Classismo

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Sciopero del maggio 1890, Place de la Concorde, Parigi

Il classismo è una forma di discriminazione basata sull'appartenenza ad una determinata classe sociale.Questa concezione della società  determina la formazione di una gerarchia in base alla quale alcuni dominano ed altri sono dominati.

Cosa sono le classi sociali

Le classi sono definibili come l'insieme degli individui e delle famiglie che condividono una medesima posizione (economica, professionale, di prestigio o di potere) nella stratificazione sociale. Sono gruppi sociali che possono essere identificati in base alla propria collocazione nel ciclo della produzione e nella posizione relativa alla distribuzione dei beni. Per quanto la definizione possa esser semplice, le divergenze compaiono quando si intende concretamente catalogare le persone all'interno di una classe piuttosto che in un'altra.

Alcuni, ad esempio, aggregano le persone in base alla professione che esercitano. In questa maniera vengono catalogati omogeneamente persone socialmente molto differenziate; ad esempio tra gli "ingegneri" comparirebbero insieme il capitalista De Benedetti, il dipendente subordinato di una grande fabbrica e il libero professionista. Un altro criterio discutibile è quello della classificazione secondo il reddito. Si rischirebbe così di collocare in una stessa categoria il bottegaio senza dipendenti, un tirchissimo piccolo capitalista che riserva per sé una quota irrilevante dei profitti, un operaio. Queste tre figure sociali potrebbero percepire lo stesso reddito, ma nei fatti curerebebro interessi sociali diversi ed addirittura opposti. Ancora profondamente sbagliato è il criterio psicologico. Un operaio con idee fasciste, non per questo cessa di essere un operaio, così come un capitalista marxista, non per questo cessa di essere un capitalista.

Vista la complessità  della catalogazione, prevalgono attualmente due interpretazioni per definire il concetto di classe:

  • Economicista: è quella marxista, che prevalgono a partire dalla rivoluzione industriale, quando le distinzioni di classe vengono definite sulla base della diversa posizione degli individui nei rapporti e processi di produzione e distribuzione della ricchezza. Sostanzialmente la distinzione si basa sulla dicotomia marxiana operaio/capitalista, individuando l'appartenenza ad una classe sociale in relazione alla proprietà  dei mezzi di produzione e del surplus produttivo. Vengono proposte quindi classi sociali che sono fortemente in antitesi e che deterministicamente giungeranno ad un conflitto rivoluzionario.
  • Organicistico-funzionalista: è un un'interpretazioni oggi in voga, fondata sulla base delle diverse posizioni occupate da individui e gruppi nel strutture che fanno funzionare l'organismo sociale. I parametri di valutazione possono essere: status, reddito, prestigio e potere; essi creano divisioni non solo verticali ma anche orizzontali, contrariamente alal visione economicista che invece propone solo divisioni verticali.

Ipotesi sulla nascita delle classi

Le classi sociali non sono sempre esistite e non sono comuni a tutte le civiltà . Studi archeologici e storici (vedi Marija Gimbutas e Riane Eisler) dimostrano che l'epoca preistorica, quella neolitica in particolare, era organizzata attraverso un modello sociale privo di sostanziali distinzioni di rango. Queste società  furono definite da Riane Eisler società  gilaniche.

Marija Gimbutas (settembre 1989)

Da chi furono introdotte le classi sociali? L'Europa, tra il IV e il II millennio a.c fu scossa da una serie di ondate migratorie di un popolo rozzo, violento, classista e sessista: i Kurgan. Questo popolo indoeuropeo, dalla cultura nomade-pastorale, poneva ai vertici della piramide sociale i sacerdoti e, soprattutto, i capi-pastori, i quali diventavano tali in funzione del numero di animali che detenevano, relegando i nullatenenti a posizioni di subordinazione (guardiani delle greggi); la donna stessa, non svolgendo più nessuna funzione economica come nei modi di produzione paleolitico e neolitico, divenne una pura proprietà  dei capi-pastori. I Kurgan quindi soppiantarono le società  gilaniche, introducendo in Europa i primi germi d'autorità  (patriarcale e militare) e della strutturazione classista che vige ancora oggi. Questo è stato dimostrato dagli scavi archeologici e dagli studi sui siti funerari: nelle società  gilaniche essi non mostrano alcuna differenza legata al sesso o alla condizione sociale, dimostrando che non esisteva alcuna rigida gerarchia. Queste differenze compaiono invece a partire dalle invasioni dei Kurgan ed indicano l'avvenuta trasformazione sociale, da una società  egualitaria verso una classista e gerarchica.

Inizialmente le società  si divisero in tribù o in classi di censo, legati principalmente alle funzioni militari anche se ciò generalmente non implicava differenze di diritti politici; la discriminazione si poneva invece tra cittadini liberi e schiavi, che generalmente erano stranieri sottomessi con la conquista. Nel basso Medioevo, con la formazione dei comuni, la borghesia guadagnò sempre una maggiore autonomia e importanza. Iniziò anche un lungo processo di trasformazione delle strutture sociali e produttive del mondo delle campagne, di sviluppo urbano in cui si concentrarono le attività  commerciali e manifatturiere, favorendo così la centralizzazione politico-amministrativa che porterà  alla nascita dello Stato moderno. Nelle società  post- rivoluzione industriale le distinzioni di classe assunsero una matrice chiaramente economica, collocando cioè le persone in base alla diversa posizione occupata da essi nei rapporti e processi di produzione e in quelli della distribuzione della ricchezza. Si consolidarono due classi sociali contrapposte: la classe operaia e la borghesia capitalistica.

