Henri-Gustave Jossot

Gustave-Henri Jossot (Dijon, 16 aprile 1866 - Sidi Bou-Said, Tunisia, 7 aprile 1951), fu un celebre artista libertario francese, attivo alla fine della Belle Epoque. La sua opera si manifestò in numerosi ambiti, dal dipinto all'acquarello, sino al poster pubblicitario e alla caricatura, a cui deve essenzialmente la sua fama. Fu anche scrittore e libero pensatore.

Henri-Gustave Jossot
Ritratto di Henri-Gustave Jossot del 1894.

Tutta la sua idea di rivolta, affine ai principi dell'individualismo, si manifestò attraverso i suoi tratti caricaturali, che prendevano di mira le istituzioni della società: famiglia, militarismo, giustizia, chiesa, scuole ecc.

Biografia

 
Firma di Jossot, con la sua caratteristica firma dal tratto spesso e inclinato.
 
Uno dei primi disegni pubblicati su rivista da Jossot (1893).
 
Artistes et bourgeois, la prima raccolta di disegni a carattere satirico di Jossot del 1894.
 
Copertina della raccolta di caricature di Jossot Mince de trognes del 1897.

Gustave-Henri Jossot nasce a Dijon (Digione) da famiglia agiata, suo padre è un agente assicurativo, sua madre muore quando egli ha tre anni. Jossot non andrà mai d'accordo né con suo padre né con la donna con cui questi si era risposato, tanto da attribuire loro, in un suo scritto autobiografico, Le foetus récalcitrant (Il feto recalcitrante), una spinta decisiva alle sue pulsioni antiautoritarie: «Non ci si improvvisa caricaturista: per esserlo occorre forse anche esser stati repressi da genitori autoritari, affinché la rivolta repressa trovi, più tardi, uno sfogo nelle opere».

Molti dati biografici di Jossot non sono noti per cui essi devono essere collocati tra due date in cui possano essersi verificati.

La passione per l'arte e la pittura

Dopo un breve periodo in una scuola religiosa, Jossot passa al liceo. La sua passione per il disegno si manifesta presto, anche se osteggiata dal genitore, che lo vorrebbe indirizzare alla carriera nella marina militare. Nel 1881 si trasferisce a Parigi, sposato e padre di una bambina, il suo matrimonio è avversato dal padre perché sua moglie non è ritenuta dell'estrazione sociale giusta. Nella capitale Jossot svolge per due anni lo stesso mestiere del padre, ma la sua mania per le caricature, con cui bersaglia i suoi colleghi, pongono fine al lavoro tanto odiato. Grazie ad una piccola eredità, che amministra con saggezza, Jossot può permettersi di dedicarsi alla pittura e frequentare gli ambienti artistici e letterari parigini: mostra di preferire il movimento simbolista e si forma presso i pittori Jean Paul Laurens (1838-1921) e Eugène Carrière (1849-1906). Grazie a loro Jossot acquisterà uno stile personale e una certa sicurezza di esecuzione, anche se nella sua produzione artistica la pittura occuperà sempre un piccolo posto, dal momento che la sua passione resterà il disegno.

 
Copertina di Rats (1895), raccolta di poesie di Heinrich Heine illustrate da Jossot.
 
Copertina di Femelles, raccolta di caricature di Jossot del 1901.

A partire dal 1894 Jossot si dedica con un certo impegno al disegno, collaborando con numerose riviste del settore come L'Ymagier, La Plume, La Critique, L'Estampe et L'affiche, Cocorico, L'Art décoratif, Le Cri de Paris, L'Estampe originale, Jugend, Le Rire. La sua produzione continua a restare quantitativamente limitata, dal momento che si trova ad essere privo di problemi economici impellenti. Accanto alla sua attività di illustratore (Artistes et Bourgeois, 1894) Jossot pubblica anche dei libri: Les Rats (1895), Mince de trognes, (1897) e Femelles (1901).

Tra il 1894 ed il 1899 Jossot crea la maggior parte dei suoi manifesti pubblicitari (ventidue in tutto). A causa delle pesanti limitazioni a cui inevitabilmente l'artista è esposto, Jossot non si dedica entusiasticamente a questo tipo di arte, limitandosi a farne esperienza. Dei pochi manifesti pubblicitari elaborati da Jossot, uno soprattutto è degno di massima attenzione, sia per la sua vena caricaturistica, espressa interamente, sia per le sue dimensioni (per l'epoca colossali: ben sei metri di larghezza). In esso si vedono cinque celebri personaggi dell'epoca: Philippe Grenier, Yvette Guilbert, Henri Rochefort, Sarah Bernhardt e Aristide Bruant, mentre divorano delle sardine.

