L'invasione della Jugoslavia: crimini di guerra e lager fascisti per slavi

Da Anarcopedia.
Versione del 22 dic 2020 alle 17:29 di K2 (discussione | contributi) (Sostituzione testo - "iecc." con "i ecc.")
Jump to navigation Jump to search
Famiglia serba massacrata nella propria casa da un raid degli Ustascia

Con l'occupazione militare della Jugoslavia (1941-1943), il regime fascista iniziò la politica di sterminio e repressione degli slavi. A questo scopo, oltre a vere e proprie attività terroristiche contro i civili, furono istituiti, in territorio slavo e in quello italiano, numerosi campi di concentramento per slavi e per antifascisti (sloveni e italiani soprattutto).

Occupazione e crimini fascisti in Jugoslavia (1941-1943)

Zone di occupazione italo-tedesche della Jugoslavia: la Germania si annesse parte della Slovenia e occupò il Banato; l'Italia, dopo aver illecitamente occupato l'Istria e Zara, si annesse parte della Slovenia (Provincia italiana di Lubiana), della Dalmazia e la zona della Bocche di Cattaro (Governatorato di Dalmazia); l'Ungheria occupò il settore occidentale della Vojvodina (Bačka), il Prekmurje sloveno più alcuni territori minori in Croazia che aveva perso alla fine della Prima guerra mondiale (Medjimurje, Baranja). Si costituirono due stati fantoccio: quello croato (guidato da Ante Pavelić) e quello serbo (guidato dal Generale Milan Nedić).
«Quando l'Italia, vincitrice nella Prima guerra mondiale, ingloba nel proprio territorio 327 mila sloveni e 152 mila croati, anziché scegliere la strada del rispetto per le minoranze, suggerito da Wilson, sceglie invece quella dell'assimilazione forzata e brutale.» (Angelo Del Boca) [1]

Nel corso della Seconda guerra mondiale, con l'inizio dell'occupazione nazifascista della Jugoslavia (aprile 1941) furono istantaneamente approntati, sia in territorio italiano che in quello jugoslavo occupato dai nazifascisti, un gran numero di campi di concentramento per il lavoro coatto, come campi di smistamento o di vero e proprio sterminio. Oltre ai detenuti di etnia slava (appartenenti alle popolazioni stanziate sia nel Regno di Jugoslavia che nelle regioni italiane Venezia Euganea e Friuli, i cosiddetti "allogeni" o "alloglotti"), in tali campi vennero spesso rinchiusi anche migliaia di antifascisti italiani e stranieri di varie nazionalità.

Gran parte degli slavi ivi rinchiusi, fra cui anche vecchi, donne e bambini, trovarono la morte per inedia, malattie, torture o soppressione fisica. In conseguenza a tutto ciò non è sbagliato affermare che questi campi furono in molti casi dei veri e propri lager finalizzati allo sterminio di massa, come peraltro espressamente richiesto da Mussolini che chiese «l'annientamento di uomini e cose», visto che gli jugoslavi non avrebbero mai accettato i fascisti. D'altronde le idee del dittatore fascista furono esplicite sin dal 1920:

«Di fronte ad una razza inferiore e barbara come la slava, non si deve seguire la politica che dà lo zuccherino, ma quella del bastone. I confini dell'Italia devono essere il Brennero, il Nevoso e le Dinariche: io credo che si possano sacrificare 500.000 slavi barbari a 50.000 italiani» (Benito Mussolini, 1920) [2] [3] [4] [5] [6]

I primi partigiani sloveni, circa 8-10.000 unità, iniziarono la loro lotta antifascista sin dal luglio 1941. I nazifascisti tentarono inutilmente in tre riprese il loro annientamento: il primo tentativo fu realizzato nell'ottobre 1941 e si avvalse anche di vere e proprie azioni terroristiche verso i civili (solo a Kragulevac, furono fucilate 2300 persone); il secondo fu attuato, sempre congiutamente ai nazisti, con l'impegno di ben 36.000 uomini. Il 1° marzo 1942 la Superloda (Comando superiore armate Slovenia e Damazia) inviò a tutti i comandi la circolare 3 C., estensori ne furono il comandante dell'XI Corpo d'armata, generale Mario Robotti, e l'alto commissario per la provincia di Lubiana, Emilio Grazioli. La circolare conteneva ordini di una ferocia inaudita:

