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== Voci correlate ==
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Elise Ottesen-Jensen nel 1940

Elise Ottesen Jensen, detta Ottar, (Hoyland, Norvegia, 2 gennaio 1886 - Stoccolma, Svezia, 4 settembre 1973) è stata una scrittrice, militante anarchica, femminista e neo-maltusiana scandinava.

Biografia

Diciassettesima figlia di un pastore protestante, Elise Ottesen Jensen ben presto rinnega la religione (grazie alla lettura di opuscoli agnostici firmati da Arne Garborg, Henrik Wergeland, ecc.) anche in seguito ad un tragico episodio che vide protagonista il padre, che aveva costretto sua sorella Magnhild a partorire in Danimarca per potersi disfare del neonato. A Maghild non era stato detto nulla riguardo al suo stato di gravidanza, mentre l'ingenua ragazza pensava di essersi ammalata. In seguito, avendo compreso quanto era successo, Magnhild s'era suicidata. Elise, che in seguito a questi fatti divenne un'attivista nella lotta per i diritti delle donne, accuserà  sempre il padre della morte della sorella.

Il sogno di Ottar inizialmente è quello di compiere degli studi di medicina dentistica, ma un'esplosione in un laboratorio della sua scuola in cui perderà  due dita porrà  fine ai suoi progetti. Inizialmente si occupa di sindacalismo, provando ad organizzare le lavoratrici, ma poichè queste le ponevano sempre quesiti di natura sessuale («Sono obbligata ad andare a letto con mio marito quando lui lo desidera?» «Cosa posso fare per evitare di rimanere incinta?») capisce che è quello il campo in cui può maggiormente essere utile.

Durante la prima guerra mondiale, incontra Albert Jensen, un anarco-sindacalista e pacifista statunitense. Dopo il matrimonio cambia il suo cognome in Ottesen-Jensen.[1] Quando il compagno viene espulso dalla Norvegia, Elise sceglie di partire con lui con destinazione prima a Copenhagen e poi, a partire dal 1919, a Stoccolma. Collabora allora al periodico Arbetaren che rappresenta la tendenza anarco-sindacalista e libertaria svedese.

Avendo vissuto in prima persona il problema delle famiglie numerose ed inseguito, con la morte di una delle sue sorelle più giovani in conseguenza di un aborto clandestino, diventa una militante neo-maltusiana in favore quindi del controllo delle nascite grazie a mezzi contraccettivi come il diaframma.

Contribuirà , con i suoi numerosi articoli e le sue conferenze attraverso la Svezia a dare una vera informazione sessuale e politica alle donne e nel 1937 a far abolire la legge che proibisce i mezzi contraccettivi. Nel 1933, fonda la Federazione dell'Educazione Sessuale “RFSU” che presiederà  sino al 1959.

Milita per l'aborto libero, la diffusione dei mezzi contraccettivi, ma anche per i diritti degli omosessuali. Negli anni 40, riesce a far federare diverse organizzazioni che daranno vita alla International Planned Parenthhood Federatio (IPPF), Federazione internazionale di pianificazione famigliare che presiederà  dal 1959 al 1963.

«Sogno il giorno in cui ogni bambino appena nato sarà  il benvenuto, quando gli uomini e le donne saranno uguali e quando la sessualità  sarà  espressione di intimità , gioia e tenerezza.»[2]

La sua azione sarà  infine riconosciuta ufficialmente e sarà  nominata nel 1958 dottore honoris causa all'Università  di Uppsala. Oltre a numerosi articoli, ha scritto diversi libri tra cui Ovälkomna barn (1926), Människor i nöd (1932), Säg barnet sanningen (1945) e due libri autobiografici Och livet skrev (1965) e Livet skrev vidare (1966).

Note

  1. Cindy Larsen (2001-03-05). Yelah.net - Om Elise Ottesen-Jensen. Yelah. Retrieved 2007-02-28
  2. The Swedish Association for Sexuality Education: Our history. RFSU. Retrieved 2007-03-01

Voci correlate