Femminismo

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Poster per la «Giornata Internazionale delle Donne», 8 marzo 1914

Il Femminismo è il movimento politico, sociale e culturale, nato nell'Ottocento in Europa e negli Stati Uniti, volto a ottenere la parità  giuridica e sociale tra i sessi. Dopo un periodo di riflusso, nella seconda metà  del Novecento, a partire dagli ambienti liberal delle Università  americane e dall'estrema sinistra europea, il movimento femminista si estese e si radicalizzò, denunciando lo sfruttamento capitalistico, le politiche militariste e colonialiste, il razzismo, lo specismo e il sessismo, la degradazione della donna ridotta a oggetto sessuale e a macchina di riproduzione della specie, la millenaria discriminazione esercitata dalle ideologie reazionarie e clericali dei regimi fallocratici e oppressori.

Pur diviso in diverse correnti, le sue iniziative hanno contribuito a modificare in senso progressista la legislazione di molti paesi, con iniziative nel campo dell'assistenza alla maternità  e all'infanzia, con il riconoscimento del divorzio, del controllo delle nascite e dell'aborto, sulla repressione del mobbing e degli abusi sul lavoro, sulle molestie sessuali, sullo stupro e sull'omo-transfobia. Notevole sviluppo ha avuto alla fine del XX secolo il pensiero femminista, con originali indagini sulla storia delle donne, sulla letteratura, sulla psicoanalisi e la sessualità , sulla politica e la sociologia, sulla teologia e la filosofia, con gli studi sul genere e sulla differenza sessuale.

Storia

Gli studi di numerosi ricercatori e storici ( Riane Eisler, Marija Gimbutas, Andrè Leroy-Gourhan…) attestano che per lunghissimo tempo gli uomini e le donne dell'Antica Europa, e non solo, vissero in armonia, senza sostanziali discriminazioni di genere e gerarchie sociali [1]. Questo modello di società , fondata sul mutualismo, col tempo fu sostituito da un potere, definito dalla Eisler come androcratico(dalle parole greche andros, "uomo" e kratos, "governato", quindi letteralmente “governo degli uomini”, “potere degli uomini”) [2], che istituì il patriarcato e molte altre discriminazioni.

Nel corso della storia però le donne hanno dato vita a movimenti di contestazione del potere maschile, spesso censurati o minimizzati dalla storiografia ufficiale, che inizia ad occuparsi del femminismo esclusivamente dal XIX secolo.

In questo capitolo si intende ricostruire, seppur a grandi linee, la storia effettiva del “movimento femminista”.

L'antichità 

L'antica Grecia, seppur fortemente misogina, ha dato alla luce scrittrici e poetesse (Arignate, Saffo …) che cantarono l'amore e l'uguaglianza tra i sessi. Alcune donne, come Arete di Cirene e Aspasia (compagna di Pericle), diressero scuole filosofiche importanti. È probabile che alcune satire di Aristofane e Cratino, per esempio Lisistrata [3], non fossero altro che un modo per deridere certi atteggiamenti femministi[4] e salvaguardare il potere maschile.

Anche il pensiero e l'azione di Gesù, tralasciando di soffermarsi sulla veridicità  storica di questo personaggio, presenta caratteristiche “femministe”: es. impedisce la lapidazione dell'adultera, frequenta donne senza alcuna discriminazione, attribuisce grande importanza a Maria Maddalena (secondo i Vangeli Gnostici, Maria Maddalena sarebbe diventata, alla morte di Gesù, la leader di una setta cristiana che predicava valori egualitari e antigerarchici).

Il Medioevo

In Sex in History di G. Rattray Taylor viene evidenziata la nascita, nel XII secolo - grazie soprattutto al regno di Eleonora d'Aquitania (1133-1204), regina di Francia (1137-1152) e poi d'Inghilterra (1154-1204) -, di una corrente di pensiero che dedica maggiore attenzione alle donne. Inoltre, nonostante si fosse in un periodo di accanita misoginia religiosa, la scrittrice Christine de Pizan, tra il 1390 e il 1429, scrisse ben ventotto libri, tra i quali La città  delle dame, profonda e dura critica alla misoginia dell'epoca [5].

