Convegno di Palermo: rapporti tra istituzioni, fascismo e criminalità

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Il capomafia Vito Genovese, in divisa regolare da ufficiale americano, con accanto Salvatore Giuliano, il futuro responsabile della strage di Portella della Ginestra.

Il convegno di Palermo, promosso dal preside della Facoltà di Lettere Giovanni Ruffini e da Salvatore Lupo, ordinario di Storia contemporanea presso la stessa facoltà, si svolse il 3 giugno del 2005 e prese spunto da un importantissimo testo dello storico Nicola Tranfaglia, «Come nasce la Repubblica. I rapporti tra mafia, Vaticano e neofascismo nei documenti americani e italiani. 1943-1947», fondato sui documenti americani e italiani desecretati da Clinton nel 1999.

Il convegno ha riguardato lo sviluppo dei rapporti tra mafia, agenti dell'OSS (l'Office of Strategic Service ovvero l'attuale CIA, che allora era diretta dal siculo-americano Earl Brennan [1] [2]), Vaticano e neofascismo al momento dello sbarco degli alleati in Sicilia (vera e propria nascita della "guerra fredda" in Italia) [3], basato essenzialmente sulla ricerca di Nicola Tranfaglia, Giuseppe Casarrubea e altri storici partecipanti al convegno, che hanno permesso di giungere a conclusioni che sono state comprovate nel libro stesso. [4]

Estratti e sintesi degli interventi [5]

Intervento di Salvatore Lupo

«La Repubblica italiana, la nuova Italia non nasce indipendente, ma sotto l'occupazione americana, che ci fa capire come la Resistenza al fascismo abbia riscattato la sconfitta ma non del tutto, l'Italia resta un paese soggetto a tale occupazione che perdura dal '44 al '47 e poi segna il passaggio del nostro paese al Patto Atlantico».

«Un doppio Stato con una doppia fedeltà»: accordi segreti tra un pezzo di Stato italiano e i servizi segreti americani. L'Italia si presenta come un paese sconfitto e l'Italia nel mezzogiorno non è certo un'Italia resistenziale. I tentativi al sud di arrivare ai livelli del centro nord non reggono, il movimento contadino, che parte in Sicilia dopo il '46, non è la resistenza italiana al fascismo. Nel Mezzogiorno, di fatto, non c'è stata la resistenza, quindi da qusto punto di vista il sud non riflette e non rappresenta i partiti di massa: socialisti, comunisti e cattolici. «Questo il contesto nel quale nascono logiche di potere occulte che tendono a reprimere la libertà di scelte politiche chiare. Al nord si assiste allo scontro tra democrazia cristiana e comunismo, al sud si cerca di costruire una rete clandestina per sconfiggere il nemico comune, i comunisti. Ecco quindi dopo la guerra la nascita di gruppi combattenti italiani anti-comunisti, infiltrati dalla Xª MAS. Il personaggio Paolo Borghese, esperto conoscitore di tecniche di sabotaggio navale si lega a tale tentativo».

Il pactum sceleris: lo scellerato accordo tra mafia e americani per lo sbarco in Sicilia degli alleati. I documenti scoperti in tal senso indicano chiaramente questo elemento. Gli americani non sanno che cos'è la mafia ma la cercano per avere ordine e utilizzare il minor numero di soldati. Il loro modello è quello di una società primitiva, che in realtà si presenta complessa e genera conflitti. Il ricorso all'Alta mafia è un punto di partenza, si presenta come una destra separatista, filofascista. E il mandato viene dato a Salvatore Giuliano, bandito separatista e fascista. Bandito per noi, colonnello per gli americani. Occorre creare un accordo tra destra e democrazia e per saldare tale accordo, per costruire questa logica, la strage di Portella della Ginestra. I conti storici tornano, le carte parlano chiaro: l'intenzione americana era quella di organizzare movimenti neofascisti a vantaggio di quella causa, quindi guardano con accondiscendenza all'Alta mafia e alla destra separatista. L'Alta mafia è un movimento politico, gli americani cercano la classe dirigente, la intravedono prima nella mafia e poi nella chiesa.

