Dolcino e Margherita precursori dell'anarchismo cristiano

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Fra Dolcino

Dolcino Torielli o Tornielli (Prato Sesia, 1250 circa – Vercelli, 1º giugno 1307), conosciuto anche come Fra Dolcino o Dolcino da Novara, fu un religioso prosecutore del millenarismo di Gerardo Segarelli e fondatore dei Fraticelli Apostolici o dolcinisti.

Eretico radicale contro la gerarchia ecclesiastica, frutto di un'altrettanto radicale interpretazione della vita e delle opere di san Francesco d'Assisi, predicò la prossima fine del mondo e la discesa in terra dello Spirito Santo sugli apostolici. Il papa Clemente V decretò contro lui e i suoi seguaci una crociata, durante la quale fu catturato insieme alla sua compagna Margherita Boninsegna. Entrambi furono torturati e arsi vivo sul rogo.

L'eresia dolciniana

Note biografiche su Dolcino

Nonostante venga spesso indicato come luogo di nascita Prato Sesia (Novara), non si hanno assolute certezze su quale sia stata l'effettiva terra natìa di Dolcino Torrielli. Secondo l'inquisitore Bernardo Gui [1] egli fu figlio illegittimo della relazione di un prete e di una donna, ma probabilmente questo fu l'ennesimo tentativo dell'Inquisizione di diffamare e delegittimare ancor più la sua figura. La maggior parte delle fonti concordano al contrario nel definirlo come figlio di una famiglia benestante, predicatore competente e carismatico, con una buona conoscenza della Bibbia e di altri testi ecclesiastici, che studiò sin da ragazzo.

I Fratelli Apostolici

Nel 1291 Dolcino entrò a far parte del movimento degli Apostolici, guidato all'epoca da Gherardo Segalelli. Essi avevano la loro origine nell'ala sinistra dell'ordine francescano, formata dai cosiddetti Apostolici o Spirituali [2] che a loro volta si dividevano in due fazioni, una più moderata ed una più radicale. Gli Apostolici predicavano un messaggio cristiano radicalmente ispirato alla vita dei primi apostoli e dello stesso Francesco, fondato sull'uguaglianza uomo-donna, il sacerdozio universale [3] la comunione dei beni, il rifiuto di ogni gerarchia e la priorità data al valore della povertà, ritenuto un valore fondamentale contro la degenerazione della società e della Chiesa. Le autorità ecclesiastiche s'erano ormai allontanate dal vero messaggio cristiano, avevano abbracciato il culto del potere ed introdotto nella sua dottrina cristiana concetti come umiltà, castità, pazienza ecc. in sostituzione del valore che gli apostolici ritenevano prescindente da tutto, la povertà appunto. [4]

Ovviamente la Chiesa non poteva tollerare un simile messaggio e per questo, all'apertura del concilio di Lione (7 maggio 1274), il papa Gregorio X lanciò una nuova crociata contro le congregazioni religiose non autorizzate. Segalelli e gli Apostolici rifiutarono di entrare in altri ordini ecclesiastici, come imposto loro dalla Religionum diversitatem nimiam [5], e per questo caddero vittime della dura repressione della Chiesa dopo essere stati accusati di eresia. Segalelli fu arrestato e dopo varie vicissitudini messo al rogo a Parma il 18 luglio 1300. A questo punto la sua predicazione fu proseguita da Fra Dolcino, di cui in realtà non si ha la certezza se sia stato o meno stato effettivamente un "frate", anche se probabilmente si limitò a definirsi "fratello" in quanto appartenente al movimento ereticale.

L'incontro tra Dolcino e Margherita

Dolcino proseguì sulla strada di Segalelli, divenendo il leader carismatico del movimento (Segalelli e Dolcino rifiutavano ogni gerarchia) dei Fratelli Apostolici e nel 1303 emigrò con i suoi seguaci verso le montagne del Trentino, vicino al Lago di Garda, dove conobbe Margherita di Trento, figlia Oderica contessa di Arco, una donna definita bellissima dalle cronache dell'epoca [6].

Secondo la testimonianza del fratello Ser Boninsegna del fu Odorico da Arco nel dicembre 1332, Margherita, affascinata dalla predicazione di Dolcino, fuggì di casa all'insaputa dei suoi famigliari ed insieme ad altre quattro persone della sua contrada seguì l'uomo di cui si era innamorata e di cui divenne la compagna sino alla morte. [7]

La comune dolciniana in Valsesia

Nel 1304, i dolciniani attraversarono le montagne fino alla Valsesia lombarda, dove i valligiani accolsero con entusiasmo le loro idee che promettevano riscatto ai tutti i diseredati della terra. Ai contadini diceva loro che la terra apparteneva a chi la lavorava, per questo riuscì da una parte a ricevere il sostegno di sempre più persone, ma dall'altra ad attirarsi l'odio delle classi più ricche.