«Internare a titolo protettivo, precauzionale e repressivo, individui, famiglie, categorie di individui delle città e delle campagne e, se occorre, intere popolazioni di villaggi e zone rurali; Si sappia bene che eccessi di reazione, compiuti in buona fede, non verranno perseguiti. Perseguiti invece, inesorabilmente, saranno coloro che dimostreranno timidezza e ignavia.» [7]
Un graduato italiano malmena uno degli ostaggi jugoslavi condotti alla fucilazione.
Ostaggi jugoslavi in attesa della scarica del plotone di esecuzione...
Arrivano i primi proiettili...
Il massacro è compiuto.
Particolare...

La terza grande offensiva si svolge dal 12 aprile al 15 giugno 1942, sotto la direzione del generale Mario Roatta, comandante della II Armata italiana in Slovenia e Croazia (Supersloda), e si concluse, come gli altri due tentativi, con grandi massacri di civili ma senza riuscire a scalfire la forza e il coraggio dei partigiani jugoslavi.

Proprio i crimini fascisti perpetrati contro gli slavi dovrebbero essere il punto di partenza per un'analisi seria ed approfondita dei fatti delle foibe, che una certa storiografia velleitaria, revisionista, nazionalista e fascistoide attribuirebbe acriticamente alla "malvagità " comunista e anti-italiana dei partigiani di Tito, senza minimamente accennare ai feroci massacri fascisti perpetrati ai danni degli slavi. Furono invece proprio i fascisti italiani a distinguersi per la crudeltà e la violenza razzista, superando per ferocia in Yugoslavia anche i nazisti:

«I crimini commessi dai soldati italiani non sono da meno, in ogni senso, di quelli commessi dai tedeschi» (14 maggio 1945, il delegato del governo di Belgrado presso la Commissione per i crimini di guerra delle Nazioni Unite).

I nazisti infatti, dopo il 1943, visto come andava oramai la guerra per loro, decisero che non sterminare completamente determinate etnie e/o oppositori poteva per loro essere vantaggioso, visto che questi sarebbero poi potuti esseri utilizzati come merce di scambio con gli anglo-americani.

Testimonianze e prove dei crimini

Carteggio di Italo Sauro, cosiddetto eroe di guerra fascista

«Inoltre dal Bollettino n. 1/aprile 1976 dell'Istituto regionale per la storia del Movimento di liberazione del Friuli-Venezia Giulia si trae questa informazione: Italo Sauro figlio di Nazario Sauro (l'eroe della Prima guerra mondiale), in un appunto inviato a Mussolini rende noto il suo colloquio con l'SS Brigade Fuehrer Guenter. In tale carteggio risulta che Italo Sauro propone onde rendere più efficiente la repressione antipartigiana di far deportare dai germanici tutta la popolazione allogena di età tra i 15 e i 45 anni, fatte salve eccezioni specifiche, ma i germanici non son d'accordo con tale proposta» [8]

Documenti conosciuti e verificabili

«La mostra "I campi di concentramento italiani nel Litorale croato 1941-1943" comprende documenti originali, fotografie e oggetti che testimoniano la repressione e il terrore praticati dalle forze di occupazione italiane nel Litorale croato e nel Gorski kotar. Nell'arco di 22 mesi nei campi di concentramento del Litorale sono stati internate circa 23 mila persone: Sloveni, Croati, Serbi ed ebrei. Più di 3 mila bambini di 16 anni di età sono stati rinchiusi nel campi di concentramento a Lovran, Bakar, Kraljevica e Kampor sull'isola di Arbe. Circa 1500 persone hanno perso la vita, il 95 per cento delle quali sono decedute nel campo di concentramento di Kampor sull'isola di Arbe.» [9]

Valutazione generale di Renzo De Felice

Lo storico Renzo De Felice, non ascrivibile all'area degli storici di sinistra e quindi non accusabile di faziosità, nel suo libro Storia degli ebrei sotto il fascismo sostiene che furono 400 i lager, tra luoghi di confino e campi di internamento veri e propri.