Ritratto di Mary Wollstonecraft (1797)

La stessa Inquisizione è da molti storici (Wendy Faulkner, Barbara Ehrenreich…) considerata una brutale reazione maschilista di fronte al risveglio della cultura femminista: es. il culto pagano delle dèe che si risvegliava, la diffusione di guaritrici che operavano in alternativa alla medicina ufficiale, allora prerogativa esclusiva dei maschi [6] ecc.

Rinascimento ed Illuminismo

In Francia, nel XVI secolo, le donne furono giuridicamente ritenute incapaci. Marie de Gournay (1566-1645), figlia adottiva di Montaigne, espresse la sua collera attraverso il testo L'Égalité des hommes et des femmes (L'uguaglianza degli uomini e delle donne) e Le grief des femmes (L'obiezione dlle donne). In Women as a force in History (1946), Mary Bead evidenzia il ruolo avuto da donne come Madame Rambouillet, Ninon de Lenclos e Madame Geoffrin nello sviluppo di tematiche ed egualitarie (o gilaniche [7] come direbbe Riane Eisler) in opposizione alla brutalità  maschile.

Durante la Rivoluzione Francese molte "femministe" si ritrovarono nella Société des Républicaines Révolutionnaires, fondata nel febbraio 1793 da Pauline Léon e Claire Lacombe.

I primi passi "ufficali" del movimento femminista furono però compiuti da Olympia De Gouges e Mary Wollstonecraft. La prima partecipò alla Rivoluzione Francese, scrisse manifesti, libelli e articoli in difesa delle donne. Nel 1791 pubblicò la Dichiarazione della Donna e della Cittadina, proponendo l'uguaglianza delle donne e sottolineando il loro diritto alla proprietà , alla sicurezza e alla resistenza ad ogni forma di oppressione.

La Wollstonecraft invece fu l'autrice della Rivendicazione dei diritti della donna (A Vindication of the Rights of Woman), considerato come uno dei primi trattati filosofici femministi. Compagnia dell'anarchico William Godwin, è considerata come la madre del movimento femminista britannico e le sue idee influenzarono il pensiero e l'azione delle suffragete.

L'Ottocento

Il femminismo divenne però un movimento organizzato a partire dal diciannovesimo secolo, come effetto di una più diffusa consapevolezza dell'ingiusto trattamento riservato alle donne [8] e dal diffondersi dei movimenti di riforma sociale.

Fu il socialista utopista Charles Fourier a coniare il termine femminismo nel 1837, ma già  prima di quella data egli aveva dichiarato l'impellente necessità  dell'allargamento dei diritti delle donne in chiave paritaria; importante fu anche il contributo dalla franco-peruviana Flora Tristan. Durante il breve periodo della Comune parigina (1871), fu molto importante il ruolo assunto dalle donne, soprattutte le anarchiche (Louise Michel, André Léo, Victorine Rouchy, Marguerite Lachaise ecc.), sia nella difesa della rivoluzione parigina che in quello della promulgazione di idee libertarie ed emancipatrici del ruolo delle donne nella società  (fu richiesta l'uguaglianza tra i sessi, la soppressione della distinzione tra donne sposate e concubine, tra bambini legittimi e naturali e l'abolizione della prostituzione)[9].

La "questione femminile" cominciò a divenire una questione primaria anche all'interno del movimento anarchico (Emma Goldman, Louise Michel ecc.) ed ebbe terreno fertile anche negli Stati Uniti, dove si tennero alcuni convegni in merito e dove già  nel 1869 John Stuart Mill pubblicò The Subjection of Women. Nel 1895 grande scalpore suscitò Elizabeth Cady Stanton con la pubblicazione di The Woman's Bible (ristampato nel 1974 con il titolo di The original femminist attack on the bible, Ann Press), frutto anche del lavoro di molte altre femministe dell'epoca, in cui la Stanton denunciò il sessismo biblico.

