Intervista ai Mapuche (da greenanarchy.org)

I Mapuche (letteralmente "Popolo della Terra", derivante da Che, "Popolo" e Mapu, "della Terra") sono gli abitanti Amerindi originari del Cile Centrale e Meridionale e del Sud della Argentina. Il popolo Mapuche vive seguendo norme di convivenza collettiva e mediante un intimo rapporto con la natura. Attualmente i Mapuche sono in lotta, tanto con la repressione dei governi locali quanto con le multinazionali (es. Benetton) che intendono sfrattarli dalle loro terre, per la non cancellazione della loro storia e dei loro principi culturali.

Manifestazione mapuche in difesa dei prigionieri politici

In quest'intervista un portavoce della Comunità di Neuquen, racconta storia, cultura e problemi dei Mapuche dell'Argentina meridionale.

Intervista ai Mapuche

Mapuche significa “popolo della terra”, tuttavia la loro terra sta scomparendo sotto la pressione dei grandi proprietari terrieri. Il conflitto che oppone i Mapuche alla Compagnia delle Terre del Sud Argentina sta seguendo un procedimento legale. Per i tribunali argentini le terre della Patagonia appartengono a coloro che le possiedono in base al registro fiscale della proprietà riconosciuta dallo stato. Un portavoce dei Mapuche ci parla della “possibilità d'appartenenza ad un territorio, cosa che è considerata illogica per i tribunali.
“Sono Roberto Nankucheo, io sono a werken, un vocero, un portavoce della Comunità di Mapuche di Neuquen, in Argentina del sud. I Mapuche vivono in cinque province argentine: Negro de Buenos Aires, Rio, Neuquen, Chubut e nel nord di zona di Santa Cruz. Vi sono inoltre i Mapuche che vivono in quello che oggi è denominato Cile, ma per noi è il “GULUMAPU”, la terra occidentale. Noi invece siamo per loro “PUELCHE”, la gente dell'est.

D - Puoi brevemente ricapitolare la diatriba fra i Mapuche e la Compania de Tierras, che è in strettissimi rapporti con l'azienda italiana Benetton?

R - Benetton è il gruppo commerciale che ha comprato circa un milione d'ettari della Patagonia, dove vivono i Mapuche. Tutto questo è stato possibile farlo con la complicità dei responsabili governativi che hanno venduto terre fiscali, terre comunali appartenenti allo stato o terre di grande superficie acquistate da altri proprietari, senza avere in realtà titoli in regola per rivendicarne la proprietà. Questo paese è stato a lungo abitato dai Mapuche, ma il governo argentino non ha considerato le riforme della costituzione del 1994, che ha riconosciuto l'esistenza di un popolo indigeno presente già prima della nascita dello stesso Stato argentino, popolo che possiede diritti della terra e per questo ratificati dallo Stato. La legge dice che noi abbiamo un diritto ancestrale su questi territori, ma il governo argentino non ha preso alcuna misura contro Benetton. IL caso più conosciuto è quello della famiglia Curiganco-Mahelquir che è stata accusata d'aver usurpato le terre appartenenti alla Benetton. Contro i mapuche è stata depositata una denuncia per usurpazione; il primo verdetto che ha posto termine al corso penale è stata una caduta dell'accusa visto che non c'erano elementi caratterizzanti un crimine:nessun abuso, nessuna attività illegale, nessun danno. Ma il tribunale ha detto che Benetton possiede sufficienti titoli attestanti la proprietà e che il possesso ancestrale di queste terre non può essere dimostrato. In realtà sino ad oggi lo Stato argentino non ha formalizzato il diritto dei Mapuche su questo territorio, perché preferisce favorire gli imprenditori invasori piuttosto che la nostra comunità.

D - Parlami delle differenze tra l'idea del,la proprietà tipicamente Europea e il concetto di “far parte” di un territorio per i Mapuche.

R - Per cominciare bisogna comprendere che su questo punto (“essere proprietario o “far parte”), le divergenze esistenti, tra 2 visioni del mondo radicalmente opposte, sono ben radicate. Noi pensiamo che una parte del territorio, una parte della natura, sono la spiegazione della nostra esistenza(sia come popolo che come individui), alla stessa maniera che ciascuno di noi spiega le proprie origini. Ogni Mapuche è parte integrante della natura:questo significa che ciascuno di noi ha origine nelle forze del territorio, cioè nel luogo fisico dove si abita. Per ciò che mi riguarda: Io sono Nanku, e il mio nome Nankucheo; Nanku è un'aquila con il petto bianco che popola questo territorio. La mia esistenza è spiegata dal TUWUN [origine geografica] e dal KVPALME [origine culturale della natura]. Questi due aspetti spiegano da dove proviene ognuno di noi: il KVPALME indica da quale elemento naturale deriviamo, il TUWUN indica dove ci troviamo geograficamente. Quando il Nanku (aquila) non ci sarà più anche la mia origine lo sarà, questa spiega l'unione con uno spazio fisico. È da questo luogo che si forma il nostro senso d'appartenenza ad una terra: "appartenere ad un luogo e non esserne proprietario". Ma se diciamo che noi non ci sentiamo padroni di un territorio, ciò viene utilizzato da Benetton, la quale sostiene: "Si, siamo noi i proprietari del luogo". È qualcosa di difficile comprendere per la civiltà europee, ciascun territorio è l'oggetto di un possesso storicamente assegnato e non determinato dalla logica dell'invasione colonialistica. Immagino che ciò sarà ancora più difficilmente comprensibile in Italia, che discende dall'impero Romano. Il diritto argentino nasce da quello romano, sviluppandosi sui cardini della proprietà classica del diritto romano. Essi hanno preso possesso delle terre rubandole agli indigeni.Ancora oggi applicano questo fondamento del diritto romano, che non prende in considerazione la possibilità che la terra possa essere occupata da tempo immemorabile, cioè che si possa esser parte di un territorio senza esserne proprietari:il diritto romano non conosce il concetto di KVPALME e di TUWUN. Queste sono delle definizioni e delle visioni del mondo inconcilianti.

