Cesare Agostinelli: differenze tra le versioni

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'''Cesare Agostinelli''' (Ancona, [[30 ottobre]] [[1854]] - Ancona, [[23 aprile]] [[1933]]) è stato un [[anarchico]] italiano.
'''Cesare Agostinelli''' (Ancona, [[30 ottobre]] [[1854]] - Ancona, [[23 aprile]] [[1933]]) è stato un [[anarchico]] italiano.



Versione delle 02:37, 24 nov 2020

Cesare Agostinelli

Cesare Agostinelli (Ancona, 30 ottobre 1854 - Ancona, 23 aprile 1933) è stato un anarchico italiano.

Biografia [1]

Cesare Agostinelli nasce ad Ancona da Pacifico, giornaliero, liquorista, cappellaio. “Cesarì” o “Tigna” – soprannome, il secondo, testimone di una tenacia che talvolta tracima in ostinazione, come peraltro Malatesta rileva in alcune lettere – è uno dei personaggi più noti dell'anarchismo in Italia fra Ottocento e Novecento.

Repubblicano, quindi internazionalista, riceve le prime condanne già negli anni Settanta e nel 1881 è ammonito per contrabbando di tabacco. L'anno seguente si associa alla pubblica protesta per la condanna ad Amilcare Cipriani ed è processato insieme a Vincenzo Matteuzzi, Augusto Tacchini e Carlo Fanti. Nel giugno 1883 è condotto al domicilio coatto di Ponza, dove resta fino al dicembre 1884.

Appena rilasciato, s'imbarca per l'Argentina con Malatesta, Francesco Natta, Francesco Pezzi e Galileo Palla: secondo alcune fonti, giunge in Patagonia e s'inventa cercatore d'oro. Rientra non più tardi dell'autunno 1885, quando contravviene agli obblighi dell'ammonizione ed è perciò processato. In questo periodo collabora al periodico «Il Paria», poi a «Il Libero patto», per il quale cura una rubrica (Ergastoli industriali) sullo sfruttamento degli operai.

Tuttavia, quella del giornalista non è l'attività che predilige, preferendo stimolare gli altri a scrivere, mentre per sé riserva sovente la gestione finanziaria dei fogli. Si mette in evidenza nelle iniziative promosse dal Circolo "Studi Sociali", accanto ad Adelmo Smorti, con cui condividerà gran parte della sua vita di militante,

Il 16 novembre 1890 pubblica un manifesto astensionista (Non votate!), che esce come supplemento al settimanale socialista-anarchico maceratese «La Campana», di cui è amministratore. Nel gennaio 1891 partecipa al Congresso di Capolago, a marzo è denunciato per eccitamento all'odio di classe e a luglio gli sono inflitti due mesi di carcere in seguito alle manifestazioni tenute ad Ancona per la festa del lavoro.

Propagandista infaticabile, fa della sua bottega il centro delle riunioni anarchiche anconitane e il recapito della stampa sovversiva italiana ed estera che egli stesso s'incarica di distribuire. Il 17 gennaio 1895 la commissione provinciale per il domicilio coatto lo invia a Porto Ercole. È poi condannato dal tribunale di Perugia per avere emesso grida sovversive transitando per la città umbra sul treno che lo porta alla sua nuova dimora forzata: Tremiti.

Presentato da radicali e repubblicani nel quadro delle candidature-protesta, Agostinelli è eletto nel consiglio comunale di Ancona (luglio 1895: 675 preferenze per lui), ma non vi entrerà mai a far parte. Da Lipari, dove nel frattempo è stato condotto, torna nella sua città nel novembre 1896 ed è immediatamente sottoposto a vigilanza speciale. Insieme a Smorti ed Emidio Recchioni organizza il rientro in Italia di Malatesta, che ospita e al quale offre la propria esperienza per la nascita de «L'Agitazione». È Agostinelli a presentare Luigi Fabbri – allora giovane studente di Macerata – a Malatesta nel rifugio anconitano di quest'ultimo.