Il Novecento

Negli "anni dieci" del XX secolo, in America, venivano organizzati cortei delle cosiddette "suffragette" che combattevano per il diritto di voto, mentre una donna di nome Margaret Sanger lottava per il controllo delle nascite. Negli anni seguenti il femminismo faceva sentire la propria voce negli ambiti lavorativi (dai lavori sottopagati in fabbrica nell'Ottocento, la rivendicazione di diritti pari a quelli degli uomini aveva portato le donne a poter accedere a molti impieghi pubblici) e nella vita sociale in genere, fu però soprattutto nella letteratura e nell'arte che la donna assunse finalmente un ruolo importante e riconosciuto.

Emma Goldman (1869-1940), anarchica e femminista

Dopo un intorpidimento di coscienza, soprattutto europeo, durato fino agli "anni Cinquanta", negli "Settanta" il movimento femminista spostò i propri obiettivi da una questione meramente soggettiva ad un ambito sociale, lottando per la conquista di diritti civili, che portarono, per esempio in Italia, all'introduzione del divorzio, alla modifica del diritto di famiglia nel "1975", all'istituzione dei consultori familiari, alla legge sulle "pari opportunità ", alla liberalizzazione dei contraccettivi e all'approvazione delle leggi che regolano l'aborto, alla costituzione dei Centri antiviolenza ecc.

In quegli anni le femministe si dedicarono anche alla creazione di una coscienza dello stato di oppressione in cui versavano le donne, da cui sarebbe dovuta scaturire la liberazione da questo giogo oppressivo. Per questo intorno al "1975" i gruppi autonomi di donne iniziarono a trasformarsi da gruppi di parola in gruppi che si dedicarono alla realizzazione di qualcosa, come librerie, biblioteche, case editrici, luoghi di ritrovo. Nasce in sostanza la cosiddetta pratica del "fare tra donne".

Nel 1983 nell'Iran degli Ayatollah, 10 donne appartenenti al culto di Baha'i [10] furono condannate a morte. Tra queste, Tahita, in punto di morte, disse: «Mi potete uccidere quando volete ma non potete fermare l'emancipazione delle donne», segno evidente che il femminismo non è una questione esclusivamente occidentale.

Molte donne, oggi, vedono il valore delle presenza femminile nella storia non più come elemento sottomesso all'uomo dalla cultura patriarcale bensì analizzando l'opera di civilizzazione che le donne hanno svolto nei secoli. Benché la lotta contro l'ineguaglianza tra uomini e donne sia il fondamento del femminismo, la teoria femminista al suo interno non è omogenea: vi sono infatti teorie contrastanti riguardo all'origine di questa ineguaglianza, ma anche sui mezzi e sui fini del femminismo.

Il ruolo degli uomini nello sviluppo del femminismo

Ci sono studiosi maschi che hanno contribuito non poco allo sviluppo delle tematiche femministe. Un esempio è Ashley Montagu che in La naturale superiorità  della donna, e in molti altri lavori, denuncia il patriarcato e la misoginia imperante:

«Si comincia a comprendere come mai parto e mestruo da fenomeni naturali siano stati trasformati in un handicap, anzi in vere malattie. L'invidia che [gli uomini...] provano per le facoltà  fisiologiche della donna li fa sentire deboli e ad essa inferiori... L'unico modo per difendersi dalle donne e, nello stesso tempo, per punirle, è quello di svalutare le loro capacità  trasformando le prerogative femminili in stati di inferiorità . Ecco come si svolge tale processo: la superiorità  fisiologica va prima portata a uno stato d'inferiorità  sociale, che viene poi convertita in inferiorità  biologica. A questo punto, come dubitare dell'inferiorità  biologica e sociale della donna?» [11]

Un altro è Fritjof Capra, che, soprattutto in Il punto di svolta. Scienza, società  e cultura emergente [12] riconosce l'assoluta importanza del femminismo nel tentativo di edificare una società  pacifica ed egualitaria.

Altri uomini che in un modo o nell'altro operano in tal senso sono: Carl Degler, P.Steven Sangren, Lester Kirkendall e Randolph Trumbach.

Correnti principali del femminismo

Femminismo radicale

Il femminismo radicale è una corrente del femminismo, sostenente l'idea che la ragione delle disuguaglianze (razzismo, sessismo, specismo, discriminazioni di varia natura ecc.) esistenti nelle società  attuale (ma anche in quelle passate) ha origine nel patriarcato.