D - Inoltre, la visione del mondo occidentale, basata su un'idea dello sviluppo inteso come estrazione delle risorse naturali, è arrivata e ha creato una nuova realtà nel mondo indigeno: la miseria.

R - In Africa, numerose sono i popoli indigeni che non conoscevano la parola “povertà” prima dell'arrivo degli europei.Nella nostra lingua, il MAPUDUNGU, non esiste la parola per dire “mancare di qualcosa” perché appunto non manchiamo di niente:siamo parte della natura e la natura ci dà tutto ciò di cui abbiamo bisogno per vivere. Non esistono per noi concetti come “essere poveri” o “avere bisogno”. Il MAPUDUNGU non parla di “mancanza” e se dobbiamo dire “ho bisogno di..”, dobbiamo ricorrere al verbo spagnolo “faltar” (mancare, aver bisogno..). È la stessa cosa che è successa nelle altre parti dell'America: nelle numerose culture indigene, non esistono parole per dire “povertà” o “bisogno”, queste parole sono arrivate dopo la dominazione degli europei. Queste capacità degli invasori europei di dare definizioni “d'impoverimento” della realtà indigena è un concetto molto interessante, poiché la conquista della Patagonia è stata chiamata conquista del deserto, anche se in realtà in Patagonia non esiste il deserto. Gli “HUINCA” (parola mapuche che definisce tra gli altri: gli stranieri, l'uomo bianco, il cristiano ecc..) pensano in modo autoritario: «Sì, se io non sono qui, questo luogo è inabitato». Gli indigeni sono per loro selvaggi, non ritenuti esseri umani e come conseguenza ritengono che la nostra terra sia un deserto. Ci sono popoli e culture che coabitano con la natura, vivendo in simbiosi con ella da millenni, ma gli occidentali diranno: «Se non si hanno città in questi luoghi, è impossibile vivere, conseguentemente questo è un deserto!». Tutto dipende dalla visione del mondo, dal modo di osservare la vita del pianeta. Gli occidentali non rispettano il nostro modo di intendere la natura, non ascoltano il nostro pensiero sulla strutturazione del nostro rapporto con la natura. Il mapudingu stesso è una lingua che permette di rapportarsi in un certo modo con la natura. Ma essi non smettono mai di non- ascoltare: capiscono soltanto che cosa è scritto, o quello che è convalidato da un tecnico, un professionista, un esperto che dice loro come stanno le cose.
Tutte le esplicazioni producono la medesima maniera di comprendere il mondo.Non comprendono che ci sono molti modi diversi di vedere il mondo e che non tutti sono in grado di comprendere. Essi non riescono a capire che non hanno affatto scoperto l'America: come potevano scoprire un continente già abitato? Non si rendono conto che non hanno scoperto niente, visto che erano presenti culture millenarie. In cinquecento anni non hanno preso coscienza che non hanno scoperto niente e pensano ancora d'aver apportato civiltà e sapienza. Quel sapere porta in sé il concetto di distruzione.

D - E la distruzione si scontra con la vita delle persone. In questo modo alcuni Mapuche sono in carcere per non aver fatto altro che difendere la propria idea.

R - In Argentina molti processi hanno luogo contro i Mapuche, così come anche in Cile per i nostri fratelli: essi fanno parte del nostro popolo, sentiamo che sono carne della nostra carne. In Cile la repressione è ad un livello molto alto. In effetti ci sono molti processi in corso, contro un centinaio di nostri compagni Mapuche, d'altra parte anche io sono stato condannato a un mese e mezzo di prigione per “usurpazione delle terre”, un'accusa ridicola:come posso aver usurpato delle terre del mio territorio? Mai lo Stato è stato convincente, né con le sue dichiarazioni, né con gli accordi passati. Al contrario:la sua forza di persuasione è sempre stata la forza delle armi. In principio con la croce e la spada, certamente oggi è una spada più sofisticata, ma è la stessa, che ha cercato di sottometterci per cinquecento anni.

Il testo originale di questa pagina proviene dalla traduzione di un articolo pubblicato su Green Anarchy


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