«L'asse tra l'America e la destra sta alla base della nascita della nostra Repubblica, ma era davvero così democratica?».

Intervento di Ernesto Burgio

I documenti americani e italiani, che vanno dal 1943 al 1947, presi in esame dimostrano i rapporti che intercorsero tra Borghese e personaggi americani e lo stesso Andreotti, legato ai servizi segreti americani fin dal 1946. Anche Valerio Pignatelli si trova a coordinare una serie d'informatori al sud. Sbarco degli americani e strage di Portella della Ginestra: stessa regia occulta. I documenti dimostrano i collegamenti tra Cosa Nostra americana, la mafia siciliana e i servizi segreti. Questi i giochi di potere: sbarco e strage, i due eventi sono complementari e s'inquadrano nello scenario della mafia locale.

«È la prima strage di Stato quella di Portella della Ginestra, personaggi oscuri come Borghese, Pignatelli, il principe Alliata erano collegati ai servizi segreti americani». In 60 anni di storia risulta evidente la strategia imperiale dell'America. Ancora oggi tragicamente attuale.

Intervento di Lino Buscemi

«Abbiamo avuto negati per decenni l'accesso a queste carte e misteri da chiarire ce ne sono ancora molti. Il ruolo della mafia nello sbarco in Sicilia degli americani era quello di controllare il territorio per mantenere l'ordine e creare una classe dirigente vicina alle loro aspettative. La prima vera strage dell'Italia liberale fu quella di Portella della Ginestra, 24 morti, strage di Stato, con un piano politico mafioso».

La strategia della tensione in rapporto alla posizione strategica della Sicilia, in un'area del Mediterraneo da tenere sotto controllo: ci fu l'ordine di dire ai signori mafiosi, ai separatisti: sbloccatevi, il separatismo non lo possiamo accettare. E sono gli anglo-americani che consigliano di fondare un fronte autonomista, preludio alla concessione di una grande autonomia regionale, che soddisfi grandemente le esigenze di “autogoverno”.

È un periodo truce, oscuro per la storia e tali cose sono avvenute col silenzio colpevole di chi in quel momento aveva il dovere d'intervenire. Ci sono due lettere del segretario comunista Montalbano indirizzate a Togliatti, il 27 ottobre del 1944, lettere rimaste senza risposta e poi sottratte all'attenzione degli studiosi. La strage di Portella doveva essere rimossa, non ci doveva essere alcuna risposta da parte del primo ministro della Repubblica. Poi i membri dell'Alta mafia sono diventati sottosegretari di Stato, deputati, senatori, tutte "onorevoli" persone: un vero riciclaggio. L'avviso dell'Alta mafia è chiaro: se il governo italiano non si prende cura della Sicilia, ci saranno altre stragi. Si fece credere ai separatisti che la Sicilia poteva diventare la 49ª stella americana. Se non si ha memoria di questo - dice Ugo Oietti, un grande scrittore d'inizio secolo - il popolo italiano è un popolo di contemporanei, perché non ha memoria.

Intervento di Giuseppe Casarrubea

«Nella Sicilia degli anni che vanno dal '43 al '48, gli agenti hanno una funzione abbastanza decisa. Sono ben pagati dal dipartimento di Stato americano per non vanificare l'esperienza dell'occupazione. Questi signori sono citati ampliamente nell'antologia di Tranfaglia, che rappresenta per noi studiosi dei fatti un incipit, una fase di avvio preliminare per future ricerche. Il suo libro, infatti, non è un libro che conclude ma che apre un percorso, che è fondato sotto il profilo scientifico, in quanto ci sono corrispondenze di fonti, che vengo a certificare».

Citazione, a titolo esemplificativo e come conferma delle ipotesi formulate nella documentazione, di un rappresentante della Xª MAS, un tale Nino Cuttazzoni, che comandava il battaglione Pega (un battaglione ricavato dalla Xª MAS), ultrà specializzato in certe operazioni. L'obiettivo non era tecnico ma quello politico del sabotaggio: uso di strumentazione tecnica, funzionale al raggiungimento dell'obiettivo politico, ossia la lotta contro il partito comunista. Quindi un uomo della destra ultrà dà vita ad un esercito clandestino anticomunista. Scrive infatti: «Abbiamo a disposizione armi, depositi al completo, faccio contattare anche gruppi di nuotatori paracadutisti dal sud».

Altro esempio, altro nome: «Da altri documenti emerge che il battaglione Vega aveva al suo interno un personaggio di nome Salvatore Sapienza, di Montelepre, che si esercita come parà a Verona e che è imparentato con alcuni membri della banda monteleprina, tra cui Giuseppe Sapienza. Questo signore se ne stava a Verona e per circa 8 mesi si era esercitato nell'uso delle armi per guidare i gruppi dei battaglioni Vega, certamente presenti in Sicilia, anche con un altro personaggio citato dai documenti, un certo Fortunato Colbani. L'Alta mafia non solo è presente in Sicilia con Calò Vizzini, Genco Russo... ci sono anche nomi di persone autorevoli salite poi ai vertici del comando. Questi signori, che sono dell'Alta mafia, fanno un'operazione importante sotto la guida del generale Giuseppe Castellano, quello che firma l'armistizio e poi dà origine alla nascita del percorso statuale in loco. Questo signore convoca tutti i capimafia, come risulta da fonti di documentazione, resi noti dalla desecretazione delle carte. I rappresentanti dell'Alta mafia convocati da Castellano fondano un partito politico, il Fronte Democratico dell'ordine siciliano, presidente don Calò Vizzini, con il compito di mettere ordine nelle cose siciliane». Gli americani trovano la Sicilia in un grande disordine e veramente volgliono mettere ordine. Commettono solo il “piccolo” errore di fare in modo che siano i capimafia a mettere ordine sociale e la pax in Sicilia costa molto sangue. Perché l'Alta mafia che decide era perfettamente d'accordo con l'esercito e con le forze di occupazione, che avevano assieme concordato il progetto dell'ordine futuro della Sicilia. Quell'ordine che invece le sommosse popolari, le conferenze, i bisogni cercavano di impostare su un piano diverso.

«Non c'era solo la spia di Giuseppe Pazienza del battaglione Vega. Abbiamo una fonte archivistica parallela, che si chiama Fonte di documentazione del SISS, via Appia, Roma, consultata per conto del giudice Guido Salvini dallo Storico Aldo Giannuli, il quale ha dimostrato che la banda di Salvatore Giuliano non era che un plotone di esecuzione agli ordini del generale della Guardia nazionale repubblichina di Salò, rispondente al nome di Martina, il quale aveva a sua disposizione appunto un nucleo da cui dipendeva la banda di Salvatore Giuliano. Quindi questa favola che Giuliano era il bandito analfabeta, che Giuliano aveva fatto la strage, che dietro di lui forse c'era qualcuno che gli aveva armato la mano, che ci sono tanti misteri, non regge più rispetto ai dati della ricerca. Perché noi ci siamo rotti l'anima per trovare nomi, cognomi, piste e indirizzi che ci aiutino in un percorso di superamento della Sicilia misteriosa, affinché ciascuno abbia la competenza e la consapevolezza di ciò che realmente è accaduto».

Intervento di Giuseppe Carlo Marino

Il libro di Tranfaglia «è una raccolta di documenti notevoli, questo il suo merito fondamentale, che lancia una serie di spunti e di ipotesi interpretative con l'intento di mobilitare curiosità. Un titolo, Come nasce la Repubblica, non soltanto ad effetto. Mi pare che voglia dire che la nostra Repubblica nasce circondata e permeata dal mistero, con il quale noi storici ci confrontiamo costantemente, come i filosofi fanno nella ricerca dell'essenza, della cosa in sé. E qual è la cosa in sé, l'essenza della storia della Repubblica? Probabilmente esiste, ma esiste al di là di quello che finora è stato scritto e di quello che ancora sappiamo».

Un giovane di 24 anni, Salvatore Giuliano, un uomo di poca cultura, che di colpo diventa filo-americano di ferro e si sente autorizzato a scrivere a Truman, si proclama capo di un esercito di guerriglieri pronti a scendere in campo per la difesa della democrazia minacciata dai comunisti. Ma chi aveva messo addosso a questo contadinotto, ignorante, una casacca di anticomunismo e addirittura una casacca di guerrigliero per la democrazia? Usa nelle lettere un linguaggio da intelligence, da servizi. Qualcuno aveva scritto per lui queste lettere agli americani, con questa terminologia: democrazia, lotta per la libertà, il comunismo minaccia le libertà dell'Occidente. La "canea rossa" è un termine che si trova nei documenti dei servizi e in affermazioni attribuite ai fascisti. Anche Giuliano parla di "canea rossa". «Non mi convinceva che questo fosse diventato di colpo un esemplare di fiero anticomunista per sua scelta personale, per sua evoluzione ideologica. Così come non mi convinceva il fatto che a sparare sui contadini fosse stato solo lui. Lui in fondo era il Robin Hood dei contadini. Come poteva trasformarsi di colpo in giustiziere, da uomo del popolo diventare uno che spara sul popolo, così da perdere la faccia e da buttare a mare la sua personale tradizione di bandito? E non mi convinceva neanche il fatto che la responsabilità esclusiva della strage fosse solo della mafia. In realtà scopro che scopo della strage era quello di creare una grande provocazione per potere buttare i comunisti fuori dalla legalità. Un'operazione che fa parte di una strategia mediterranea dell'imperialismo americano. I fatti siciliani vanno collegati ad uno scenario più vasto, come testimoniano le lettere di Montalbano a Palmiro Togliatti». «I due grandi leaders della storia politica nazionale, Palmiro Togliatti e Alcide De Gasperi, sono entrambi consapevoli del fatto che l'Italia vive una condizione di libertà vigilata. Entrambi sono consapevoli delle condizioni terribili della sovranità limitata».

La sovranità limitata in quel periodo era una doppia sovranità limitata. Non soltanto quindi nei confronti dell'impero in formazione degli USA, ma anche nei confronti del Vaticano, che era la struttura portante, dominante della società italiana e aveva in mano la società italiana. Doppia sovranità limitata. E in questi giochi s'inserivano vari personaggi, come Giulio Andreotti, che in una lettera ai servizi segreti americani (OSS) scriveva alcune rivelazioni fatte da De Gasperi. Andreotti era quindi un informatore dell'OSS (Ufficio dei Servizi Strategici), l'odierna CIA, ed era contestualmente sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Qualcuno lo aveva messo a fianco di De Gasperi per controllare e riferire che cosa stava facendo, e De Gasperi lo sapeva benissimo.

Atro episodio emblematico: Pio XII, anticomunista in modo feroce (siamo nel '46) non esclude la possibilità che i comunisti, i socialisti e la democrazia cristiana si presentino insieme alle elezioni, purché il partito comunista e socialista siano considerati un partito solo, in modo da garantire alla DC pari rappresentanti rispetto ai due partiti della sinistra. Stupefacente, infine, il fatto che la Sicilia, l'autonomia siciliana, nasca dalle lotte popolari e dagli impegni di massa, ma anche decisa e sostenuta a tavolino da un incontro dell'Alta mafia, di cui esiste un documento assai esplicito. È stato un verbale, che ne conteneva un altro, del console americano Alfred T. Nester (console a Palermo dal '44 fino alla fine del '46) a confermare quanto detto.

