L’Inno dell’Internazionale

L'Inno dell'Internazionale fu pubblicato per la prima volta sul giornale "L'Anarchia" di Firenze, del 18 novembre 1877 che fornisce alcune notizie di un certo interesse: «Certi di fare un regalo gradito ai nostri lettori, e come memoria dell'indefesso propagatore dei principi Anarchici-Rivoluzionari, pubblichiamo oggi un inno dell'Internazionale, che il non mai abbastanza compianto compagno nostro, Dott. Stanislao Alberici Giannini ha dettato nel 1875». La popolarità dell'Inno dell'Internazionale è grandissima tanto che Filippo Turati venne spinto a comporre anche lui un Inno dei Lavoratori (1886) [1].

Testo

Su, leviamo alta la fronte,
o curvati dal lavoro,
già sul culmine del monte
splende il sol dell'avvenir;
splende il sol dell'avvenir;
i superbi eroi dell'oro,
i pastori d'ogni greggia,
sia nel tempio o nella reggia,
fa quell'astro impallidir.

Pace, pace al tugurio del povero
guerra, guerra ai palagi e alle chiese
non sia scampo all'odiato borghese
che alla fame e agli stracci insultò.

I signori ci han rubato
il sudor dei nostri padri,
le sorelle ci han stuprato
ogni gioia ci rapir;
ogni gioia ci rapir;
ma un sol grido: morte ai ladri,
sia dal campo all'officina
non più leggi di rapina,
non più l'onta del servir.

Pace, pace al tugurio del povero
guerra, guerra ai palagi e alle chiese
non sia scampo all'odiato borghese
che alla fame e agli stracci insultò.

Sotto vel di patrio amore
gittan l'odio tra fratelli
ma dovunque è un'oppressore
un fratello oppresso sta;
un fratello oppresso sta;
nostro è il mondo e ai dì novelli
a noi sacro un patto adduce
e quel patto è vita e luce,
fratellanza e libertà.

Pace, pace al tugurio del povero
guerra, guerra ai palagi e alle chiese
non sia scampo all'odiato borghese
che alla fame e agli stracci insultò.

O giustizia nostra speme
Il tuo regno affretta, affretta:
È da secoli che geme
la percossa umanità;
la percossa umanità;
ma nel dì della vendetta
questa plebe ognor tradita,
come belva inferocita
da ogni lato insorgerà.

Pace, pace al tugurio del povero
guerra, guerra ai palagi e alle chiese
non sia scampo all'odiato borghese
che alla fame e agli stracci insultò.

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Note