Gigi Damiani

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Gigi Damiani

Gigi Damiani (Roma, 18 maggio 1876 - Roma, 16 novembre 1953) è stato un anarchico e un propagandista anarchico italiano. Figura essenziale dell'anarchismo italiano, assieme a Malatesta fu l'anima di Umanità Nova (quotidiano nel primo dopoguerra e poi settimanale nel secondo) e svolse un compito propagandistico molto importante anche in Brasile, dove si visse in esilio per un certo periodo in seguito all'espulsione dall'Italia.

Biografia

Gigi Damiani era nato a Roma il 18 maggio 1876 in ambiente estremamente bigotto a cui si ribellò finendo al riformatorio e al carcere minorile, finchè a 16 anni incontrò l'anarchia. Già nel 1894 divenne, assieme al Pasquale Binazzi, il più giovane confinato della reazione crispina e le isole, piene di compagni ben più preparati, divennero la loro università. Rilasciato nel '98 si imbarcò per il Brasile, installandosi a San Paolo (qui trovò molti italiani anarchici, anche se alcuni di questi - es. Felice Vezzani e Arturo Campagnoli - furono espulsi dal paese nel momento in cui lui vi giungeva [1]), dove, facendo il pittore di fondali e di decorazioni murali, per venti anni dette un apporto insostituibile all'anarchismo brasiliano collaborando con la stampa libertaria: il suo primo contributo fu la pubblicazione (28 novembre 1897) di una poesia, Ad una contessa, su La Birichina, giornale diretto da Galileo Botti. Collaborò, dopo essersi trasferito nello Stato del Paranà nel 1902, anche a Il Dirito (Curitiba, 32 numeri dall'8 ottobre 1899 all'11 giugno 1902) fondato da Egizio Cini, a O Despertar di José Buzzetti, corrispondente a Curitiba de La Battaglia (San Paolo, giugno 1904- settembre 1912). Ritornato a San Paolo nel 1908, dal 1911 sostituì Oreste Ristori[2] (con questi aveva precedentemente collaborato anche in Amigo do Povo, Amico del Popolo, giornale fondato a San Paolo nel 1902 [3]) alla giuda de La Battaglia, poi anche ai giornali che ne presero il posto: Barricata (8 settembre 1912-8 marzo 1913) e Barricata/Germinal (16 marzo - 17 agosto 1913). Nel 1914 sostituì Alessandro Cerchiai alla direzione di Propaganda Libertaria (San Paolo, 12 luglio 1913 - 31 dicembre 1914) e nel 1916 rilevò Angelo Bandoni alla gestione di Guerra Sociale (San Paolo, 59 numeri della dall'11 settembre 1915 al 20 ottobre 1917) [1].

Conosciuto con il nomignolo di «Ausinio Acrate» e «Simplicio», diede il suo contributo alle lotte di quel giovane movimento libertario ed operaio nel quale gli italiani erano ben presenti. Nel 1987 in occasione della commemorazione dello sciopero insurrezionale del 1917 furono calorosamente ricordati, nella gremita "praca de sé" di San Paolo, lui e il suo ruolo (in seguito collaborò ancora a A Plebe di Edgard Leuenroth). Questo però piacque meno alle autorità del tempo che, nell'autunno '19, imbarcarono a forza Damiani per l'Italia. In verità non gli dettero un gran dispiacere, Damiani desiderava tornare nella effervescente situazione italiana:

«Appena a terra – ricorderà - subito mi si parlò del quotidiano che si stava preparando a Milano. Errico, [[[Malatesta]], che sbarcò un mese dopo Damiani...] poi, mi propose di lavorare con lui al giornale Umanità Nova» e nel giornale rappresentò l'anima antiorganizzatrice del movimento.
«Un quotidiano - scrisse Ugo Fedeli- era importante per gli articoli di Malatesta, del Fabbri e di molti altri ma veramente non si potrebbe concepire senza il Damiani [...] Egli era il vero giornalista del gruppo, quello che con facilità sapeva intrattenersi sulle questioni più diverse e di ognuna sapeva esporre il lato più caratteristico e interessante.»

