Jean-Jacques Liabeuf

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Jean-Jacques Liabeuf

Jean-Jacques Liabeuf (Saint-Étienne, 11 gennaio 1886 - Parigi, 2 luglio 1910) è stato un calzolaio anarchico, ingiustamente condannato per sfruttamento della prostituzione.

Biografia

Jean-Jacques Liabeuf nasce a Saint-Étienne dall'unione di André Louis Liabeuf e Marie Vignal. Suo padre muore quando ha solo quattro anni, quindi sua madre è costretta a crescere da sola lui e suo fratello. A 14 anni è apprendista presso un armaiolo, vi rimane solo sei mesi, poi inizia la formazione come calzolaio. A Saint-Étienne, durante la sua giovinezza, commette alcuni furti, che gli valgono diverse condanne: il 26 febbraio 1907 è incarcerato per quattro mesi per furto. Il 7 giugno dello stesso anno, per furto di piombo, è nuovamente condannato a tre mesi e un giorno. Un'ultima condanna lo manda ancora dietro le sbarre e gli vieta di restare a Saint-Étienne per cinque anni. Quando se ne va, viene mandato nei battaglioni di fanteria leggera d'Africa.

Terminato il servizio militare, va a vivere a Parigi, dove diventa calzolaio e incontra Alexandrine Pigeon, di cui si innamora: una prostituta sotto il controllo del magnaccia Gaston, che è anche un informatore della polizia. Insieme alla ragazza, è arrestato il 31 luglio 1909 dai due poliziotti Maugras e Vors, che sospettano che Liabeuf eserciti la professione di magnaccia. Il 14 agosto è processato senza la presenza del suo difensore e viene condannato a tre mesi di carcere, una multa di 100 franchi e cinque anni di divieto di soggiorno per sfruttamento della prostituzione. Al termine della pena detentiva, però, non lascia Parigi e così viene nuovamente arrestato dalla polizia per non aver ottemperato alla sentenza. Il 16 novembre 1909 viene quindi condannato a un mese di prigione.

La liberazione e la vendetta

La cattura di Liabeuf in un'immagine dell'epoca.

Al suo rilascio, ritenendosi vittima di un'ingiustizia, Liabeuf decide di vendicarsi degli agenti di polizia che lo avevano fatto condannare due volte.

Sabato 8 gennaio 1910, Liabeuf, indossata una strana armatura (braccia e avambracci muniti di quattro fasce di cuoio irte di una moltitudine di chiodi di sua manifattura) e mascherato, inizia un giro dei bar nel quartiere Halles di Parigi (ha con sé anche un revolver e due trincetti da calzolaio) e cerca gli agenti di polizia nel distretto di Saint-Merri. Il 9 gennaio, intorno alle 8 del mattino, all'uscita di un bar in rue Aubry-le-Boucher, Liabeuf viene fermato da una pattuglia di polizia per violazione del divieto di soggiorno: il calzolaio uccide il poliziotto Célestin Deray (con un trincetto e revolverate) e ne ferisce gravemente un altro alla gola. Altri quattro poliziotti riportano ferite superficiali. Lo stesso Liabeuf viene colpito dalla sciabola dell'agente February. Il suo trasferimento all'ospedale Hôtel-Dieu è difficile, essendo scoppiato un caos tra chi vuole linciarlo e chi vuole approfittare delle ferite degli agenti per picchiarli.

Mentre la stampa unanime denuncia l'atto criminale, il socialista insurrezionale e antimilitarista Gustave Hervé difende Liabeuf sul quotidiano La Guerre sociale. Il suo articolo L'esempio dell'apache genera scandalo, in particolare per questa frase: «Trovo che in questo secolo confuso e decrepito [Liabeuf] abbia dato una grande lezione di energia e coraggio alla folla di persone oneste; a noi stessi rivoluzionari ha dato un ottimo esempio». Il 23 febbraio, al termine di un tumultuoso processo, l'autore dell'articolo viene condannato a quattro anni di prigione e una multa di 1.000 franchi. Avviata dai socialisti rivoluzionari de La Guerre sociale, l'agitazione suscitata dalle parole di Gustave Hervé e dal processo a suo carico conquista tutta la sinistra e gli anarchici, guadagnandosi i titoli dei giornali della Belle Époque e infiammando il mondo operaio.

La condanna e l'esecuzione

« Possono truccarti con cemento e acciaio. Possono cambiarti nome e ripulire la tua feccia. La tua fama giudiziaria sarà sempre associata a Liabeuf che sorride un mattino a Deibler. »

~ dalla raccolta di poesie À la caille, di Robert Desnos (1940)

La mobilitazione dei sostenitori di Liabeuf (i liabouvistes, come vengono chiamati) non gli impedisce di essere condannato a morte il 4 maggio. La sua esecuzione il 1° luglio 1910, nel boulevard Arago, ai piedi di una delle mura del carcere della Santé, è oggetto di una grande manifestazione. La richiesta di grazia del Presidente della Repubblica Armand Fallières, rilanciata dalla stampa di sinistra e da molti intellettuali, viene respinta. L'esecuzione di Liabeuf, nella notte tra il 30 giugno e il 1° luglio, avviene in un clima di insurrezione (manifestazione di 10.000 persone, con scontri tra 800 poliziotti e difensori del Liabeuf e un esercito pronto ad intervenire). Sono presenti, in particolare, Jean Jaurès, Pablo Picasso e Lenin. Molti rivoltosi vengono feriti, molti vengono arrestati e processati nei giorni successivi per grida sediziose o per aggressione alla polizia; un anarchico uccide un ispettore di sicurezza nel tentativo di liberare il condannato, provocando gli applausi della folla e spingendo il Prefetto Lépine a ordinare la carica a sciabola nuda della Guardia repubblicana. Anche sotto la ghigliottina gmanovrata dal boia Anatole Deibler, il condannato non smette mai di affermare di non essere mai stato un magnaccia (invece, non ha mai contestato di aver ucciso un poliziotto e di averne ferito gravemente un altro).

Collegamenti esterni