Le femministe vedono il seme della discriminazione nella sfera della riproduzione sessuale, nella differenza biologica, che viene trasformata in quella differenza di ruoli e in quella differenza sociale che relega la donna in condizioni di subordinazione. È Simone de Beauvoir ad aprire la strada a questa intuizione:

Rote Zora è stata un'organizzazione femminista anarchica attiva tra gli anni '70 e '80 nell'allora Germania Ovest.
«Donna non si nasce, lo si diventa. Nessun destino biologico, psichico, economico definisce l'aspetto che riveste in seno alla società  la femmina dell'uomo; è l'insieme della storia e della civiltà  a elaborare quel prodotto intermedio tra il maschio e il castrato che chiamiamo donna.»

Tale pensiero si differenzia in varie correnti a seconda della risposta che le femministe intendono dare alle pratiche del dominio. Mentre alcune sostengono la necessità  di «instaurare un matriarcato in opposizione al patriarcato», altre preferiscono ricercare la formazione di comunità  senza distinzioni riguardo al genere sessuale d'appartenenza; allo stesso tempo molte femministe sono concordi nel ritenere che non tutti i maschi partecipano ugualmente all'oppressione femminile, né che tutte le donne sono ugualmente oppresse.

Esse inoltre riconoscono che la società  occidentale permette alla moglie un relativo esercizio del potere, quantunque si rischi in questo modo semplicemente di sostituire un dominatore con un altro, un potere con un altro.

Anarco-Femminismo

Exquisite-kfind.png Vedi Anarco-Femminismo e Anarchismo, femminismo e l'individuo (di Colin Wright).

Eco-Femminismo

Exquisite-kfind.png Vedi Eco-Femminismo.

Note

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Bibliografia

  • Riane Eisler, Il calice e la spada, Frassinelli, 2006
  • Maria Mantello, Sessuofobia. Chiesa cattolica. Caccia alle streghe. Il modello per il controllo e la repressione della donna, Roma, Procaccini Editore 2005.
  • Diego Giacchetti, Nessuno ci può giudicare. Gli anni della rivolta al femminile, Derive&Approdi, 2005
  • Roberta A. Crocetta Modugno, Mary Wollstonecraft. Diritti umani e Rivoluzione francese, Soveria Mannelli, Rubbettino, 2002
  • Emma Goldman, Anarchism and Other Essays (1917), New York, Dover Publications, 1969
  • Friedrich Engels, L'origine della famiglia, della proprietà  privata e dello Stato (1884), Roma, Editori Riuniti 1963
  • Simone de Beauvoir, Il secondo sesso (1949), Milano, Il Saggiatore 1961

Voci correlate

Collegamenti esterni

  1. Per approfondimenti: società  gilaniche
  2. Per approfondimenti:Ipotesi Kurgan
  3. Lisistrata
  4. Arete di Cirene ebbe a dire che la sua principale preoccupazione era quella di costruire “un modo in cui non ci fossero padroni né schiavi” (Riane Eisler in Il Calice e la Spada, pag 195)
  5. Il Calice e la Spada, di Riane Eisler, pag 20
  6. Medical Technology and the right to heal, Wendy Faulkner, 1985
  7. Gilania , dalle parole greche gynè, "donna" e andros, "uomo" (la lettera l tra i due ha il duplice significato di unione, dal verbo inglese to link, "unire" e dal verbo greco lyein o lyo che significa "sciogliere" o "liberare")
  8. Mentre nelle epoche precedenti le donne venivano discriminate sulla base dei testi religiosi, successivamente si diffonde l'idea della presunta inferiorità  della natura femminile, che necessariamente deve relegarla ad un ruolo di sposa e madre (Jean-Jacques Rousseau, Kant)
  9. Il ruolo delle donne nella difesa della Comune
  10. Religione che professa l'eguaglianza tra i sessi. Si veda: Bahaismo
  11. La naturale superiorità  della donna Bompiani 1956 pag.26-27
  12. Feltrinelli, 1984