Coerenza mezzi-fini

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La "A" cerchiata, uno dei simboli del movimento anarchico

La Coerenza mezzi-fini è un concetto rivoluzionario, per il quale i mezzi utilizzati devono raggiungere un determinato scopo e devono essere fondati (e non contraddirsi) sul fine stesso. Questo concetto è applicato in maniera diffusa nell'ambito dell'anarchismo. [1]

Un principio che distingue l'autentico anarchismo dallo pseudo-anarchismo è proprio la coerenza tra i mezzi utilizzati e i fini prefissati. Se l'anarchismo è destinato a favorire la ricerca di una via politica lontana dai principi autoritari (FINE), allora il modo di fare (MEZZO) non può che essere fondato sull'antiautoritarismo.

La coerenza tra mezzi e fini può far parte di un percorso personale di vita che porta una persona a trasformarsi da libertario in anarchico vero e proprio. O, visto in altri termini, come un processo personale d'apprendimento anarchico.

Si tratta di un principio che richiama i libertari e gli anarchici alla messa in pratica quotidiana dei propri ideali anarchici.

Incoerenza tra mezzi e fini

Le incoerenze tra mezzi e fini possono essere di diverso tipo:

  • Incoerenze politiche: es. formare organizzazioni gerarchiche e autoritarie (sindacati strutturati verticalmente, partiti politici, organizzazioni con fine di lucro, organizzazioni governative, ecc.) per giungere all'anarchia.
  • Incoerenze morali: es. organizzare "purghe" interne al movimento anarchico o emarginare dall'anarchismo alcune correnti anarchiche differenti da quelle normalmente prevalenti.

Benché le incoerenze siano incontestabilmente inaccettabili dal punto di vista anarchico, in alcuni momenti storici tali incoerenze sono state fatte proprie dall'anarchismo vista la situazione contingentale politica e sociale del momento. Un esempio fu l'appoggio (non volontario, ma tattico) che fu dato da Emma Goldman all'entrata di alcuni anarchici della CNT-FAI nel governo rivoluzionario della Spagna del 1936.

Note

  1. «Poiché l'anarchismo non può essere direttamente costitutivo dell'anarchia, la sua azione deve porre la centralità della coerenza tra fini e mezzi. Infatti se esso - come diretta anticipazione dell'anarchia - è impossibilitato a mediarsi con l'esistente perché ciò lo snaturerebbe, la sua identità nel processo storico può essere data solo dalla coerenza "interna" della sua prassi politica. Solo questa coerenza gli permetterà di attraversare indenne tutte le contingenze storiche, immunizzandolo da ogni forma di alterazione dei propri fini. Di qui una teoria dell'azione che vuole rispondere sia ad una esigenza razionale, sia ad un'istanza etica, senza che le due dimensioni entrino in conflitto tra loro. Si tratta di evitare il più possibile il paradosso delle conseguenze o, a dir meglio, gli effetti inintenzionali delle azioni intenzionali» (Gianpiero Nico Berti, Il pensiero anarchico dal Settecento al Novecento, vol II).

Voci correlate