Sito web

«Gonars è un piccolo comune situato nel nord est in Friuli Venezia Giulia, provincia di Udine. Durante la Seconda guerra mondiale sorgeva nelle vicinanze del centro abitato un campo di concentramento per internati civili istituito dall'Esercito Italiano."...» (Home page Gonars Memorial)

Il sito web Gonars Memorial (non più attivo) presenta una selezione di contenuti multimediali (testi, immagini, fotografie, documenti, video ecc.) dal grande impatto con la funzione di diffondere la memoria su quanto accaduto nel locale campo di concentramento fascista.

I lager fascisti per slavi

«Non hanno mai sentito parlare dei lager in cui i fascisti, prima e dopo l'armistizio, hanno chiuso decine di migliaia di cittadini colpevoli unicamente di essere di etnia slovena» (Giorgio Bocca) [10]
Gli anarchici Arturo Messinese e Alfonso Failla] furono detenuti nel campo di concentramento di Renicci, in cui vi erano detenuti moltissimi slavi.

I campi di concentramento più importanti di cui si servì il regime fascista nelle terre jugoslave furono tre: il campo di Arbe (Rab) [11] per il quadrante adriatico settentrionale (Fiume e la Slovenia), quello di Melada (Molat) per l'area centrale (Dalmazia) e quelli di Mamula e Prevalka per il quadrante adriatico meridionale.

Un campo molto importante fu quello di Gonars (in Friuli Venezia Giulia): istituito dai fascisti il 23 febbraio 1942 ricevette il primo "trasporto" di 5343 internati (di cui 1643 bambini) due giorni dopo dalla provincia di Lubiana e dai campi di Arbe e di Monigo (frazione di Treviso). Il ricordo di quanto accadde è oggi portato avanti dal sito web Gonars Memorial (non più attivo), che contiene un elenco dei campi di concentramento e di dati burocratici del periodo in esame [12]. Il Gonars Memorial riporta documenti fotografici che dimostrano come non vi fosse differenze rispetto ai lager nazisti: foto dei campi di concentramento di Arbe e Gonars.

In Italia, un altro campo di concentramento per slavi molto conosciuto è quello di Renicci d'Angiari (Arezzo), in cui accanto a slavi e albanesi trovarono posto anche molti anarchici italiani, tra cui Alfonso Failla, Arturo Messinese, Salvatore Vellucci e i suoi figli, i fratelli Girolimetti ecc.

In totale i lager fascisti censiti sono stati 135, di cui 15 nella ex Jugoslavia e 7 in Albania; 113 risultano quelli censiti in Italia, in totale accordo con l'elenco presentato dal Gonars Memorial. Secondo varie fonti [13] in questi lager sarebbero morti circa 7000 sloveni, mentre le vittime della ferocia fascista sarebbero diverse decine di migliaia.

Da Wikipedia, elenco campi di concentramento fascisti:

I criminali di guerra

Manifesto razzista antislavo del Partito Nazionale Fascista

Dal proclama del criminale di guerra di Mario Roatta

Fra i criminali di guerra operanti in Jugoslavia di particolare importanza è la figura di Mario Roatta, ben conosciuto per alcuni ben tristi e violenti proclami:

«P.M. 46, 4 luglio 1942-XX

- A partire da oggi nell'intera Provincia di Lubiana, saranno immediatamente passati per le armi:
- coloro che faranno comunque atti di ostilità alle autorità e truppe italiane;
- coloro che verranno trovati in possesso di armi, munizioni ed esplosivi;
- coloro che favoriranno comunque i rivoltosi;
- coloro che verranno trovati in possesso di passaporti, carte di identità e lasciapassare falsificati;
- i maschi validi che si troveranno in qualsiasi atteggiamento - senza giustificato motivo - nelle zone di combattimento.