Verso la fine del 1899, il padre di Jossot muore lasciandogli una discreta eredità, che contribuisce ulteriormente a rendere l'artista libertario economicamente indipendente. Come scrive in una lettera a Clément-Jamin, direttore delle riviste L'Estampe e l'affiche: «Grazie all'eredità paterna, la mia vita è assicurata, ed intendo vivere come uomo libero. Mi dedicherò anche all'arte assecondando la mia fantasia, e se ci saranno dei buchi di culo che non apprezzano la mia tecnica, potranno sempre farsi servire altro». Nello stesso periodo muore anche sua figlia.

Il periodo di collaborazione a L'Assiette au Beurre (1901-1907)

A partire dall'inizio delle pubblicazioni della celebre rivista di satira politica L'Assiette au Beurre (1901-1912), Jossot mostra una forte evoluzione nello stile in conseguenza della sua precisa volontà di esercitare una critica al sistema. Il suo segno diventa più spesso ed i suoi disegni meno elaborati, ma più incisivi e diretti. In ciò egli si mostra in perfetta sintonia con molti altri celebri artisti dell'epoca, spesso del suo stesso orientamento ideologico, come François Kupka (1871-1957), Theophile Alexandre Steinlen (1859-1923), Felix Valloton (1865-1925), Jules Grandjouan (1875-1968), anch'essi collaboratori de L'Assiette au Beurre. Jossot lavorerà con una certa assiduità a questa rivista, illustrandone interamente ben diciotto numeri e collaborando per altri diciasette con altri disegnatori, per un totale di quasi trecento disegni.

Ogni tema di cui si occuperà la rivista verrà trattato dallo stesso Jossot, anche nei numeri monografici da lui interamente illustrati: pacifismo, antimilitarismo, anticlericalismo, critica delle istituzioni, della giustizia, della scuola, della massoneria, della famiglia, ma anche critica delle mentalità, soprattutto del conformismo politico, ideologico e culturale.

Le caricature di Jossot rappresentano spesso personaggi deformati nei tratti fisici, nel corpo come nei volti, trasformati in maschere, quasi a voler rendere brutto, osceno, quanto egli ritenga umanamente gretto e privo di dignità.

In sincronia con gli eventi politici nazionali ed internazionali più importanti, Jossot elabora le sue caricature politiche in modo da apportare il suo contributo di artista militante alla lotta e alle denunce contro una società ipocrita, corruttrice e sfruttatrice. Uno dei numeri de L'Assiette au Beurre, il n° 163 del 14 maggio 1904, intitolato Le Credo di Jossot (Il Credo di Jossot), è emblematico del punto di vista ideologico dell'autore, e contribuisce, unitamente ai numeri da lui illustrati in precedenza e a quelli successivi, a collocarlo su posizioni sicuramente libertarie e spiccatamente individualiste. Nelle quindici vignette a colori ogni didascalia del Credo, improntata a solennità ideale, contrasta violentemente con la rappresentazione grafica con cui Jossot stigmatizza sarcasticamente tutte le più sacre istituzioni della società borghese. Ad essere svelate nel loro fondamento di violenza e sopraffazione ideologica ritroviamo, infatti: la famiglia, la patria, la fraternità, la democrazia, il militarismo.

Lontano, quindi, da ogni forma di organizzazione militante vera e propria, benché egli intrattenga dei rapporti di amicizia ed epistolari con esponenti anarchici, Jossot colpisce con la sua satira pungente soprattutto la mentalità gregaristica, acritica e antilibertaria. Spesso egli si autoritrae nei panni di un personaggio vestito elegantemente con una corta barba bianca, magro, con un bastone da passeggio in mano, mentre tiene testa all'opinione livellatrice altrui, fosse anche quella anarchica. Un esempio di autoritratto ironico lo troviamo proprio nella copertina del Credo, un altro nella vignetta in cui tre popolani osservano un elegante figurino, Jossot stesso, ed uno di loro esclama: «Non appartiene ad alcuna organizzazione anarchica e ha il coraggio di credersi libertario!».

L'esperienza a L'Assiette au Beurre sarà, dunque, complessivamente positiva per Jossot sotto il profilo artistico, anche se il pessimismo di fondo della sua visione del mondo e dell'uomo lo porterà progressivamente a disinteressarsi dei fatti politici e ideologici, marcando notevolmente i tratti misantropi del suo carattere. Malgrado questo suo ritirarsi dal mondo, Jossot non si porrà al servizio del sistema, contrariamente a quanto di norma avviene tra le personalità del mondo artistico o letterario, che, abbandonato un campo politico antagonistico, tendono spesso a offrire la loro collaborazione al potere.

