Il Martello

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Il Martello è stato un settimanale socialista, «organo della Federazione Marchigiana-Umbra dell'Associazione Internazionale dei Lavoratori» (motto: «nessun diritto senza dovere, nessun dovere senza diritto»), pubblicato a Fabriano dal 29 luglio al 26 novembre 1876 (dal 19 novembre fu stampato a Jesi).

Storia [1]

Andrea Costa, ispiratore de Il Martello

Il foglio fabrianese, che per l'alto livello politico, il prestigio dei suoi più stretti collaboratori ed il raggio di diffusione, che di gran lunga valica i confini regionali, occupa una posizione di primo piano nella storia del socialismo italiano.

Ad una serie precedente (socialdemocratica), apparsa nella primavera del 1876, avevano congiuntamente collaborato socialisti e repubblicani; ma l'impossibile connubio fra la due tendenze aveva indotto quest'ultimi a dimettersi dalla redazione del giornale, che rimase cosi, nelle mani dei soli socialisti. L'ultimo numero della serie democratico-sociale (1° luglio 1876) recava l'avvertenza che «dal prossimo numero, in poi, II Martello si pubblicherà nettamente, schiettamente socialista». [2]

Il 29 luglio vedeva la luce il 1° numero della nuova serie. Poco dopo, in seguito ad una delibera approvata dal 2° Congresso delle Sezioni e Federazioni delle Marche e dell'Umbria, tenuto a Jesi il 20 agosto - i cui atti furono pubblicati da Il Martello in un foglio volante, il 23 agosto [3] - il giornale diveniva l'organo ufficiale dell'Internazionale e della Federazione Marchigiano-Umbra. [4]

Fra i più importanti documenti pubblicati da Il Martello - oltre gli Atti citati del Congresso jesino - va in particolare ricordato il lavoro di Bakunin Sull'organamento dell'Internazionale. [5] Lo scritto fa parte di un più ampio lavoro (Protestation de l'Alliance), steso da Bakunin a Locarno, nel luglio o agosto 1871, alcune pagine del quale - quelle riguardanti appunto, L'Organisation de l'Internationale - erano state pubblicate, con tagli e correzioni, dall'Almanach du Peuple pour 1872. [6] Sono questi i brani tradotti e ristampati da Il Martello e, quindi, da Il Risveglio. [7]

Fra i collaboratori del giornale, è da segnalare, in primo luogo, Andrea Costa, che de Il Martello fu il vero ispiratore. Almeno tre sono gli scritti da lui firmati: una lettera ai membri della sezione fabrianese, dopo il suo arresto [8]; una recensione all'opuscolo di James Guillaume Idee sull'organamento sociale [9]; un necrologio di Paolo Zappi. [10] Quasi certamente di Andrea Costa è l'articolo Poco a poco. [11] [12]

Da rilevare ancora la presenza, fra i collaboratori, di Errico Malatesta, di cui il 1° numero de Il Martello (29 luglio) pubblicava una lunga lettera [13] a proposito degli arresti degli internazionalisti ordinati dal “ministero riparatore”.

Sotto la direzione di quel Napoleone Papini che un anno più tardi sarà fra i componenti della Banda del Matese, Il Martello visse in tutto tredici numeri, fino al 26 novembre. Meno di un mese dopo la sua cessazione, il 13 dicembre 1876, una circolare a stampa [14], firmata “per la redazione”, da Andrea Costa, Augusto Casalini e Alceste Faggioli, annunciava «A tutte le Sezioni e Nuclei della Federazione Italiana dell'A.I.L.» che «per accordi presi con la vecchia redazione, Il Martello, che si pubblicava prima a Fabriano, e poi a Jesi, sarà d'ora in avanti pubblicato a Bologna, e il 6 del prossimo gennaio uscirà il primo numero della nuova serie». [15] Della serie bolognese, sotto la direzione di Andrea Costa, uscirono ancora 11 numeri, fino al 18 marzo 1877 (più un supplemento in data 25 gennaio 1877).

Pensiero [16]

Il Martello, organo della Federazione Umbro-Marchigiana dell'Internazionale, divenne di fatto il portavoce ufficiale dell'anarchismo italiano organizzato.

Il settimanale ospitò la polemica contro i socialisti autoritari "addormentatori del popolo" e una violenta campagna contro il ministro dell'Interno Giovanni Nicotera, ritenuto responsabile della morte del rivoluzionario Giuseppe Fanelli (il 5 gennaio 1877) nel manicomio di Nocera Inferiore.

In ogni numero la Rassegna della Stampa socialista fu redatta da Giovanni Pascoli, affiliato all'Internazionale dal 1876.

Il giornale si dichiarava favorevole alla rivoluzione, con il convincimento che «essendo essa inevitabile, quanto più presto avviene, tanto meglio».

Tra i volumi della sua collana editoriale pubblicò una Vita di Michele Bakunin (1877).

Note

  1. Fonte principale: Leonardo Bettini, Bibliografia dell'anarchismo
  2. Napoleone Papini, Evoluzione necessaria.
  3. Come supplemento al n. 4.
  4. Cfr. Pier Carlo Masini, Gli Internazionalisti, p. 20 e seguenti; vedi anche Ettore Zoccoli, L'Anarchia, p. 345 («Il lavoratore, è detto nel programma della Federazione approvato dal congresso, "è essenzialmente antiautoritario ed anarchico". [...] La distruzione dell'attuale ordine borghese è il grande scopo della rivoluzione sociale, che "tende a trasformare la società sulle basi dell'anarchia e del collettivismo, all'oggetto di costituire un nomdo umano libero da ogni privilegio, da ogni pregiudizio, da ogni prepotenza, fondato sul lavoro, sull'uguaglianza, sulla solidarietà di tutti e di tutte"»).
  5. Apparso sui n. 7, 8, 10 e 11, del 9, 16, 30 settembre e 8 ottobre (ripubblicato, nel dicembre dello stesso anno, da Il Risveglio di Siena).
  6. Neuchâtel, pp. 12-24.
  7. Cfr. Max Nettlau, Bibliographie de l'Anarchie, pp. 48-49; Pier Carlo Masini, in Movimento Operaio, settembre-dicembre. 1953, pp. 812-13.
  8. Sul n. 6, del 2 settembre.
  9. Sul n. 8, del 16 settembre (più tardi riprodotta da Luigi Fabbri, su Il Pensiero, del 1° settembre 1909, pp. 266-67).
  10. Sul n. del 1° ottobre.
  11. Comparso anonimo sul n. 12, del 19 novembre (ripubblicato da Fabbri ne Il Pensiero, 1° febbraio 1910, pp. 41-42; una più recente riproduzione in Umanità Nova (Roma), 5 maggio 1963, p. 3.
  12. L'attribuzione di questo scritto a Costa è basata su una testimonianza di James Guillaume, L'Internationale, vol. IV, Parigi, 1910, p. 114; secondo Francesco Pezzi, tuttavia, sarebbe dovuto a Carlo Cafiero ("Lettera" del 7 aprile 1882, in Gianni Bosio, Lettere ad Andrea Costa e ad Anna Kuliscioff di Francesco Pezzi, in Movimento Operaio, aprile-maggio 1950, p. 199).
  13. Accessibile anche nella riproduzione che ne ha fatto la rivista Studi Sociali (Montevideo), del 4 dicembre 1933, sotto il titolo Quando la sinistra andò al potere in Italia.
  14. Bologna, tipografia Azzoguidi.
  15. Cfr. Movimento Operaio, maggio-giugno 1952, p. 490.
  16. Fonte principale: "Il Martello" riprende le pubblicazioni

Voci correlate