A partire da oggi nell'intera Provincia di Lubiana, saranno rasi al suolo:

- gli edifizii da cui partiranno offese alle autorità e truppe italiane;
- gli edifizii in cui verranno trovate armi, munizioni, esplosivi e materiali bellici;
- le abitazioni in cui i proprietari abbiano dato volontariamente ospitalità ai rivoltosi...
che il rastrellamento sia metodico e completo al massimo, per evitare che attraverso le maglie del dispositivo sfuggano elementi ribelli; fucilare senza pietà gli uomini validi che nelle retrovie fossero sorpresi in atteggiamento sospetto lungo le strade ed a tergo delle nostre colonne

Le misure di cui al numero II e III dell'ordinanza debbono essere applicate con la massima energia e senza falsa pietà.» [14]

Dalle comunicazioni fra generali:

  • Nota del Generale Robotti:
«Galli, [Capo di Stato Maggiore ndr]
chiarire bene il trattamento dei sospetti, perché mi pare che su 73 sospetti non trovar modo di dare neppure un esempio è un po' troppo.
Cosa dicono le norme della 3 C e quelle successive?
Conclusione:
SI AMMAZZA TROPPO POCO!»
4-8 (sigla Robotti) [15]
  • Nota del Generale Robotti:
«Richiamo tutti sulla dizione "catturati"! Cosa vuol dire? Se sono ribelli vanno passati per le armi!»
18-9 Robotti [15]
Postilla del Generale Robotti sulle catture effettuate:
«Bravo Fabbri!Non ha certo gli scrupoli di Ruggero (dirglielo a quest'ultimo per telefono). Non s'insisterà mai abbastanza!» [15]

Un feroce organismo di repressione poliziesca fascista

L'Ispettorato Speciale di Pubblica Sicurezza per la Venezia Giulia, istituito nell'aprile del '42 dal Ministero degli Interni a Trieste [16], emblema della ferocia dei fascisti in Jugoslavia al pari dei lager fascisti per slavi, fu finalizzato espressamente alla repressione dei gruppi antifascisti slavi e italiani. Allocato in via Bellosguardo 8, e nota come Villa Triste, l'Istituto Speciale di Pubblica Sicurezza per la Venezia Giulia fu il primo di quei luoghi denominati "Ville tristi" che sorsero in Italia nel corso della Seconda guerra mondiale e che divennero veri e propri luoghi di tortura per antifascisti veri o presunti che fossero [17].

«I luoghi della memoria dell'oppressione e della lotta sono tanti. A cominciare da via Bellosguardo a Trieste, dove in una villa demolita ormai da tempo ebbe sede per un certo periodo l'Ispettorato speciale di pubblica sicurezza per la Venezia Giulia, l'organismo istituito dal regime nel 1942 con il compito di combattere il movimento partigiano ormai affermatosi anche nelle province giuliane. L'ispettorato si distinse per l'uso sistematico della tortura sugli arrestati e la villa di via Bellosguardo divenne nota per le urla dei seviziati che si sentivano dall'esterno».

Un'altra sede dell'ispettorato fu l'attuale stazione dei carabinieri di via Cologna a Trieste, che è anche l'unica sede dell'organismo ancora esistente. Da notare che il torturatore più efferato, l'ispettore di polizia Gaetano Collotti, è stato insignito nel 1954 dalla Repubblica Italiana di medaglia di bronzo al valore per il comportamento tenuto durante un'operazione antipartigiana [18] e che diversi componenti l'ispettorato caduti durante la guerra o nella resa dei conti a guerra finita sono ricordati sulla grande lapide che nell'atrio della Questura di Trieste ricorda i poliziotti "caduti nell'espletamento del proprio dovere" [19].

