Congresso di Amiens

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Amiens, città  francese in cui si svolse l'importante congresso

Il Congresso di Amiens (1906), della CGT francese, sancì la nascita del sindacalismo rivoluzionario, le cui tesi saranno esplicitate nella cosiddetta Carta di Amiens.

Il sindacalismo prima di Amiens

Il Congresso di Amiens non fu altro che il naturale sbocco di un processo iniziato in Francia da Robert Owen, Bakunin, Blanqui, Varlin e soprattutto da il Proudhon antistatalista che, nella "Capacité politique de la classe ouvriére" (ovvero Capacità  politica della classe operaia), preconizzò una società  ideale strutturata in comunità  di lavoratori.

D’altronde anche lo sciopero generale non fu "un'invenzione" del Congresso di Amiens, infatti le prime sue teorizzazioni risalgono a Henri-Louis Tolain e al giornalista Emile de Girardin, che in un articolo aveva auspicato «il vuoto universale» attorno a Luigi Napoleone. Più tardi il falegname Paul Tortelier rilanciò l’idea, che venne accolta momentaneamente dai socialisti. Inoltre nel 1894, i due terzi dei delegati al congresso di Nantes della Fédération Nationale des Syndicats avevano approvato una mozione di Fernand Pelloutier, nella quale si sosteneva che «in presenza della potenza militare messa al servizio del capitale, un'insurrezione armata offrirebbe alle classi dirigenti solo un'occasione per soffocare le rivendicazioni sociali nel sangue dei lavoratori».

All’inizio del XX secolo gli anarchici sembravano aver egemonizzato la scena sindacale e il congresso di Amiens non segnò altro che l’apogeo di questa corrente del sindacalismo e delle sue aspirazioni rivoluzionarie, particolarmente vivaci soprattutto in terra francese.

Il congresso

Il congresso si svolse dal 8 al 13 ottobre 1906 nella cittadina francese di Amiens. La CGT fancese si presentò al congresso divisa in tre fazioni: riformisti (condividevano l'autonomia dai partiti, ma erano favorevoli all'intervento dello Stato e contrari all'azione diretta), socialisti (favorevoli alla collaborazione dei sindacati con il Partito socialista francese) e sindacalisti rivoluzionari (propugnatori dell’indipendenza dai partiti e da qualsiasi ideologia politica, fautori dello sciopero generale e dell’azione diretta come mezzo di lotta al padronato).

Durante il congresso i socialisti proposero una mozione a favore della collaborazione con il Partito Socialista ma la mozione fu respinta: 34 voti a favore su 774 votanti, oltre a 37 astenuti. La mozione rivoluzionaria (il testo è riprodotto nel successivo capitolo) invece fu votata a larga maggioranza: 834 voti a favore, 8 soli contrari e una scheda bianca.

Il congresso si concluse quindi con la ratifica della Carta di Amiens, adottata dalla CGT francese, che divenne di conseguenza la referente teorica del sindacalismo rivoluzionario.

Secondo le risultanze del Congresso il sindacalismo dovrebbe avere un doppio obiettivo: la difesa delle rivendicazioni quotidiane (il sindacato quindi non può estraniarsi dalla realtà ) e la lotta per una trasformazione totale della società , in tutto e per tutto indipendente dai partiti politici e dallo Stato (il sindacato deve difendere gli iscritti al di là  dell’ideologia politica del lavoratore; la forza della classe operaia è tanto maggiore quanto maggiore è l’unità  di intenti; i sindacalisti rivoluzionari vedevano lo Stato come espressione delle classi dominati e quindi non potevano collaborare in nessun modo).

Il testo della Carta di Amiens

«Il Congresso confederale di Amiens, nel confermare l'articolo 2 dello statuto della Cgt, afferma:
La Cgt raggruppa, al di là  di ogni scuola politica, tutti i lavoratori coscienti della necessità  di lottare per la scomparsa dei salariati e del padronato. Il Congresso ritiene che questa dichiarazione costituisca un riconoscimento della lotta di classe, che contrappone sul terreno economico i lavoratori in rivolta contro tutte le forme di sfruttamento e di oppressione, sia materiali che morali, messe in atto dalla classe capitalistica ai danni della classe operaia.

Il Congresso precisa questa affermazione teorica mediante i seguenti punti:
Nell'opera rivendicativa quotidiana, il sindacalismo persegue il coordinamento degli sforzi operai, l'accrescimento del benessere dei lavoratori mediante la realizzazione di miglioramenti immediati, quali la riduzione delle ore di lavoro, l'aumento dei salari, ecc. Ma questo impegno é solo un aspetto della pratica del sindacalismo, il quale prepara l'emancipazione integrale che si può realizzare solo mediante l'espropriazione dei capitalisti, preconizza lo sciopero generale come mezzo d'azione, e ritiene che il sindacato, oggi organismo di resistenza, sarà , in futuro, il raggruppamento responsabile della produzione e della distribuzione, base della riorganizzazione sociale.

Il Congresso dichiara che questo duplice impegno, nel presente e per il futuro, nasce dalla condizione dei salariati che pesa sulla classe operaia e che rende doverosa per tutti i lavoratori, quali che siano le loro opinioni o le loro tendenze politiche o filosofiche, l'appartenenza al raggruppamento essenziale costituito dal sindacato. Di conseguenza, per quanto riguarda gli individui, il Congresso afferma che, fuori dal raggruppamento corporativo, gli iscritti al sindacato sono totalmente liberi di partecipare alle forme di lotta corrispondenti alle loro concezioni filosofiche o politiche e si limita a esigere, in cambio, che non vengano introdotte nel sindacato le opinioni professate all'esterno. Per quanto riguarda le organizzazioni, il Congresso dichiara che, affinché il sindacalismo possa conseguire il massimo risultato, l'azione economica deve essere rivolta direttamente contro il padronato, dato che le organizzazioni confederate, in quanto raggruppamenti sindacali, non debbono preoccuparsi dei partiti e delle sette che, all'esterno e collateralmente, possono perseguire in tutta libertà  la trasformazione sociale.»

Voci correlate