Carlo Gambuzzi

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Carlo Gambuzzi (Napoli, 26 agosto 1837 – Napoli, 30 aprile 1902) è anarchico italiano.

Biografia

Carlo Gambuzzi nasce a Napoli il 26 agosto 1837 da Pasquale (avvo­cato) e Maria Carolina Landolfi. Fa le prime esperienze tra i liberali che preparano l'impresa di Sapri e in gior­nali clandestini come «Il Piccolo Corriere», che gli costa tre mesi di carcere. Nel 1861 guida il Comitato Elettorale che oppone i repubblicani al pro­gramma ca­vouriano. Segretario del Comitato di Provvedi­mento per Roma e Venezia e re­dattore de «Il Popolo d'Italia», nel 1862 dirige il Tiro Nazionale, che ad­de­stra i giovani alle armi, ed è a capo del gruppo insurrezionale “Roma o Morte”. Garibaldino ad Aspromonte, guida poi il Comi­tato Unitario Centrale, che intende armare i ribelli in Veneto e Trentino. Iscritto alla Massoneria, nel 1864 partecipa all'XI congresso delle So­cietà Affratel­late e a giu­gno del 1865 incontra Bakunin, che si è stabilito a Napoli. Diversi per espe­rienza e cultura, ma uniti dal comune sentire ri­vo­luziona­rio e da un patrimonio ideale che fanno di Gambuzzi un allievo attento alla le­zione dell'esule russo, i due diventano amici, anche se Gambuzzi, educato ai principi di Mazzini e Catta­neo e giunto a Prou­dhon mediante Pisacane, sogna l'unità na­zionale e segue Garibaldi nella guerra con l'Austria. È Bakunin ad avviarlo all'internazionalismo anar­chico assieme ai mili­tanti che nel 1867 fondano il circolo “Li­bertà e giu­sti­zia”, di cui Gambuzzi è segretario. Responsabile della società operaia “Amore e soccorso”, nel 1867 collabora col periodico «Li­bertà e giustizia» e parte­cipa a Gine­vra al Primo Congresso della Lega per la Pace e la Libertà, di cui è dirigente, sostenendo la necessità di abbat­tere «le chiese uffi­ciali e sala­riate, e lo Stato con la plutocrazia». Il pas­sag­gio dalla “rivoluzione nazio­nale” all'internazionalismo non è tuttavia con­cluso e, quando Garibaldi punta su Roma, Gambuzzi esita. Sa che, per riuscire, un moto per Roma deve es­sere moto so­ciale: il popolo è affamato e nauseato dalla politica. L'intervento della Francia però gli fa sperare che l'impresa, nata con scopi “unitari”, evolva in senso anti-­francese e risvegli l'istinto ri­voluzionario delle masse. