Centro Sociale Occupato Autogestito: differenze tra le versioni

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===Centri sociali in [[Italia]]===
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Versione delle 01:21, 10 mar 2019

Fotografia della facciata di Ungdomshuset

Un Centro Sociale Occupato Autogestito (spesso abbreviato CSOA) è una struttura (pubblica o privata), generalmente abbandonata o non più utilizzata, che viene occupata da un soggetto che non vanta diritti di proprietà  sulla stessa riconosciuti delle leggi vigenti (Occupazione). L'occupazione della struttura è finalizzata alla creazione di uno spazio di aggregazione e di proposta di attività  culturali e politiche (Centro sociale), la cui organizzazione è affidata agli occupanti stessi (autogestione). La pratica delle occupazioni e della creazione dei centri sociali origina dai movimenti degli autonomi e della sinistra extra-parlamentare italiana.

Squat o centro sociale?

Sostanzialmente si tratta di due sinonimi, tuttavia il termine squat viene molto più spesso utilizzato per indicare le occupazioni anarchiche, mentre centro sociale (C.S.A o C.S.O.A) viene privilegiato per definire le occupazioni organizzate da gruppi autonomi o genericamente di sinistra. Gli squat si caratterizzano anche perchè molto più frequentemente hanno una funzione abitativa ed inoltre si distinguono per il pensiero e le pratiche antiautoritarie, antisessiste e molto spesso anti-speciste.

Nascita e sviluppo dei CSOA

Template:Vedi anche

I problemi del tempo libero svuotato di senso, dell'isolamento giovanile, della carenza di spazi aggregativi, sono considerati alla base dell'esigenza della creazione di centri sociali. Occupazione ed autogestione divengono due condizioni essenziali per potersi sganciare dalle restrizioni della sezione di partito o dalle leggi dell'amministrazione comunale. Per contrastare l'alienazione della vita metropolitana, soprattutto quella delle periferie delle grandi città , confrontarsi e ritrovarsi, per promuovere informazione alternativa e controcultura, nascono nella seconda metà  degli anni '70 i cosìddetti CSOA (Centro Sociale Occupato Autogestito), i primi a Milano.

Le occupazioni si sono susseguite in varie città  d'Italia (stabili abbandonati, ex fabbriche, ville, appartamenti, case sfitte, ecc.) seguendo la logica della riappropriazione di spazi pubblici e destinati alla collettività , senza scopo di lucro, senza fini commerciali, senza mire partitiche. In questi spazi si sono susseguiti dibattiti sulla condizione giovanile, happening, sperimentazioni, concerti, assemblee, fino a diventare luoghi di abitazione di alcuni. In alcuni centri sociali trovano sede degli hacklab, esperienze di autogestione orientate alle tematiche dei diritti digitali e della libertà  di espressione.

Oggi questi luoghi sono spesso ancora attivi e continuano a nascerne di nuovi. Al di là  della riuscita o meno dei progetti "rivoluzionari" (nella quasi totalità  dei casi gli occupanti sono impegnati nelle lotte dell'estrema sinistra o della sinistra extra-parlamentare), in ogni caso questi luoghi hanno segnato alcune generazioni e proposto concretamente linguaggi e idee importanti, proposte di nuova e riscoperta socialità . Al momento i centri sociali non possono non risentire del clima individualista, poco comunicativo e isolato che ha caratterizzato - secondo molti osservatori del costume - questi primi anni 2000.

Bibliografia

  • AA.VV., "Centri sociali: geografie del desiderio: dati, statistiche, progetti, mappe, divenire", Shake edizioni underground, Milano, 1996,
  • Enrico Caniglia, "Identità , partecipazione e antagonismo nella politica giovanile", Rubbettino Editore srl, 2002,
  • Carlo Branzaglia, Pierfrancesco Pacoda, Alba Solaro, "Posse italiane: centri sociali, underground musicale e cultura giovanile degli anni '90 in Italia", Tosca editore, 1992,
  • AA. VV. Area 19, Società  Editrice Barbarossa, 2008.
  • Nicola Antolini Fuori dal cerchio, Elliot, 2010.

Voci correlate

Articoli

  • Squat- altro articolo su Anarcopedia

Centri sociali in Italia


Collegamenti esterni

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