La Columna de Hierro

Da Anarcopedia.
Jump to navigation Jump to search
La versione stampabile non è più supportata e potrebbe contenere errori di resa. Aggiorna i preferiti del tuo browser e usa semmai la funzione ordinaria di stampa del tuo browser.
Manifesto

La Columna de Hierro, ovvero Colonna di Ferro, è stata dal punto di vista militare una delle più efficaci colonne anarchiche impegnate nella rivoluzione di Spagna. Fu l'ultima ad accettare la militarizzazione delle milizie voluta dal Fronte Popolare, un decreto che di fatto fu l'inizio della controrivoluzione in Spagna.

I miliziani venivano da Valencia, Sagunto, Alcoy, Segorbe ed altri paesi e città dei dintorni di Valencia. Parteciparono alle battaglie nel Fronte di Teruel. Aveva circa 3.000 combattenti, anche se nelle loro liste risultavano circa 20.000 volontari, che nella maggior arte dei casi però rimanevano nelle retrovie a causa di un'insufficiente armamento. José Pellicer Gandía, detto il «Durruti valenciano», fu uno dei fondatori della Colonna e una delle figure di maggior spicco della stessa.

Le Colonne e la militanza italiana

Exquisite-kfind.png Vedi milizie anarchiche e colonne anarchiche.

La rivoluzione spagnola si caratterizzò per le sue peculiarità autogestionarie e antiautoritarie che non persero forza nemmeno durante le fasi militari dello scontro con i franchisti. Alla base di tutto vi erano le milizie (10 giorni dopo l'insurrezione franchista si contavano già circa 18.000 miliziani anarchici, oltre ad un retroterra di altri 150.000 pronti alla lotta), le quali procedettero anche all'occupazione ed esproprio di grossi appezzamenti di terreno da ridistribuire ai contadini ed all'occupazione delle fabbriche.

Anche se non tutte si strutturarono secondo i medesimi principi, in linea di massima l'unità più piccola era il "gruppo" formato da una decina di miliziani, che aveva per rappresentante un delegato democraticamente eletto; dieci gruppi formavano una "Centuria", con un delegato di centuria eletto come rappresentante della stessa; un numero di centurie non prefissato, ma dipendente dalle esigenze belliche delle diverse zone, costituiva un "Batallón" (Battaglione); l'insieme dei Battaglioni andava a costituire una "Colonna". La Colonna era comandata da un comitato di guerra eletto dai miliziani e rimovibile; in genere ogni colonna aveva aggregati ex ufficiali dell'esercito ed esperti d'artiglieria e nell'uso degli esplosivi.

A tutte queste unità aderirono molti italiani antifascisti, anarchici e non anarchici: ve n'erano nella Columna Roja y Negra, nella colonna del Barrio, nel Battaglione Matteotti (battaglione formatosi nel gennaio 1937 all'interno della leggendaria Colonna Buenaventura Durruti ), nella Colonna Ascaso, nella Divisione Carlo Marx formata da comunisti antistalinisti, nella Colonna Tierra y Libertad, nella Divisione Hortiz, nella Colonna Lenin, nella Centuria Errico Malatesta, conosciuta anche come Battaglione della Morte (la divisa dei miliziani di questa centuria, che in seguito confluì nelle Brigate Internazionali, ricorda il simbolismo degli Arditi e degli Arditi del Popolo), sotto il comando di Francesco Fausto Nitti, e appunto nella Columna de Hierro, fra i quali è doveroso citare Errico Nebbiascura [1] [2]. In totale gli gli italiani attivi militarmente nelle Colonne erano circa 500, fra anarchici e comunisti antistalinisti [3].

Storia della Colonna de Hierro

Insegne e comandante della "Centuria Errico Malatesta", Francesco Fausto Nitti detto il comandante rosso
Miliziani antifascisti della "Centuria Errico Malatesta"

La Colonna de Hierro fu la più radicale Colonna anarchica attiva durante la rivoluzione e probabilmente la più efficace dal punto di vista militare.

Nascita

La Columna de Hierro nacque e si strutturò nell'agosto del 1936, durante una riunione di anarchici avvenuta presso il monastero di Calle Orihuela a Valencia, che diventerà la loro "caserma". Gli anarchici valenciani del gruppo Nosotros - José Pellicer, Segarra, Cortés, Rodilla e Berga - furono i principali fondatori della Colonna.

Il fronte di Teruel ed altre battaglie

Il principio primo che portò alla nascita di questa colonna fu l'autogestione delle lotte antifasciste, come si evidenzia nello stralcio del documento costitutivo qui riportato:

«La costituzione del Comitato di Guerra è accettata da tutte le milizie confederali. Noi partiamo dall'individuo e formiamo dei gruppi di dieci, che si autogestiscono le piccole operazioni. Dieci gruppi formano una Centuria, che nomina un delegato per rappresentarla. Trenta Centurie formano una Colonna, che è diretta dal Comitato di Guerra, di cui fanno parte i delegati di Centuria» (Intervento del delegato della colonna al Pleno Regionale di Valencia, approvato dalla colonna e riprodotto dal suo organo Linea de Fuego, il 17 novembre 1936) [4] [5].