«Confrontiamoci col mistero e probabilmente la nostra consapevolezza della realtà e la nostra attrezzatura su come affrontarla migliorerà».

Conclusioni di Nicola Tranfaglia

La Sicilia è stata la prima regione italiana separata, dopo la caduta del fascismo. Il problema del ruolo di Giulio Valerio Borghese e dei fascisti, non dei neofascisti: «Perché questi erano fascisti e lo sono rimasti dopo la liberazione, in tutta la fase di lotta al partito comunista, che si è svolta in Italia in quegli anni. Io non credo affatto che con la situazione italiana tra il 1945 e il 1951 non ci sia stata nessuna attività di questi gruppi. Abbiamo tracce sia negli archivi italiani che nella memorialistica di attività che vengono svolte da questi gruppi. E Borghese è un personaggio importante, di cui non abbiamo una storia critica. Andrebbe studiato meglio e di più, è un uomo che aveva tutta una serie di competenze tecniche, è un uomo che aveva dietro questa Xª MAS, con un vincolo di fedeltà molto forte al comandante. E Borghese, non bisogna dimenticarlo, è poi l'uomo che nel 1970 arriva vicino al golpe e si ferma soltanto dopo aver ricevuto una telefonata, su cui non riferirà mai, che ha la forza da indurlo a tornare indietro. Questo è un altro fatto della storia italiana che non possiamo ignorare. Quindi dobbiamo andare avanti nella ricerca».

Il sistema democratico americano ha permesso la desecretazione ogni anno di nuovi documenti, mentre in Italia i documenti dei servizi segreti non sono disponibili, esiste ancora il segreto di Stato.

«Soltanto l'anno scorso è stato girato dalla parte giusta l'armadio della vergogna, in cui c'erano tutti i fascicoli contro i criminali nazisti e fascisti, messi da parte perché non si facesse alcun processo. E quando i ministri italiani degli anni '50, in modo particolare i ministri della Difesa e dell'Interno, del governo Scelba, dettero ordine ai procuratori generali di girare dall'altra parte l'armadio dei procedimenti penali iniziati nelle istruttorie, non lo fecero soltanto per la Germania, alleata degli Stati Uniti, ma perché lì c'erano una serie di fascicoli sui generali e militari italiani che erano stati reintegrati nelle loro cariche ed erano in attività nell'esercito italiano. Per quanto riguarda il peso dell'associazione mafiosa, è accertato che l'associazione mafiosa ha avuto un ruolo notevole nei sindaci che sono stati messi in Sicilia, dopo lo sbarco e dunque d'accordo con gli americani. E che dire di Angleton, capo dei servizi segreti americani? Un personaggio che ha un rilievo nella storia degli Stati Uniti del secondo dopoguerra. Repubblicano, massone e fascista come suo padre, era stato Presidente della Camera di commercio italo-americana di Milano e arriva in Sicilia con un piano molto preciso, nella direzione dell'anticomunismo e dell'utilizzazione dei fascisti. Un aspetto importante dell'antologia [il libro di Tanfraglia] è quello che riguarda la riorganizzazione dei fascisti in Sicilia. C'è un capitolo molto ampio di documenti che dimostra, da una parte, che i fascisti si riorganizzano ben prima della fondazione di organizzazioni politiche neofasciste e, dall'altra, che l'arrivo in Sicilia non solo di meridionali ma anche di puri settentrionali fa si che questi abbiano un ruolo notevole in tutta la lotta che la destra organizza contro la sinistra, contro i comunisti. Su questo esisteva soltanto un libro di Michele Fatica, intitolato Il fascismo clandestino, che aveva potuto utilizzare solo documenti italiani per fare un passo avanti nello studio dell'organizzazione del fascismo dopo il '45 e la sua attività tra il '45 e il '48».