Nel marzo 1897 firma il manifesto astensionista I socialisti anarchici ai lavoratori italiani. Al lavoro redazionale unisce un'intensa opera propagandistica, svolta attraverso riunioni e comizi che tiene anche nei paesi vicini al capoluogo marchigiano. All'indomani dell'attentato di Acciarito, è messo agli arresti insieme al gerente de «L'Agitazione» (Benedetto Faccetti), a Ruggero Recchi e a Recchioni, mentre il giornale è costretto a interrompere le pubblicazioni; quindi, per essersi rifiutato di sottoscrivere in questura l'impegno a mantenere la buona condotta, Agostinelli è di nuovo inviato all'isola di Ponza, in cui dimora dal maggio 1897 al maggio 1898. In quei mesi subisce fra l'altro un processo, al termine del quale sarà assolto, per avere denunciato su «L'Agitazione» le terribili condizioni in cui i coatti politici sono sottoposti nella colonia di Gavi.

Qualche settimana dopo il suo ritorno ad Ancona, parte per Fiume, dove risiede in compagnia di Tito Alfredo Baiocchi e lavora come cappellaio. In ottobre è espulso dall'Impero asburgico, tradotto in Italia, quindi ancora assegnato al domicilio coatto da scontare a Pantelleria. Firmatario della professione di anarchismo comparsa su «L'Agitazione» nel luglio 1900 in solidarietà con i processati di Ancona, qualche mese più tardi Agostinelli è prosciolto dal confino e può dunque fare ritorno nel capoluogo marchigiano. Al pari di tre anni prima, rifiuta di sottoscrivere l'impegno alla buona condotta, nondimeno stavolta resta in libertà. Al suo recapito sono inviati i principali fogli libertari italiani, nonché alcuni periodici che Malatesta gli spedisce da Londra.

Nel marzo 1902 è eletto nella commissione esecutiva della Camera del Lavoro di Ancona, ma a luglio – al pari di Smorti – si dimette per motivi di lavoro. Promuove i giornali «La Vita operaia» e «Lo Sprone»: su quest'ultimo, nel giugno-agosto 1910, accende una polemica con Fabbri sul giudizio in merito alle lotte agrarie in Romagna e il 16 ottobre successivo pubblica un manifesto contro Giovanni Gavilli, di cui critica aspramente l'individualismo.

Il 9-10 febbraio 1913 partecipa a Fabriano al Congresso anarchico umbro-marchigiano. Agostinelli ospita Malatesta al ritorno di questi dall'Inghilterra, contribuendo poi alla ricostituzione del Circolo "Studi sociali". Entra quindi nella redazione di «Volontà», della quale diventa responsabile all'indomani della Settimana rossa e fino alla momentanea chiusura del giornale (luglio 1915). Ugo Fedeli ha scritto che «Malatesta, prima di prendere una qualsiasi iniziativa usava dire: "Sentirò Agostinelli", perché era sicuro che il buon senso di questo uomo del popolo rispecchiava sempre con molta chiarezza il punto di vista della generalità dei militanti».

Nel 1916 Agostinelli dà alle stampe due opuscoli antimilitaristi, subito bloccati dalle autorità, che ne vietano la diffusione; il 22 febbraio 1919 è sua la gerenza del numero unico «Guerra e pace», curato da Fabbri e anteprima della nuova serie di «Volontà». L'anno dopo si trasferisce a Milano, va ad abitare insieme a Malatesta e assume l'amministrazione di Umanità Nova, sebbene manifesti inizialmente dubbi sulla realizzabilità del quotidiano.

Nel marzo 1921 è fra i 22 processati (e assolti) per l'attentato al teatro milanese Diana. Di nuovo ad Ancona, si allontana dall'azione politica, soprattutto a causa dell'età ormai avanzata, che peraltro gli impedisce di lavorare. Tuttavia, la vigilanza su di lui rimane pressante, «giungendo perfino, negli ultimi mesi di vita, all'infamia di privar[lo] senza motivo, con un sotterfugio, [...] anche di quel modesto assegno che, estrema risorsa, gli veniva spedito regolarmente dall'estero [da Recchioni]» («Almanacco libertario», 1935).

Note