si avvicina al pensiero anarchico e partecipa alla ristrutturazione della FAI ed alle difficili scelte e scissioni in seno alla stessa, che portano, fra l'altro, alla nascita dei Gruppi Anarchici di Azione Proletaria. Si può ritenere fra i dirigenti anarchici di maggior spicco, anche per il tempo dedicato alla stesura di parti della storia dell'anarchia, sempre con notevole competenza ed acutezza di analisi. Si veda inoltre: Biografia redatta dall'ANPI

Collegamenti esterni

Galleria fotografica