Forte di 3000 miliziani ebbe il battesimo di fuoco nei pressi di Sarion, Maestrazgo, dove il 13 agosto 1936 mise in rotta gli avversari fascisti; a breve periodo La Columna de Hierro riconquistò "La Puebla" dove fu stabilito il comando, denominato Comitato di Guerra.

A Teruel la Columna prese parte da protagonista alla battaglia che riconquistò gran parte della città, combattendo fianco a fianco delle altre colonne anarchiche giunte da Sagunto e Castellon della Plana. Dopo i combattimenti si attestò a 15 km da Sagunto. C'è da aggiungere che le decisioni, come per ogni colonna anarchica, non venivano prese secondo i comuni canoni gerarchici militari, anche se poi in combattimento veniva seguito il metodo militare "ordinario". Ciò sarà ben evidenziato sottolineato anche nelle memorie di Francesco Fausto Nitti, curate dallo storico Pietro Ramella [6].

Anarchici radicali: pensiero ed azione

La colonna di ferro fu tra le più radicali colonne anarchiche, ma anche la più diffamata, perché veniva accusata di ogni nefandezza compiuta durante la guerra. Se è pur vero che ci furon degli eccessi, è anche vero che criminali comuni o provocatori compirono violenze spacciandosi per miliziani della Colonna. Questi fatti furono poi strumentalizzati dala propaganda anti-anarchica.

Ma più di ogni altra, così come la Durruti, la Colonna di Ferro agì come milizia e come organo rivoluzionario: ogni zona liberata veniva imposto, attraverso una sana dialettica con la popolazione, il comunismo libertario e le collettivizzazioni. Questo è uno dei motivi per cui era mal vista dagli stalinisti e dai militari repubblicani legati alle istituzioni governative.

La forza della Colonna di Ferro fu notevole anche dal punto di vista organizzativo e propagandistico, grazie anche alla pubblicazione del quotidiano «Linea de Fuego», redatto e distribuito dai miliziani aderenti al "Sindacato delle Arti Grafiche" di Valencia, che non solo non fecero mai mancare scritti di informazione militare, politica e sociale, ma anche quelli a carattere filosofico e letterario. La fama di questa rivista fu tale che arrivò a pubblicare gli annunci di "libera unione" dei miliziani, le cui cerimonie generalmente erano officiate dal segretario del "Comitato della Colonna" [7].

La militarizzazione

Exquisite-kfind.png Vedi Comitato_Centrale_delle_Milizie_Antifasciste#La_militarizzazione.

Inizialmente l'insurrezione proletaria contro il golpe fascista di Franco fu portata avanti dalle milizie, le cui attività furono poi coordinate dal Comitato Centrale delle Milizie Antifasciste, ma sin da poco prima del suo scioglimento (2 ottobre 1936) il nuovo governo della Generalitat operò per limitare la libertà d'azione delle milizie popolari ed inquadrarle così in un esercito regolare.

Le truppe si dimostrarono ostili, ma gradualmente, volenti o nolenti, accettarono la militarizzazione. Tutte le milizie che rifiutavano il decreto non avrebbero più ricevuto rifornimenti di alcuni tipo (cibo ed armi). L'ultima Colonna anarchica ad accettare la militarizzazione fu proprio la Columna de Hierro di José Pellicer. Alla fine fu integrata nell'esercito repubblicano diventando l'83° Brigata.

Note

  1. Oltre “Terra e Libertà”
  2. da recensione del libro Al Diavul
  3. Volontari antifascisti toscani nella guerra civile spagnola
  4. André e Dori Prudhommeaux, La Catalogne libre, Ed. Le Combat Syndicaliste, Parigi, 1970
  5. La Columna de Hierro
  6. Nestor Romero, Agorà, n° 3, autunno 1980, ed. Pensée et Action, Toulouse, pag. 37.
  7. N. Romero, op. cit., pag. 37

Bibliografia

  • José Peirats, Breve storia del sindacalismo libertario spagnolo, Edizioni RL, 1962
  • Abel Paz, José Luis Gutiérrez Molina, Chuck Morse Durruti in the Spanish revolution, AK Press, 2007
  • Emma Goldman, David Porter, Vision on Fire: Emma Goldman on the Spanish Revolution, AK Press, 2007
  • Abel Paz, Cronica de la columna de hierro, Virus, 2002
  • Katia Massara, Il popolo al confino, Archivio centrale dello Stato, 1991
  • José Peirats, Diccionario del anarquismo, DOPESA, 1977
  • Claudio Silingardi, Rivoluzio Gilioli: un anarchico nella lotta antifascista (1903-1937), Istituto storico della Resistenza, 1984
  • Abel Paz, Cronaca appassionata della Colonna di Ferro, Autoproduzioni Fenix, 2006

Voci correlate

Collegamenti esterni