De l'Être-Humain mâle et femelle - Lettre à P. J. Proudhon (di Joseph Déjacque)

Da Anarcopedia.
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Nel fondo della Luisania, dove mi ha portato e riportato il flusso e il riflusso dell'esilio, ho potuto leggere, su un giornale degli Stati Uniti, la Révue de l'Ouest, un frammento [...]. Amerei veder trattare la questione dell'emancipazione della donna, da una donna che abbia amato molto, e amato in modo differente, e che, per la sua vita passata, avesse informazioni sull'aristocrazia e sul proletariato, sul proletariato, soprattutto; perché la donna della soffitta è più in grado di penetrare con la vista e col pensiero nel senso della vita lussuosa, ufficiale o segreta, della gran signora, di quanto la donna di salotto non sia capace di intravvedere la vita di privazione, apparente o nascosta, della figlia del popolo.

Tuttavia, in mancanza di quest'altra Maddalena che sparge le rose feconde del suo cuore ai piedi dell'Umanità crocefissa, dirigendo l'anima verso un mondo migliore; in mancanza di questa voce di civilizzata pentita, credente nell'Armonia, fanciulla anarchica; in mancanza di questa donna che abiura francamente e pubblicamente tutti i pregiudizi del sesso e della razza, della legge e dei costumi che ci legano ancora al mondo anteriore; ebbene! io, essere umano di sesso maschile, cercherò di trattare con voi e contro di voi, gran genio di un Proudhon, questa questione dell'emancipazione dell'essere umano dei due sessi.

È veramente possibile, celebre pubblicista, che sotto la vostra pelle di leone, si trovino tante asinerie? [...] Novella Giovanna d'Arco di genere maschile - che, per quarant'anni, si dice, avete conservata intatta la verginità - le mortificazioni dell'amore vi hanno esacerbato il cuore; gelosi rancori lo disgustano. Gridate: «Guerra alle donne!» come la Pulzella d'Orleans gridava: «Guerra agli Inglesi!» - Gli Inglesi l'hanno bruciata viva... Le donne hanno fatto di voi un marito, o sant'uomo, per molto tempo vergine e sempre martire!

Ecco Padre Proudhon, volete che ve lo dica: quando parlate di donne mi fate l'effetto di un collegiale che ne parla molto e ad alta voce, a casaccio, e che, come i suoi uditori adolescenti, non sa quello che dice. Dopo aver per quarant'anni profanato la vostra carne nella solitudine, siete arrivato, di polluzione in polluzione, a profanare pubblicamente la vostra intelligenza, elucubrandone le impurità e infangandone la donna.

È duqnue questo, Narciso-Proudhon, ciò che chiamate la civiltà virile ed onesta?

Cito le vostre parole:

❝No, signora, non conoscete nulla del vostro sesso; non sapete una parola della questione che voi e le vostre onorabili colleghe agitate con tanto rumore e così poco successo. E sì, non la comprendete affatto questa questione; se, nelle otto pagine di risposta alla mia lettera vi sono quaranta paralogismi, ciò dipende esattamente, come vi ho detto, dalla vostra infermità sessuale. Intendo, con questa parola, la cui esattezza non è forse irreprensibile, la qualità del vostro intelletto, che vi permette di afferrare il rapporto delle cose solo quel tanto che noi uomini vi facciamo toccare con le dita. Vi è, in voi, nel cervello come nel ventre, un certo organo incapace, per sé stesso, di vincere la sua inerzia originaria e che lo spirito virile è il solo capace di far funzionare, cosa che non gli riesce nemmeno sempre. Tale è, signora, il risultato delle mie osservazioni dirette e positive; lo consegno alla vostra sagacia ostetrica, e vi lascio calcolarne, per la vostra tesi, le conseguenze incalcolabili.❞

Ma - vecchio cinghiale, non siete altro che un porco - se è vero, come dite, che la donna non può partorire dal cervello come dal ventre senza l'aiuto dell'uomo, e se ciò è vero, è ugualmente vero - la cosa è reciproca - che l'uomo non può produrre dalla carne come dall'intelligenza senza l'aiuto della donna. È logica, e buona logica, maestro-Maddalena-Proudhon, che un allievo, che è sempre stato un soggetto disobbediente, può strapparvi dalle mani e gettarvi in faccia.