L'Ispettorato, unico organismo operante in Italia e nei territori occupati dai fascisti, usò abitualmente la tortura e si avvalse di circa 180 sgherri "ammaestrati" per tali funzioni. Dopo la caduta di Mussolini questi torturatori proseguirono in alcuni casi la loro opera repressiva, secondo le dichiarazioni rilasciate dagli stessi "agenti" del famigerato Ispettorato durante il processo a loro carico per crimini di guerra. Infatti il direttore dell'istituto, il feroce e fedelissimo del "duce" Giuseppe Gueli, fu particolarmente attivo dopo la Seconda guerra mondiale in Sicilia assieme ai servizi segreti americani e ai gruppi fascisti al loro servizio, naturalmente in chiave antiproletaria e repressiva dei movimenti sociali.

Note

  1. da "resistenze.org"
  2. La verità sulle foibe, di Marco Ottanelli
  3. pag. 160, Luigi Salvatorelli, Giovanni Mira, Storia d'Italia nel periodo fascista, Einaudi
  4. Francesco Piazza, pag. 28, L'altra sponda adriatica, Cierre
  5. Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli-Venezia Giulia pag. 227, Friuli e Venezia Giulia
  6. Franco Monteverde, pag. 223, I liguri, un'etnia tra Italia e Mediterraneo, Vallecchi, 1995
  7. L'occupazione fascista della slovenia
  8. Gian Luigi Falabrino, docente si storia della comunicazione visiva del Politecnico di Torino: da wikiquote e Memoriale di Italo Sauro, tratto da: Quaderni vol. III CRSR Archivio Militare dell'Armata Jugoslava. Belgrado K911
  9. "I campi di concentramento italiani nel Litorale croato 1941-1943" e la mostra "Il ghetto di Varsavia"
  10. Presentazione del nuovo libro di Giorgio Bocca
  11. Il campo di concentramento di Arbe (Rab)
  12. da "The Gonars Memorial"
  13. da "risvegliati.it"
  14. Procama Roatta
  15. 15,0 15,1 15,2 Crimini di guerra
  16. È bene ricordare che la lotta partigiana nelle zone di confine del nord-est iniziò già al termine del 1942 con il gruppo di Stojan Furlan.
  17. Testimonianza di Nerina De Walderstein, nata a Trieste nel 1925
  18. La medaglia al valore per un torturatore fascista come Collotti fece infuriare non poco Ercole Miani, antifascista ed ex militante degli Arditi del Popolo.
  19. Istituto Montessori: Maria Montessori, fondatrice dell'omonimo Istituto, conobbe la ferocia fascista quando fu tratta dal gruppo di Gaetano Collotti: «Io mi sono trovata a mezzanotte nella Villa Triste. Durante l'interrogatorio, sono stata picchiata... Mi hanno rotto tre costole e mi hanno appesa per le mani, da dietro, a un palo... Non so quanto sono rimasta, perché sono svenuta Mi picchiavano in continuazione... Mi sono svegliata dentro in una cella tutta bagnata e là mi hanno lasciata tutta la notte, per poi reinterrogarmi, il giorno dopo, sempre di sera. Sempre bastonata, sempre picchiata. Da Villa Triste, mi hanno poi portata alle prigioni dei Gesuiti, che ora non esistono più. Là sono stata nuovamente interrogata e, sempre a suon di scappellotti, cercavano di tirarmi fuori qualche parola dalla bocca. Io non ho parlato mai, sono rimasta sempre in silenzio, ho sempre detto che quello che ho fatto, l'ho sempre fatto per conto di Walter, mio fratello... Mi sono assunta tutte le responsabilità... Dai Gesuiti sono rimasta due mesi, poi mi hanno portato alle carceri del Coroneo, a Trieste, dove, dopo un paio di giorni, sono stata nuovamente interrogata dai tedeschi. Ho subito l'interrogatorio giù, nel bunker del Coroneo. Una cosa tremenda, altre botte, altro tormento».