Approfittando del sostegno armato offerto da Matteo Visconti, dopo un breve ritorno nella zona di Brescia, nel 1304 Dolcino decise di fare della Valsesia una sorta di territorio franco dove realizzare concretamente il tipo di comunità da lui teorizzato. Con i suoi adepti si stabilì inizialmente soprattutto a Gattinara, da dove di tanto in tanto essi partivano per fare delle incursioni contro i nobili e i ricchi della zona, ed in seguito, per godere di una maggiore tranquillità, nella località denominata Parete calva (presso Rassa, Vercelli). Secondo quanto dice Dario Fo nel suo Mistero buffo, gli abitanti della zona presero a chiamarsi tra loro «comunitardi» [8], vivendo senza nessuna gerarchia e autorità, mettendo in comune il frutto del lavoro di ognuno secondo quanto riportato dai versetti 44-47 degli Atti degli Apostoli: « Ma tutti coloro che credevano erano insieme e avevano ogni lor cosa in comune.» [9]

I dolciniani credevano che non fosse possibile riformare la Chiesa senza modificare radicalmente la stessa società, per questo il suo programma poteva essere riassunto in questo modo:

  1. ritorno alla Chiesa della origini;
  2. abolizione di tutte le gerarchie (in primis quelle ecclesiastiche) e di ogni potere costituito;

Questo significava distruggere il sistema di dominio feudale e la sua sostituzione con una società egualitaria (in primis quella dei sessi) fondata sulla comunione dei beni. Per raggiungere quest'obiettivo essi non disdegnavano l'uso della forza, come per esempio quando, subito dopo un attacco subito per mano di una spedizione al soldo dal conte di Monferrato, che aveva provocato la cattura di 200 dolciniani a cui vennero tagliati mani e piedi, i comunitardi organizzarono una controffensiva nella città di Novara che causò la morte di molti dei loro massacratori.

La crociata contro i dolciniani

A questo punto molti conti e duchi della zona occupata dai comunitardi si lamentarono direttamente con le gerarchie ecclesiastiche delle prediche portate avanti da fra Dolcino che minavano i loro privilegi. Le lamentele dei ricchi signori furono ascoltate e nel 1306 il vescovo di Vercelli Raniero (o Rainero) degli Avogadro, con il beneplacito di Papa Clemente V, organizzò una vera e propria Crociata contro i dolciniani.

Fu organizzato un imponente esercito costituito da circo 8 mila uomini, per difendersi dai quali gli apostolici scelsero di riunirsi ed appostarsi sul Monte Rubello, una montagna delle Alpi Biellesi oggi conosciuto come monte San Bernardo. Dopo una strenua resistenza, il 23 marzo 1307 i crociati penetrarono nelle fortificazioni erette dai seguaci di Dolcino e catturarono gran parte di loro. Quasi tutti i prigionieri furono passati per le armi; Dolcino, processato e condannato a morte, fu giustiziato pubblicamente il 1º giugno dopo aver assistito al rogo di Margherita e di Longino da Bergamo. [10]

In memoria di Dolcino e Margherita

Bandiera Rosso-Nera anarcocristiana. Fra Dolcino è considerato un precursore dell'anarchismo cristiano

Alla fine dell'800, il monte Rubello, dove si era svolta l'ultima battaglia dei dolciniani, comincia a diventare luogo prescelto di incontro dei sovversivi biellesi (mazziniani, radicali, anarchici, socialisti...). Nel 1907, diecimila persone si riunirono sul monte Rubello per celebrare il seicentesimo anniversario della morte di Dolcino e Margherita, dove eressero un obelisco alto dodici metri in memoria dei comunitari apostolici.

Nel 1927, quando l'Italia si trovava sotto la dittatura di Mussolini, l'obelisco fu abbattuto sprezzantemente dal regime fascista. Cinquant'anni dopo, nel 1974, un gruppo di attivisti del movimento operaio biellese collocarono una croce catara in sostituzione dell'obelisco. Alla festa popolare organizzata per celebrare l'evento parteciparono Dario Fo e Franca Rame che con la commedia teatrale Mistero Buffo avevano fatto ritornare in auge Dolcino e Margherita, precursori del socialismo e dell'anarchismo. La celebrazione sancì la nascita del Centro Studi Dolciniani, che da allora organizza ogni seconda domenica di settembre il tradizionale incontro al Cippo di Fra Dolcino, sulla Panoramica Zegna, nei pressi di Trivero (Bi).


Nel 2006, alcuni attivisti NO TAV scrissero a nome di Fra Dolcino una lettera agli altri esponenti del movimento. [11]

Note

  1. Bernardo Gui, De secta illorum qui se dicunt esse de ordine apostolorum
  2. Gli spirituali si contrapponevano ai Conventuali: i primi rivendicavano una vita ascetica sull'esempio di Francesco; i secondi auspicavano lo svolgimento di una vita vissuta in convento, con lo scopo di curare le anime.
  3. Precedendo di 200 anni Martin Lutero, gli Apostolici scelsero di vivere il rapporto con Dio liberandosi da qualsiasi vincolo con la Chiesa e da qualsiasi mediazione tra Dio e l'uomo.
  4. Fra Dolcino e i dolciniani
  5. Angela da Foligno mistica dell'Ognibene
  6. I segreti del Vaticano
  7. Cimego e l'eresia
  8. Fra Dolcino secondo Dario Fo
  9. Capitolo 2, versetti 44-47
  10. CATTANEO, LONGINO
  11. Frà Dolcino e Margherita

Bibliografia

  • Giulio Pavignano, Dolcino. L'ultimo Eretico, Biella, Edizioni Ieri e Oggi, 2007.
  • Raniero Orioli (a cura di), Fra Dolcino. Nascita, vita e morte di un'eresia medievale, Milano, Jaca Book, 2004
  • Corrado Mornese, Eresia dolciniana e resistenza montanara, Derive/Approdi, 2002
  • Centro Studi Dolciniani, "La Rivista Dolciniana", #22, luglio-dicembre 2002
  • Centro Studi Dolciniani, fra Dolcino e gli Apostolici tra eresia, rivolta e roghi, Derive/Approdi, 2000

Voci correlate

Collegamenti esterni