Hakim Bey: differenze tra le versioni

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Versione delle 07:53, 14 feb 2018

Hakim Bey

Peter Lamborn Wilson (New York 1945 - ), più noto con lo pseudonimo di Hakim Bey [1], è un anarco-situazionista e scrittore statunitense con influenze legate al sufismo [2] , al misticismo e all'esoterismo in generale. É uno dei maggiori esponenti della controcultura americana degli anni Ottanta, si autodefinsice «anarchico-ontologico» ed è noto soprattutto per avere teorizzato le TAZ o Zone di autonomia temporanea.

Biografia

Peter Lamborn Wilson nasce a New York nel 1945. Alla fine degli anni 60 visita il Marocco, l’India e l’Iran (dove divenne un affiliato dell'Accademia Iraniana Imperiale di Filosofia), dove vive fino al 1979, anno in cui scoppia la Rivoluzione Iraniana. Studia principalmente in questo paese la lirica e la mistica del sufismo, traducendo i poeti classici sufi turchi e persiani. Nel 1980 le sue idee si evolvono verso una sorta di sintesi tra anarchismo e situazionismo con commistioni di sufismo e neopaganesimo Descrive il suo pensiero come "anarchismo ontologico" o "immediatismo".

I suoi testi poetici sono apparsi nell'editoria alternativa americana. Molti suoi scritti possono essere trovati anche in pubblicazioni come «Fifth Estate» e «First of the Month» di New York, oltre a svariati siti internet. Ha tradotto inoltre un volume delle poesie di Abu Nuwas, O Tribe That Loves Boys, e pubblicato un romanzo, The Chronicles of Qamar: Crowstone (Coltsfoot Press, 1983).

E’ attivo da sempre nell’underground politico: mediante conferenze nel New York Open Center, lavorando con il progetto no-profit del collettivo di Autonomedia a Brooklyn, scrivendo libri e rilasciando interviste, principalmente attraverso l’uso di mezzi tecnologici (telefono, internet ecc.) e collaborando, insieme a, tra gli altri, Lorenzo Komboa Ervin, Saul Newman e Murray Bookchin, all’attività  dell'Institute for Anarchist Studies (Istituto per gli Studi Anarchici).

Attualmente pare girovaghi fra un albergo di Chinatown, l’Irlanda e una roulotte nelle paludi nel New Jersey, apparendo assai raramente in pubblico.

Il pensiero

Peter Lamborn Wilson è autore di numerosi saggi su argomenti apparentemente distanti: sulle antiche società  segrete cinesi (Tong), su Charles Fourier e Gabriele D'Annunzio, sul situazionismo, sul sufismo e le relazioni con le tradizioni celtiche, sul tantrismo e l’occultismo, sulla pederastia sacra nella tradizione Sufi (questo gli costò l’accusa di fare l’apologia della pedofilia), sulla tecnologia e sul luddismo. Egli comunque sintetizza il suo pensiero con “anarchismo ontologico”.

Tuttavia tutti i suo sforzi sono stati concentrati allo sviluppo della cosiddetta Zona Autonoma Provvisoria. Il suo saggio TAZ, The Temporary Autonomous Zone, Ontological Anarchy, Poetic Terrorism diventa un cult per le controculture cypherpunk [3], e per le utopie comunitarie di rete.

Hakim Bey prende come esempio i pirati (no-corsari) del diciottesimo secolo, che avevano creato delle zone franche, micro-società  che vivevano coscientemente al di fuori della legge. Notando che l’argomento non era mai stato seriamente approfondito, Wilson decide di analizzare meglio queste colonie che chiamò pirate utopias (utopie pirate). La tecnologia potrebbe oggi permettere di sviluppare queste zone libere che sfuggano al controllo di ogni autorità  e si organizzino, seppur temporaneamente, in maniera orizzontale e non gerarchico.

Definire una TAZ non è però semplice, poiché nasce proprio per spiazzare, depistare e confondere i mass-media. Questi infatti, funzionalmente alla società  capitalistica, tendono ad omologare il non-omologato, a normalizzare il non-normalizzato, a rendere quindi innocua ogni azione contestatrice. Semplificando una TAZ può essere vista come una sorta di isola, reale o virtuale, libera dal dominio del sistema capitalista. Per Hakim Bey la TAZ è quindi la modernizzazione di quelle zone libere dei pirati del XVIII secolo.