Bibliografia

  • Tone Ferenc, La provincia "italiana" di Lubiana: documenti 1941-1942, Istituto friulano per la storia del movimento di liberazione fondato da Ercole Miani, 1994, 582 pagine
  • Tone Ferenc, Ravel Kodrič, Damijan Guštin, Nevenka Troha, Neupogljivi zakon Rima: fasizem in osvobodilni boj primorskih Slovencev 1941-1943, (la legge inflessibile di Roma: il fascismo e la lotta di liberazione degli Sloveni nella Venezia Giulia 1941-1943). Pubblicato da Društvo piscev zgodovine NOB, 2004
  • Tone Ferenc, Pavel Kodrič, Si ammazza troppo poco: condannati a morte, ostaggi, passati per le armi nella provincia di Lubiana; 1941-1943 [1]. Pubblicato da Società degli scrittori della storia della Lotta di Liberazione, 1999
  • Tone Ferenc, La provincia 'italiana' di Lubiana, documenti 1941-1942 Studi e documenti. Pubblicato da Istituto friulano per la storia del movimento di liberazione, 1994
  • Elio Apih, Italia: fascismo e antifascismo nella Venezia Giulia (1918-1943)
  • Costantino Di Sante, I campi di concentramento in Italia: dall'internamento alla deportazione
  • Daniele Finzi, La vita quotidiana di un campo di concentramento fascista: ribelli sloveni, Carocci, 2004
  • Carlo Spartaco- Capogreco, I campi del duce, Einaudi, Torino 2004
  • Alessandra Kersevan, Lager italiani: pulizia etnica e campi di concentramento fascisti per civili per slavi 1941-1943, Nutrimenti
  • Alessandra Kersevan, Un campo di concentramento fascista. Gonars 1942-1943
  • Lutz Klinkhammer e Filippo Focardi, La questione dei criminali di guerra italiani e una commissione d'inchiesta dimenticata, Fondo Gasparotto presso Fondazione ISEC (Istituto per la Storia dell'Età Contemporanea, Sesto S.Giovanni, Mi).
  • War Crimes Commission ONU, Crowcass (Central register of war criminals and security sospects) presso Wiener Library, Londra (databile 1945?), rintracciato dalla storica Caterina Abbati
  • Filippo Focardi, La memoria della guerra e il mito del "bravo italiano": origine e affermazione di un autoritratto collettivo, in "Italia Contemporanea", n.220-221, settembre-dicembre 2000, pp. 393-399.
  • Filippo Focardi - Lutz Klinkhammer, La questione dei "criminali di guerra" italiani e una Commissione di inchiesta dimenticata, in "Contemporanea", a.IV, n.3, luglio 2001, pp. 497-528.
  • Mimmo Franzinelli, Salvate quei generali! Ad ogni costo e La memoria censurata, in Millenovecento n. 3 gennaio 2003, pp. 112-120.
  • Franz Potocnik, Il campo di sterminio fascista: l'isola di Rab, a cura dell'ANPI, Torino 1979 dall'originale sloveno della casa editrice "Lipa", Capodistria
  • Pietro Brignoli, Santa Messa per i miei fucilati, Arterigere-EsseZeta, Varese 2005
  • Enrico Vigna, La politica e i crimini di guerra dell'Italia fascista in Jugoslavia, Longanesi 1974 [2]
Note bibliografiche
  1. Dalla nota frase «Galli, [Capo di Stato Maggiore] chiarire bene il trattamento dei sospetti, perché mi pare che su 73 sospetti non trovar modo di dare neppure un esempio è un po' troppo. Cosa dicono le norme della 3 C e quelle successive? Conclusione: SI AMMAZZA TROPPO POCO!» (Proclama Mario Roatta)
  2. La corposa bibliografia, ben distante da essere esauriente, dimostra l'interesse suscitato da molti storici, rendendo ancora più inquietante il silenzio del Stato italiano.

Filmografia

  • BBC, Fascist Legacy, Londra 1990, documentario di Ken Kirby, curato dallo storico Michael Palumbo. [1]
Nota filmografica
  1. Questo documentario è stato a lungo censurato dalla tv italiana ed è stato mandato in onda solo da La7. Si legga inoltre: Fascist Legacy da MicroMega.

Voci correlate

Collegamenti esterni

Articoli da la Repubblica