Fabio Massimo Nicosia

Fabio Massimo Nicosia (1958), avvocato, giurista, teorico del diritto e della politica, ha pubblicato diversi volumi e diversi saggi, tanto nel diritto amministrativo, quanto nella filosofia del diritto e della politica. Già anarco-capitalista, fonda la corrente anarco-analitica, che si propone, come nel caso dei marxisti analitici, di sottoporre ad analisi del linguaggio i concetti utilizzati dai vari autori delle diverse aree libertarie. Pseudoanarchico.

Biografia

Fabio Massimo Nicosia al liceo incontra autori come Proudhon e Max Stirner, che lo appassionano ad un libertarismo dalle venature scettiche -i suoi filosofi preferiti in epoca scolastica erano Pirrone e Hume- e sui quali porterà una tesina all'esame di maturità.

Attività giovanile e letteraria

A 19 anni, in pieno movimento del 1977, si iscrive, da anarchico, al Partito Radicale, di cui condivide le battaglie dei diritti civili, con particolare riferimento all'antiproibizionismo, che diviene per lui una stella polare, un punto cruciale di differenziazione tra amici e nemici (politici). Per lui, il radicalismo è solo la linea di tendenza che conduce, come fu anche alla fine dell'800, il liberalismo verso l'anarchismo. Nel 1985 inizia a pubblicare su riviste di diritto amministrativo. Nel 1991 pubblica due volumi dedicati a questa materia, segiuti da un terzo l'anno successivo. Già in questi lavori, l'autore riesce a inserire forti venature di carattere libertario. Nel frattempo, Nicosa subisce anche l'influenza anarco-liberista della rivista, uscita nel 1979, «Claustrofobia», diretta da Riccardo La Conca, con il quale entra in contatto critico. Nicosia riconoscerà sempre, tuttavia, il debito con La Conca, soprattutto per l'insegnamento in materia economica.

Avvocato di diritto amministrativo (che continua a praticare come professionista), Nicosia si propone un obiettivo più ambizioso: scrivere un grosso saggio di teoria generale del diritto, che sia al contempo un trattato libertario. Ne esce la Disobbedienza incivile (1996) che non sarà mai pubblicata. Nel 2000 esce, invece, Il sovrano occulto (Franco Angeli) che contiene ampie porzioni della disobbedienza.

Incontro e distacco dagli ambienti anarco-capitalisti di impronta leghista

Nel frattempo, entra in contatto con il gruppo degli anarco-capitalisti italiani di seconda generazione, ma se ne distacca presto, imputando loro, in genere un legame con la Lega Nord e l'assuzione di posizioni conservatrici in materia di libertà personali e una concezione "sacrale" della proprietà privata, come rese pubblico con una lunga lettera pubblicata nel 1999 su A-Rivista Anarchica: L'opinione di un Libertarian. Quindi, su stimolo del prof. Raimondo Cubeddu, Nicosia studia il pensiero di Bruno Leoni e nel 2004 pubblica per Liberlibri Beati Possidentes ove esprime la propria teoria del diritto e della politica.

Intanto Nicosia aveva ingaggiato una vera e propria guerra telematica con gli anarco-capitalisti di impronta leghista e prende le distanze dal pensiero rothbardiano, ritenendolo inadeguato, non solo nel risolvere i casi limite, ma anche le comuni vicende della vita, con una teoria unilateratista della teoria della proprietà alla quale ne contrappone una consensualista e di mercato.

Grande frequentatore di forumn e mailing list, incontra Luigi Corvaglia, con il quale condivide la passione per l'anarchismo americano del XIX secolo e la collocazione centrista tra collettivisti e capitalisti, in nome di un libero mercato depurato da squilibri sociali.

Il comunismo di mercato

Ispirandosi ai marxisti analitici, Nicosia battezza l'anarchia analitica e scrive tra il 2005 e il 2007 un lungo saggio sull'argomento, Il dittatore libertario, nel quale espone un modello analitico che egli stesso definisce "comunismo di mercato", con l'ambizione di far fare la pace agli anarchici delle diverse correnti.

Secondo Nicosia, a differenza di quanto ritengono gli anarco-capitalisti, la Terra nasce come res communis e non come res nullius. Ciò comporta che ogni apprensione del bene terra, ogni impossessamento, limitando la libertà degli altri (ad esempio quella di movimento o di sfruttamento del suolo comune), deve comportare una compensazione a favore degli altri, a meno che non residui tanta di quella terra da poter soddisfare le esigenze di chiunque. Tale compensazione ha i caratteri della rendita proprietaria, dato che tutti sono comproprietari, "comunisti" appunto, e Nicosia ne parla come di una rendita di esistenza eguale per tutti (tutti sono comunisti "pro quota" del bene territoriale) a favore di tutti, in modo che il mercato possa svolgersi a partire da un piede di partenza egualitario e in modo tale da prevenire il pericolo che il mercato comporti differenze di ricchezza marcate. Secondo Nicosia, infatti, la rendita di esistenza avrebbe un valore particolarmente elevato, dato che la terra è abbondante nel mondo, e costituirebbe base e fondamento del free-coinage, del libero conio, di cui la terra costituirebbe provvista monetaria abbondante per tutti. Il primo passo da compiere per andare in questa direzione sarebbe iscrivere nel bilancio dello Stato il valore di mercato dei beni demaniali e delle riserve auree, in modo da far emergere le enormi ricchezze che lo Stato possiede, ma che occulta, dato che, a differenza di quanto avviene per le società private, lo Stato non è attualmente obbligato a iscrivere in bilancio il valore dei cespiti immobiliari o, appunto, aurei.

È questa, sostiene Nicosia, la grande truffa dei nostri tempi, che consente ai politici di continuare nelle chiacchiere sulla "voragine dei conti pubblici", giustificando così alta tassazione e "sacrifici" per i meno abbienti, quando invece lo Stato è ricchissimo. Nicosia previene l'obiezione che la sua sia una proposta "statalista", rinviando al mittente l'accusa: i veri "statalisti" sono coloro i quali lasciano le cose come sono, favorendo l'inganno statale sulle proprie ricchezze pubbliche: risorse naturali, spiagge, fiumi, ingentissime riserve auree, clamorosi patrimoni storico-artistici: nulla di ciò è iscritto nel bilancio dello Stato, privandone la titolarità ai cittadini, ed è per questo che Nicosia ha lanciato tempo addietro una campagna il cui slogan è: "Contabilize public real estate", contabilizzate le proprietà immobiliari statali.

Ora, una volta che a tutti sia garantita una più che congrua rendita di esistenza, il mercato può perfettamente funzionare anche e soprattutto nella realizzazione dei beni pubblici, dato che intorno alla loro realizzazione si viene a creare un meccanismo di domanda e offerta che si esprime in una vera e propria votazione monetaria, per cui votano monetariamente non solo i costruttori e i favorevoli, ma anche i contrari, a differenza di quanto avviene oggi, in cui lo Stato può imporre unilateralmente ai contrari operre come la TAV o altre contestate: si pensi alle centrali nucleari. Secondo Nicosia, tale quadro penalizzerebbe e non favorirebbe la realizzazione di grandi opere, che sono sempre frutto del sostegno statale ai grandi costruttori privati, che invece, nel modello di Nicosia, vedrebbero i loro progetti sempre sottoposti al vaglio costi/benefici da parte delle popolazioni interessate. Il tentativo di Nicosia è dunque questo, di partire da una premessa comunista per consentire l'instaurarsi di un mercato paritario e del tutto democratico, pur nel suo coerente antistatalismo.

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