«A noi tutti sembra ormai evidente un elemento importante, la "tesi della doppia realtà e del doppio Stato", valida per gli studi sull'Italia contemporanea, per far capire come noi entriamo a far parte di un sistema politico internazionale che sicuramente, almeno fino all'89, forse anche oltre, ha avuto un peso rilevante su quella che è stata la nostra stessa storia nazionale». [6]

Note

  1. Earl Brennan guidò il gruppo di agenti statunitensi dell'OSS che preparano lo sbarco degli alleati in Sicilia insieme a capi mafia italo-americani. Dopo lo sbarco, sotto il comando di James Angleton - insieme a Carmel Offie e Henry Tasca - diresse, di fatto, i servizi di controspionaggio italiani. Dichiarerà di essersi servito, in quel periodo, di gruppi terroristi fascisti per portare a termine "operazioni speciali". Nel 1975 fu inviato ancora una volta in Italia da William Colby, direttore della CIA, per «preparare una strategia da opporre all'avanzata comunista» (da archivio900.it).
  2. Febbraio 1943: un gruppo di una dozzina di agenti dell'OSS reclutato tra agenti americani di origine siciliana, diretto da Earl Brennan, comprendente, fra gli altri, Max Corvo, Victor Anfuso e Vincent Scamporino, inizia ad Algeri la preparazione dello sbarco in Sicilia con la collaborazione di elementi di spicco della mafia italo-americana fra cui Lucky Luciano. Agenti speciali reclutati fra gli italo-americani vicini alla mafia vengono infiltrati in Sicilia nei mesi precedenti lo sbarco (dalla cronologia dell'azione dei servizi segreti americani in Italia dal 1943 al 1994).
  3. 9 luglio 1943: americani e inglesi sbarcano in Sicilia. La mafia facilita lo sbarco e riceve, in compenso, il potere locale. I mafiosi sono nominati sindaci (il 90% dei comuni siciliani è governato da boss mafiosi), assicurando l'ordine alle spalle delle truppe alleate che avanzano verso nord. Con tale alleanza la mafia recupera rapidamente le posizioni che aveva perduto con il fascismo. Si consolida anche il già stretto rapporto fra delinquenza siciliana e gangsterismo italo-americano. Famosi gangster italo-americani quali Vito Genovese e Lucky Luciano si vedono circolare in uniforme dell'esercito americano ed esercitare funzioni pubbliche di rilievo nell'amministrazione alleata d'occupazione. Come prima "operazione speciale" dei servizi strategici americani in Sicilia, un gruppo degli agenti segreti di origine siciliana, con alla testa Max Corvo e Vincent Scamporino, sbarca sull'isola di Favignana per rimettere in libertà i mafiosi imprigionati (dalla cronologia dell'azione dei servizi segreti americani in Italia dal 1943 al 1994).
  4. Ampia presentazione del libro.
  5. Da disinformazione.it.
  6. «Un processo lento, che in Italia si è sviluppato per tappe e acquisizioni a partire dal riconoscimento dello status quo feudale nel sud da parte della monarchia sabauda in cambio della propria legittimazione. La mafia, dalle trattative per preparare lo sbarco alleato in Sicilia al sistema di scambio voto-favore dell'epoca democristiana, ha in seguito rappresentato un costante interlocutore per la repubblica. In tale contesto, il ruolo della capitale morale settentrionale è andato focalizzandosi sulla controparte legale, il riciclaggio di denaro. Equilibrio che si è tuttavia definitivamente infranto a cavallo degli anni '80, con lo scoppio di una sanguinosa guerra intestina. Conflitto che, con un bilancio assimilabile a una guerra civile, ha portato al prevalere dei clan più arretrati e feroci, i corleonesi, e a una tardiva reazione istituzionale» (da Antistato totalitario e antistato mafioso di Massimo Annibale Rossi).

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