L'emancipazione o la non emancipazione della donna, l'emancipazione o la non emancipazione dell'uomo; che significa? Forse che - naturalmente - possano esservi diritti per l'uno che non siano diritti per l'altra? Forse che l'essere-umano non è l'essere-umano al plurale come al singolare, al femminile come al maschile? Forse che cambiarne la natura è scinderne i sessi? E le gocce di pioggia che cadono dalle nuvole sono forse meno gocce di pioggia se attraversano l'aria in piccolo o in grande numero, se la loro forma è tale o tal'altra, se la loro configurazione è maschile o femminile?

Mettere la questione dell'emancipazione della donna alla stessa stregua della questione dell'emancipazione del proletario, questo uomo-donna o, per dire la stessa cosa in modo differente, questo uomo-schiavo - carne da harem o carne da officina - questo è rivoluzionario; ma porla al di sotto del privilegio-uomo, oh! allora, dal punto di vista del progresso sociale, questo è privo di senso, è reazionario. Per evitare ogni equivoco, è l'emancipazione dell'essere-umano di cui bisogna parlare. In questi termini, la questione è completa; porla così è risolverla: l'essere-umano, nelle sue rotazioni di ogni giorno, gravita di rivoluzione in rivoluzione verso l'ideale di perfettibilità, la Libertà.

[...] Scrittore sferzatore di donne, servo dell'uomo assoluto, Proudhon-Haynau [generale austriaco che represse i movimenti rivoluzionari nell'Europa centrale e balcanica nel 1848-1849], che avete per knout [sorta di gatto a nove code, pena di uso slavo ottocentesco] la parola, come il boia croato, sembrate gioire di tutte le oscenità della bramosia a spogliare le vostre belle vittime sulla carta del supplizio e a flagellarle con le vostre infettive. Anarchico a metà, liberale e non LIBERTARIO, volete il libero scambio per il cotone e per la cera, e preconizzate protettorati dell'uomo sulla donna nella circolazione delle passioni umane; gridate contro gli alti baroni del capitale, e volete riedificare l'alta baronia del maschio sulla femmina vassalla; ragionatore con gli occhiali, vedete l'uomo attraverso lla lente che ingrandisce gli oggetti, e la donna con la lente che li rimpicciolisce; pensatore afflitto da miopia, non potete distinguere che ciò che vi abbaglia nel presente e nel passato, e non potete scopire niente di ciò che è alto e distante, nella prospettiva dell'avvenire: siete un infermo!

La donna, sappiatelo, è l'impulso dell'uomo, come l'uomo è l'impulso della donna. Non esiste Idea nel vostro deforme cervello, come in quello degli altri uomini, che non sia stata facondata dalla donna; azione del braccio o dell'intelligenza, che non abbia avuto l'intento di farvi notare dalla donna, di piacerle; anche la cosa che sembra più lontana, anche i vostri stessi insulti.

[...] Siate dunque francamente, interamente anarchico, e non un quarto d'anarchico, un ottavo di anarchico, un sedicesimo di anarchico, come si è quarto, ottavo, sedicesimo di agente di cambio. Spingetevi fino all'abolizione del contratto, l'abolizione non soltanto del gladio e del capitale, ma della proprietà e dell'autorità sotto tutte le sue forme. Giungerete alla comunità-anarchica, cioè allo stato sociale in cui ciascuno sarà libero di produrre e consumare a volontà e secondo la sua fantasia, senza avere controlli da esercitare o da subire da chiunque o su chiunque; dove l'equilibrio tra la produzione e il consumo si stabilizzerà naturalmente, non più tramite la detenzione preventiva e arbitraria nelle mani degli uni o degli altri, ma per la libera circolazione delle forze e dei bisogni di ciascuno. I flussi umani non sanno che farsene delle vostre dighe; lasciate passare le libere maree: i mari, non ritornano forse ogni giorno ai loro livelli?

Forse che io ho bisogno, per esempio, di avere in proprio un sole, un'atmosfera mia, un fiume mio, una foresta mia, tutte le vie e le case di una città mie? Forse che ho diritto di esserne il detentore esclusivo, il proprietario, e di privarne gli altri, senza profitto neppure per i miei bisogni? E se non ho questo diritto, ho dunque, maggiormente, ragione di volere, come nel sistema dei contratti, misura a ciascuno - secondo le sue forze accidentali di produzione - ciò che gli spetta di tutte queste cose? Quanto dovrà consumare di raggi di sole, di metri cubi d'aria o di acqua, o di spazi per passeggiare nella foresta? Quale sarà il numero di case o la porzione di casa che avrà il diritto di occupare; il numero di porta o il pezzo di marciapiede dove gli sarà permesso appoggiare il piede e il numero di strade o il lastricato dove gli sarà proibito camminare? - Forse che, con o senza contratto, non consumerò maggiormente quelle cose che la mia natura, il mio temperamento comporta? Forse che posso assorbire da solo tutti i raggi del sole e tutta l'aria dell'atmosfera, tutta l'acqua del fiume? Forse posso invadere e assorbire con la mia persona tutte le ombrosità della foresta, tutte le strade della città e tutto il lastricato della strada, tutte le case della città e tutte le camere della casa? E non è forse la stessa cosa per tutto quanto serve al consumo umano, che sia un prodotto grezzo, come l'aria o il sole, o un prodotto lavorato, come la strada o la casa? A che pro, allora, un contratto che non può nulla aggiungere alla mia libertà, che non può attentarvi, e che certamente vi attenterebbe?

