Giovanni Rossi

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Giovanni Rossi

Giovanni Rossi (Pisa, 11 gennaio 1856 - Pisa, 9 gennaio 1943), anarchico, agronomo e scrittore italiano, è stato fondatore della colonia di Cittadella e di quella de La Cecilia.

Biografia

Nato a Pisa l'11 gennaio 1856, Giovanni Rossi si iscrive all'Università  laureandosi in agraria. Ben presto si avvicina all'anarchismo, coltivando immediatamente l'idea di mettere in pratica le idee rivoluzionarie dell'epoca. Nel 1878, con lo pseudonimo di "Cardias", pubblica Un Comune socialista, in cui espone il suo progetto per la realizzazione di una comune comunista anarchica.

L'amicizia con Andrea Costa e l'attivismo nella sezione pisana dell'Internazionale del lavoratori, gli costano però le "attenzioni" degli apparati repressivi dello Stato e, successivamente, l'arresto per un presunto «atteggiamento contro la sicurezza interna dello Stato». Dopo 5 mesi di carcerazione preventiva (aprile 1879) viene processato e assolto da ogni accusa.

Contemporaneamente alla militanza libertaria prosegue anche l'attività  agronomica, curando, in particolare, la pubblicazione di alcuni libri. Nel 1882 vince un concorso veterinario a Gavardo (Brescia) e là  si trasferisce per un pò di tempo. Nel bresciano trova anche il tempo per diffondere le idee libertarie e per costituire una cooperativa sociale. Nel 1884 pubblica Brescia per Amilcare Cipriani, ma tutte le sue energia sono focalizzate alla realizzazione di una colonia libertaria: Rossi scrive e cerca appoggi per la realizzazione del suo progetto, ma senza risultati sostanziali. Nel 1886 fonda il giornale «Lo sperimentale», in cui vengono principalmente illustrate le sue idee in merito alla realizzazione di una "colonia comunista anarchica". Finalmente, nel 1897, l'interesse di Bissolati e l'appoggio materiale di Giuseppe Mori, che metterà  a disposizione di Rossi i suoi poderi, consente la realizzazione della colonia di Cittadella.

Giovanni Rossi, Giuseppe Mori e altri compagni nella colonia di Cittadella.

La colonia di Cittadella

L'11 novembre 1887, a Stagno Lombardo (Cremona), Giovanni Rossi insieme ad un gruppo di lavoratori del podere Cittadella (podere in stile neogotico tuttora esistente), costituisce l'"Associazione Agricola Cooperativa di Cittadella in Comune di Stagno Lombardo, Cremona" (questo il nome completo dell'associazione) per gestire 120 ettari di campagna, oltre ad una ventina di case contadine, stalle e un piccolo asilo infantile, ceduti in affitto da Giuseppe Mori. La comunità  era inizialmente formata da sedici persone; le spese venivano decise comunitariamente, la gestione della casa affidata in rotazione alle donne. Tuttavia le difficoltà  divengono lentamente insormontabili, a causa principalmente della diffidenza degli altri contadini di Cittadella. I problemi incontrati spingono Rossi a sperimentare i propri progetti in terre lontane come in Brasile, dove qualche mese più avanti fonda la comunità  de La Cecilia.

La Cecilia

Il 20 febbraio 1890 la nave “Città  di Genova” salpò verso il Brasile. A bordo vi erano numerosi migranti, tra cui anche militanti anarchici e socialisti il cui scopo era quello di realizzare nel Sud America una comune sperimentale che si reggesse secondo i principi dell'comunismo anarchico. Alla fine i coloni decisero di fondare la propria colonia circa a 100 km da Curitiba (Curitiba è la capitale del Paranà , Stato Meridionale del Brasile) [1].

Nonostante tutta una serie di problemi (scarsa conoscenza del territorio, limitate competenze agricole e difficoltà  nel reperire macchinari), la colonia ottenne alcuni buoni risultati, sia dal punto di vista agronomico ed economico che da quello sociale, permettendo lo sviluppo di rapporti interpersonali orizzontali e non gerarchici. Ma le numerose difficoltà , tra cui c'è anche da annoverare la fuga di uno dei coloni con la cassa della comunità , determinarono la fine della "Cecilia". Un dettagliato resoconto delle ragioni politiche e sociali che portarono alla fine dell'esperienza colonica Rossi lo fa nel 1895, nella prima parte dell'opera Il Paranà  nel XX secolo. Utopia di Giovanni Rossi (Cardias).

