Il Pensiero

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Testata del primo numero de Il Pensiero

Il Pensiero è stata una rivista quindicinale diretta da Pietro Gori (fino alla sua morte, nel gennaio del 1911) e Luigi Fabbri e pubblicata dal 25 luglio 1903 al settembre 1911 a Roma, Jesi (dal 1° novembre 1908) e Bologna (dal 1° settembre 1909).

Storia

Il 25 luglio 1903 Pietro Gori e Luigi Fabbri fondano Il Pensiero, il cui sottotitolo è «Rivista quindicinale di Sociologia, Arte e Letteratura», e sino alla sua chiusura, il 16 agosto 1911 (il 9 dicembre 1912 e il 17 febbraio 1913 usciranno due numeri unici straordinari, dedicati rispettivamente a Kropotkin e Giordano Bruno, nei quali Fabbri figura come direttore), si impegnerà nella propaganda interna ed esterna al movimento anarchico, affrontando con cognizione di causa i temi più disparati: dalle problematiche sociali ai problemi sindacali, dalla poesia alla letteratura, all'arte.

Collaboratori della rivista, oltre alle principali figure anarchiche (da Malatesta a Kropotkin, Sébastien Faure, Élisée Reclus, Luigi Bertoni, Ricardo Mella) vi figurano anche nomi della scapigliatura romana quali Luini, Scarpelli, Lucatelli, Agresti, Benelli, Cena.

Presentazione

Nel primo numero de Il Pensiero la redazione presenta il foglio con l'articolo Un modesto programma:

«Il fine nostro è uno solo, quale ci proponiamo perseguire dalle colonne di quest'altro piccolo strumento di divulgazione d'idee: cercare ad andare verso la verità per mezzo della libertà. Ci sono idee, avvenimenti, uomini e cose - nel campo della sociologia, dell'arte e della letteratura - che la maggior parte del pubblico, per la congiura del silenzio che si fa attorno a loro, ignora o conosce male. Esporre queste idee, rammentare questi avvenimenti, far conoscere questi uomini, richiamare l'attenzione del pubblico su tutte queste cose nuove: tale il nostro compito. Noi, gli iniziatori, siamo e rimaniamo i militi d'una idea più delle altre misconosciuta e calunniata, quando non ignorata; parleremo perciò spesso di questa idea. Ma la lasceremo sopra tutto discutere dagli altri e in niun modo ci chiuderemo nell'esclusivismo di setta e di scuola, così comune in tutte le altre pubblicazioni odierne. Qui non avremo avversari, ma soltanto degli amici e dei collaboratori in chiunque con serenità pari alla nostra vorrà dire il suo pensiero. Gli intenti nostri son questi. Per il modo con cui li perseguiremo, non promettiamo, a quanti avranno la bontà di seguire l'opera nostra, grandi cose. Questo sì! Cercheremo di migliorar sempre e di migliorarci... Alla vanità di coloro che cominciano con uno sforzo superiore alle proprie forze molto bene per poi discendere verso il molto male, preferiamo l'ambizione di chi, secondo natura vuole, comincia modestamente per progredir sempre verso l'ottimo. Chi ci approva non ha che da aiutarci, seguirci, ed aver la pazienza di aspettare».

Voci correlate

Collegamenti esterni