Damiani divenne fondamentale dall'ottobre del '20 dopo l'arresto in massa di Malatesta e compagni, e soprattutto dopo l'attentato del Teatro Diana, con la distruzione della tipografia e il movimento in pieno scompiglio. Riuscendo a mantenersi latitante, con l'aiuto di Pasquale Binazzi ed Ettore Molinari, riorganizzò il quotidiano e chiamò a raccolta il movimento che si rinfrancò giusto in tempo per battersi contro la montante marea fascista. Con Mussolini al potere e Umanità Nova ormai distrutta, trovò assieme a Luigi Fabbri, i fondi da donare a Malatesta per pubblicare Pensiero e Volontà e trovò anche il mezzo di pubblicare un suo settimanale Fede! che mantenne coraggiosamente il collegamento tra i compagni dal '23 al '26 (13 mila copie vendute!). Dopo il fallimento dell'attentato a Mussolini da parte di Gino Lucetti decise di riparare in Francia, cercando invano di convincere Malatesta a fare altrettanto.

Impossibile qui seguire la sua attività in esilio, per capirne l'atteggiamento basta il titolo del primo foglio che lanciò da Marsiglia: Non Molliamo (1927). Nel 1931 passò a Barcellona (in Spagna era caduta la monarchia) e da lì, con l'aiuto degli anarchici catalani organizzò tutto per «trarre in salvo» Malatesta, in motoscafo e poi in idrovolante. Fallita l'operazione per una soffiata, passò in nord Africa e si fermò a Tunisi dove, a due passi dalla Sicilia, viveva una piccola ma vivace colonia di libertari italiani. Lì rimase intrappolato: dopo la morte di Luigi Galleani ('31) e di Malatesta ('32) i servizi fascisti lo consideravano a capo del movimento anarchico e nessuna pressione sui francesi fu trascurata per bloccarlo. La situazione non migliorò con la guerra e nemmeno con l'arrivo degli angloamericani. Le autorità inglesi gli negarono il visto anche a guerra finita: Damiani poté rientrare a Roma solo nel febbraio '46!.

La FAI gli dette subito la direzione della rinata Umanità Nova e l'impossibile compito di riportarla a quotidiano. Damiani però era già minato nel fisico; soprattutto andava perdendo la vista e nulla poterono vari interventi, presto dovette essere affiancato da U. Consiglio e poi anche da Armando Borghi. Il 16 novembre 1953 Damiani si spense a Roma con la sua ultima inseparabile sigaretta.

Il pensiero

Gigi Damiani non fu un teorico ma ebbe idee chiare, diffidò di qualsiasi organizzazione non perché possibile limitatrice della libertà individuale, ma perché sollecitava la tendenza umana a delegare (cioè a scegliere la via più comoda) a un'ipotetica realtà. Sperimentalista, diffidò di qualsiasi «specializzazione» nel movimento (sindacalismo, educazionismo ecc.) e di qualsiasi formula data per scontata; ad esempio si occupò di pedagogia libertaria, fondando a San Paolo (13 maggio 1912) una Scuola Moderna, basata sui principi di Francisco Ferrer y Guardia, insieme a Neno Vasco, Edgard Leuenroth e Oreste Ristori. Damiani pensava che l'assetto economico in una società anarchica fosse ancora tutto da inventare, non rispondendo in maniera specifica né al socialismo né al comunismo né quant'altro. La sua produzione consiste soprattutto nei tanti articoli; in testi per il Teatro sociale; in raccolte di versi e in pochi ma essenziali opuscoli, tra i quali: Il problema della Libertà (1924 e 1946), Saggio su una concezione filosofica dell'anarchismo (1941 poi 1991), La mia bella Anarchia (1953). Non esiste alcuna ristampa di questi lavori né raccolte dei suoi scritti.

Note

Bibliografia

  • Ugo Fedeli, Gigi Damiani. Note biografiche. Il suo posto nell'anarchismo" (1954, poi Antistato 1958 e Samizdat 1997)
  • Isabelle Felici (curatrice della voce su Damiani), Dizionario Biografico degli Anarchici Italiani, BFS, 2003.

Voci correlate

Collegamenti esterni