Per tramite di questa esperienza Rossi dichiarò fallito l'anarco-comunismo, ma non si scoraggiò e cercò di immaginare una nuova società : le linee guida di questo suo nuovo progetto (un progetto assolutamente non incentrato sull'egualitarismo) sono riportate, sotto la forma del romanzo utopistico, nella seconda parte de Il Paranà  nel XX secolo. Utopia di Giovanni Rossi (Cardias), intitolata Visione di un ubriaco raccontata da lui stesso.

Il dopo Cecilia

In Cecilia comunità  anarchica sperimentale e Un episodio d'amore nella colonia Cecilia (opuscolo), due operette edite a Livorno nel 1893 (l'esperienza brasiliana non era quindi ancora conclusa), Rossi descrisse in maniera lusinghiera l'esperienza brasiliana, ma non mancò di evidenziare i primi germi antisociali (quali ad esempio l'emergere di egoismi familiari) che nella colonia stavano iniziando a prendere piede.

Dopo l'avventura de La Cecilia, Rossi intraprende alcuni incarichi agronomici istituzionali e di insegnamento presso diverse scuole. Sempre sotto la sorveglianza della polizia locale, che è in stretta collaborazione con quella italiana, continua tuttavia a propagandare le sue idee libertarie. Fonda alcune cooperative agricole (a Rio dos Cedros e Ascurra) e si batte per migliorare l'agricoltura locale.

Il 4 aprile 1907 decide di rientrare definitivamente in Italia, insieme alla compagna e alle figlie. In “patria” di fatto smette di occuparsi di politica, dedicando la maggior parte del suo tempo all'agronomia e alla stesura di testi agronomici. L'avvento del fascismo vede un Rossi oramai vecchio e stanco, che pubblicamente partecipa solo ai funerali dei suoi vecchi compagni.

Giovanni Rossi muore a Pisa, a 87 anni, il 9 gennaio 1943.

Note

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Bibliografia

  • R. Gosi, Il socialismo utopistico. Giovanni Rossi e la colonia anarchica Cecilia, Milano, Moizzi Editore, 1977.
  • M. L. Betri, Cittadella e Cecilia. Due esperimenti di colonia agricola socialista. Carte inedite a cura di Luisa Betri e un saggio introduttivo su l'utopia contadina, Milano, Edizioni del Gallo, giugno 1971.
  • R. Zecca, Il positivismo anarchico di Giovanni Rossi. L'esperimento di una comune libertaria nel Brasile della fine del XIX secolo, Università  degli Studi di Milano, Tesi di Laurea, 2008.

Voci correlate

Collegamenti esterni

  1. Secondo quanto riportato da svariate fonti (La cecilia: una vita in una comune [Storia illustrata, 1973], Documento, Wikipedia portoghese ecc.) sarebbe stato l'imperatore del Brasile, Don Pedro II, a concedere in dono la terra su cui sarebbe nata La Cecilia. Tale decisione sarebbe nata in seguito all'incontro avvenuto a Milano tra Rossi e Don Pedro. Il dramma fu, sempre secondo queste fonti, che i coloni si misero in viaggio senza essere al corrente della caduta della monarchia e dell'avvento della repubblica, la quale poi non ritenne più valido il patto stipulato tra Rossi e l'ex-imperatore. Per questo i coloni sarebbero stati quindi costretti a pagare ingenti tasse per poter restare in quelle terre, creando loro enormi difficoltà  di tipo economico. Tuttavia, la teoria della partecipazione imperiale, lanciata da Alfonso Schmitd e ripresa da Zelia Gattai in un racconto sicuramente suggestivo ma sostanzialmente privo di interesse storiografico, è fortemente contestata: Rosellina Gosi, nel 1977, ha iniziato a evidenziare come la tesi si basasse sostanzialmente su poco più che il nulla; Isabelle Felici (che ha curato il tema anche in una tesi di dottorato presso l'Université de la Sorbonne Nouvelle-Paris III nel 1994) in un breve saggio pubblicato dalla Rivista Storica dell'Anarchismo nel 1996 (numero 2, secondo semestre) ha definitivamente smontato la teoria di Schmitd (è stato anche sottolineato, per tramite di una attenta indagine storiografica, come molto probabilmente mai Cardias incontrò Pedro II). D'altronde la stessa figlia di Cardias, Ebe Cecilia Rossi, in un'intervista rilasciata all'Istituto Ernesto De Martino a Pisa nel 1974, ha espreso forti dubbi sulla veridicità  di tale teoria. Si legga inoltre: Discussione:Giovanni Rossi