Una TAZ può formarsi e dissolversi - sulla rete Internet, in un Centro Sociale Occupato Autogestito, in una comunità , fra gli squatter ecc. - in brevissimo tempo. La temporaneità  è necessaria proprio per evitare il confronto diretto col Capitale, vista anche la sproporzione delle forze in campo, da cui può scaturire esclusivamente repressione o normalizzazione. La TAZ utilizza ogni mezzo necessario per costituirsi, realizzandosi, anche in maniera strutturalmente non impeccabile, senza alcun riguardo per qualsiasi ideologia o dogma.

Note

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Bibliografia

In inglese

  • The Winter Calligraphy of Ustad Selim, & Other Poems (1975)
  • Hakim Bey, Science and Technology in Islam (1976) (scritto con Leonard Harrow)
  • Hakim Bey, Traditional Modes of Contemplation & Action (1977) (scritto con Yusuf Ibish)
  • Hakim Bey, Nasir-I Khusraw: 40 Poems from the Divan (1977) (tradotto e scritto con Gholam Reza Aavani)
  • Hakim Bey, Kings of Love: The Poetry and History of the Nimatullahi Sufi Order of Iran (1978)

(tradotto e scritto con Nasrollah Pourjavady)

  • Hakim Bey, Angels (1980, 1994)
  • Hakim Bey, Weaver of Tales: Persian Picture Rugs (1980) (con Karl Schlamminger)
  • Hakim Bey, Loving Boys: Semiotext(e) Special (1980) (scritto come Hakim Bey)
  • Hakim Bey, Crowstone: The Chronicles of Qamar (1983) (come Hakim Bey)
  • Hakim Bey, CHAOS: The Broadsheets of Ontological Anarchism (1985) (come Hakim Bey)
  • Hakim Bey, Semiotext(e) USA (1987) (scritto insieme a Jim Fleming)
  • Hakim Bey, Scandal: Essays in Islamic Heresy (1988)
  • Hakim Bey, The Drunken Universe: An Anthology of Persian Sufi Poetry (1988) (tradotto e scritto con Nasrollah Pourjavady)
  • Hakim Bey, Semiotext(e) SF (1989) (scritto insieme a Rudy Rucker e Robert Anton Wilson)
  • Hakim Bey, TAZ: The Temporary Autonomous Zone, Ontological Anarchy, Poetic Terrorism (1991) (come Hakim Bey)
  • Hakim Bey, Immediatism (1992, 1994) (come Hakim Bey; originariamente pubblicato da Radio Sermonettes)
  • Hakim Bey, Aimless Wandering: Chuang Tzu's Chaos Linguistics (1993) (come Hakim Bey)
  • Hakim Bey, Sacred Drift: Essays on the Margins of Islam (1993)
  • Hakim Bey, The Little Book of Angel Wisdom (1993, 1997)
  • Hakim Bey, O Tribe That Loves Boys: The Poetry of Abu Nuwas (1993) (tradotto e scritto come Hakim Bey)
  • Hakim Bey, Pirate Utopias (1995, 2003)
  • Hakim Bey, Millennium (1996) (come Hakim Bey)
  • Hakim Bey, Shower of Stars" Dream & Book: The Initiatic Dream in Sufism and Taoism (1996)
  • Hakim Bey, Escape from the Nineteenth Century (1998)
  • Hakim Bey, Wild Children (1998) (scritto insieme a Dave Mandl)
  • Hakim Bey, Avant Gardening: Ecological Struggle in the City & the World (1999) (scritto insieme a Bill Weinberg)
  • Hakim Bey, Ploughing the Clouds: The Search for Irish Soma (1999)
  • Hakim Bey, Rain queer (2005)

In italiano

Voci correlate

Collegamenti esterni

  1. Secondo Peter Lamborn Wilson lo pseudonimo sarebbe una necessità  per evitare di essere assorbito dal sistema e per impedire che ci si concentrasse sulla sua persona piuttosto che sulle sue idee. Altri ritengono invece che dietro Hakim Bey si nascondano diversi scrittori, tra cui lo stesso Wilson. Lo pseudonimo sarebbe stato utilizzato in passato da diversi scrittori radicali degli anni 70 e dovrebbe essere tradotto, dal turco, come “Signor Giudice”)
  2. Corrente islamica con tendenze libertarie e che ha affascinato anche diversi anarchici, tra cui Jossot e Leda Rafanelli
  3. Per i suoi rapporti con l’uso della tecnologia Hakim Bey è considerato anche il padre ideologico degli hackers.