Nel tempo, le classi si affermarono anche grazie alla diffusione di ideologie nazionaliste, patriottiche (tese ad anteporre gli interessi di Stato e nazione a quelli individuali o di classe o addirittura a negare l'esistenza stessa delle classi) e razziste (secondo diversi storici il razzismo fu una conseguenza del classismo e non viceversa [1]), tutte funzionali al mantenimento della gerarchia sociale ancor oggi imperante.

Stato e classismo

Il classismo può essere distinto in classismo individuale e classismo strutturale. Il classismo individuale è all'origine di ogni pregiudizio ed è spesso praticato da individui che opprimono altre singole persone a causa di diverse motivazioni (scelte sessuali, reddito, nazionalità , debolezza fisica o psichica ecc.). Le istituzioni a volte combattono questa discriminazione, altre volte la trascurano e altre ancora la avallano, se è funzionale ai propri interessi. Il classismo strutturale o istituzionale è invece una tipologia di discriminazione che si realizza quando la società  si è organizzata, più o meno consapevolmente, per escludere o emarginare efficacemente persone provenienti da ambiti (lavoro, religione, nazione di provenienza ecc.) considerati inferiori. Spesso non si impedisce a queste persone di poter scalare la gerarchia sociale, tuttavia la società  è strutturata per far si che non tutti possano riuscire in questo compito, mantenendo quindi inalterate le divisioni di classe. Infatti, se non ci fossero disperati, chi farebbe il minatore? Chi farebbe l'operaio in una catena di montaggio? Chi servirebbe il proprio paese militarmente?

Poiché generalmente è lo Stato che si fa garante degli interessi di una classe sociale rispetto ad un'altra - e ciò accade quando ad essere privilegiata è la classe borghese o nobiliare, ma anche quando è il proletariato ad essere elevato a classe dominante (marxismo) - gli anarchici rifiutano ogni forma di società  classista, ritenendo però che non basti l'eliminazione ("estinzione" direbbero i marxisti) dello Stato a garantire l'assenza di una gerarchia sociale, in quanto essa si può ripresentare su basi razziali, sessuali, di età  anagrafica ecc. Gli anarchici quindi ritengono doveroso combattere ogni forma di discriminazione.

Karl Marx: il paradosso del suo pensiero sta nel fatto che il fine è la società  senza classi e il mezzo per giungervi la dittatura di una classe (il proletariato) sulle altre

Divergenze tra anarchismo e marxismo

Per la maggioranza dei marxisti le classi sono due: coloro (la "borghesia") che detengono i beni di produzione (capitali, strutture, mezzi di produzione, ecc.) e che in base a questa proprietà  ne ricavano dei privilegi; dall'altro coloro (il "proletariato") che detengono solo la loro capacità  di lavoro ("forza-lavoro") e la vendono al primo gruppo (gli imprenditori) per ottenerne in cambio un salario che consenta a loro e alla loro famiglia di sopravvivere e riprodursi (generare quella prole che dà  loro il nome).

Altre classi come il "ceto medio" sono destinate ad essere assorbite dal proletariato, mentre i disoccupati ("sottoproletariato") non hanno nemmeno un'identità  di classe e servono solo a mantenere bassi i salari degli occupati per via della concorrenza che fanno agli occupati.

Per gran parte degli anarchici la società  è più complessa: da un lato il proletariato produce i beni di consumo con il proprio lavoro e ne viene espropriato in virtù dell'assetto proprietario della società  capitalistica e dall'altro il fronte padronale che opera l'espropriazione grazie alla proprietà  dei beni di produzione. Attorno a queste due classi principali orbitano altre classi sociali con un ruolo ugualmente importante: i contadini, che detengono i propri mezzi di produzione, ma vengono espropriati di gran parte della ricchezza che producono dal meccanismo della distribuzione i cui canali sfuggono loro; i ceti medi, che svolgono funzioni essenziali alla riproduzione capitalistica e che ne vengono ripagati con privilegi effimeri e irrisori, ma che vengono percepiti in modo tali da confondere loro quali siano i loro veri interessi; i disoccupati, la cui sete disperata di un salario, li contrappone fittiziamente ai loro naturali alleati.

Per alcuni anarchici (anarchici aclassisti), soprattutto alcuni individualisti, le classi sono un'invenzione marxista, per cui non ha senso nemmeno questa divisione della società .
Per molti anarchici (soprattutto i comunisti, ma non solo...) non solo le classi esistono ma occorre anche ricomporre gli interessi di tutti coloro che subiscono lo sfruttamento dell'assetto sociale capitalistico.

Note

  1. «In confronto con il lavoro indiano e con quello bianco, la schiavitù negra era nettamente superiore...Le caratteristiche dell'uomo, la capigliatura, il colore, la dentatura, le sue asserite caratteristiche "subumane", furono solo teorizzazioni successive per giustificare una semplice realtà  economica, e cioè che le colonie avevano bisogno di lavoro e ricorsero al lavoro negro perché era migliore e meno caro». (Eric Williams, Capitalismo e schiavitù, trad. di L. Trevisani, Laterza, Bari 1971)

Bibliografia

  • A. Giddens, La struttura di classe nelle società  avanzate, Il Mulino, Bologna 1975;
  • N. Poulantzas, Le classi sociali nel capitalismo d'oggi, Etas Libri, Milano 1971;

Voci correlate