E ora, per ciò che riguarda la produzione, forse che il principio attivo che è in me sarà più sviluppato per il fatto che lo si sarà oppresso, che gli si saranno posti degli ostacoli? Sarebbe assurdo sostenere una simile tesi. L'uomo chiamato libero, nelle società attuali, il proletario, produce molto meglio e molto di più che l'uomo chiamato negro, lo schiavo. Cosa accadrebbe se fosse realmente e universalmente libero: la produzione ne sarebbe centuplicata. - E i pigri, direte voi? I pigri sono un'incidente delle nostre società anomali, cioè, avendo l'ozio gli onori e il lavoro il disprezzo, non è sorprendente che gli uomini si stanchino di una fatica che porta solo frutti amari. Ma nello stadio di comunità-anarchica e con le scienze tali come sono sviluppate ai nostri giorni, non potrebbe accadere nulla di simile. Vi saranno, sì come oggi, esseri più lenti a produrre di altri, ma di conseguenza, meno vivi nel consumare: l'equazione esiste naturalmente. Vi serve una prova? Prendete a caso cento lavoratori, e vedrete che i più consumatori sono anche i più produttivi. - Come raffigurarsi che l'essere umano, il cui organismo è composto di tanti preziosi utensili e l'impiego dei quali dà una moltitudine di gioie, lo strumento del braccio, lo strumento del cuore, lo strumento dell'intelligenza, come figurarsi che li lascerebbe volontariamente corrodere dalla ruggine? Cosa! allo stato di libera natura e di meraviglie industriali e scientifiche, allo stato di esuberanza anarchica, in cui tutto gli ricorderebbe il movimento e tutto il movimento la vita, cosa! l'essere umano non saprebbe cercare la felicità che in una imbecille immobilità? Andiamo, dunnque! Solo il contrario è possibile.

Sul terreno della vera anarchia, della libertà assoluta, esisterebbe senza alcun dubbio tanta diversità fra gli esseri quante sarebbero le persone nella società, diversità di età, di sesso, di attitudine: l'uguaglianza non è uniformità. E questa diversità di tutti gli esseri e di tutti gli istanti è giustamente ciò che rende ogni governo, costituzione o contrattazione impossibile. Come impegnarsi per un anno, per un giorno, per un'ora, quando in un'ora, un giorno, un anno, si può pensare in maniera completamente differente che nell'istante in cui ci si è impegnati? - Con l'anarchia radicale, vi sarebbero dunque donne e uomini di maggiore o minore valore relativo; vi sarebbero bambini e vecchi; ma tutti, indistintamente, non sarebbero meno esseri umani, e sarebbero ugualmente e assolutamente liberi di muoversi nel cerchio delle loro attrazioni, liberi di consumare e di produrre come converrebbe loro, senza che alcuna autorità paterna, maritale o governativa, senza che nessun regolamento legale o contrattuale possa portarvi danno.

La società così compresa - e dovete comprenderla così, voi, anarchico, che vi vantate di essere logico - che avete ancora da dire dell'infermità sessuale della femmina o del maschio del genere umano?

Ascoltate, maestro Proudhon, non parlate della donna, prima di parlarne studiatela; andate a scuola. Non vi dite anarchico, o siate anarchico fino alla fine. Parlateci, se volete, dell'ignoto e del conosciuto, di Dio che è male, della Proprietà che è un furto. Ma quando parlate dell'uomo, non fatene una divinità autocratica, perché vi risponderò: l'uomo è male! - Non attribuitegli il capitale di intelligenza che non gli appartiene se non come diritto di conquista, per commercio d'amore, ricchezza usuraia che gli viene interamente dalla donna, che è il prodotto della sua stessa anima, non abbigliatelo con le esposizioni altrui, perché, allora, vi risponderò: la proprietà è un furto! [...]

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