La sua ultima pubblicazione è il romanzo da lui scritto e illustrato Viande de Borgeois, del 1906. Sino alla fine del 1907 continua ad illustrare alcuni numeri della rivista per poi cessare la sua produzione bruscamente: dal 1908 al 1912 non pubblica nulla.

Abdul Karîm Jossot

 
Abdul Karim Jossot

A partire dal 1907 Jossot è sempre più insofferente dell'epoca in cui vive e dopo frequenti e lunghi ritiri in piccole località di campagna decide, nel 1911, di trasferirsi in Tunisia - dove era stato già nel 1904-05 per un breve soggiorno - dedicandosi principalmente al disegno di paesaggi e a tavole di vita quotidiana tunisina. Nel 1913 si converte all'Islam, assumendo il nome di Abdul Karîm, e diventa in seguito un discepolo dello sceicco Ahmed al-Alawi. Questa clamorosa decisione sarà interpretata come una reazione di rifiuto e condanna verso la civiltà delle macchine. Jossot aderisce al sufismo, la corrente mistica dell'Islam, spesso perseguitata nel corso della sua storia per la sua ricerca personale e indipendente dai dogmi verso l'assoluto. Questa scelta bizzarra ma convinta fa ancora onore a Jossot, che si crea una via personale e quasi provocatrice, scegliendo di nuovo di non collaborare con le istituzioni della civiltà occidentale. Jossot ha infatti ben presente il ruolo della religione cristiana come strumento di giustificazione dell'oppressione e del colonialismo. Nel 1946 Jossot confiderà ad una rivista francese (La Rue del 19 luglio 1946) i motivi profondi del suo ritiro dall'Occidente:

«... nella vostra dolce Francia ero diventato nevrastenico e, se mi fossi ostinato a rimanervi, sarei morto da molto tempo».

In una lettera a Jehan Rictus del 18 febbraio 1921 confessa: «Non volevo altro che frequentare gli indigeni, vestirmi come loro, adottare i loro costumi, rompere completamente con la civiltà. Ma quel che non avevo previsto è che mi sarei convertito all'Islam». Nel suo libro Le sentier d'Allah del 1928 precisa così sinteticamente i motivi della sua attrazione per l'Islam: «L'Islam senza misteri, senza dogmi, senza clero, quasi senza culto, mi appariva come la più razionale di tutte le religioni».

A convincerlo ulteriormente circa la sua nausea nei confronti dell'Occidente era stato lo scoppio della Prima guerra mondiale, ma soprattutto lo sfascio di cui avevano dato prova le sinistre europee, che si erano opposte blandamente all'eventualità di una carneficina tra stati e, infine, avevano votato compatte per la guerra nei loro rispettivi parlamenti nazionali. Jossot, al contrario, non aveva aderito all'Union Sacrée e aveva collaborato, anche se brevemente, nel 1916-17, a La Tranchée répubblicaine e a Le Bonnet rouge, due giornali di tendenza pacifista, scrivendo per essi alcuni articoli.

La sua lunga residenza in Tunisia sensibilizza al problema coloniale Jossot, che mostra tutto il suo disgusto verso l'intenso sfruttamento a cui sono sottoposti gli indigeni, privati persino dei prodotti del suolo da loro coltivati. Gli indigeni lo fanno sentire dalla loro parte, musulmano come essi:

«Sono musulmano per orrore della falsa civiltà ponentina, per orrore delle sue brutture. Sono musulmano per l'ostilità contro la scienza profana che ci crea incessantemente nuovi bisogni senza fornirci il mezzo per soddisfarli, che sofistica le nostre bevande, che adultera i nostri alimenti, che ci avvelena con i suoi farmaci e tutta la sua chimica, che ci obbliga a vivere un'esistenza frenetica ed innaturale» (lettera a Clément-Janin, 12 agosto 1923).

Jossot muore, dopo aver rifiutato qualsiasi rito religioso, il 7 aprile 1951, a Sidi Bou Saïd, dove viene sepolto con rito civile.

Citazioni

  • «Il bisogno del caricaturista non consiste nel far sussultare dalle risate la trippa dei bruti, ma a seminare nei cervelli pensanti le idee liberatrici» (in Le foetus récalcitrant).

Galleria di immagini

Bibliografia

  • Elisabeth & Michel Dixmier, L'Assiette au beurre: revue satirique illustree, 1901-1912, Maspero, Parigi, 1974 (la figura di Jossot è delineata alle pagine 303-321).

Opere tradotte on-line

Voci correlate

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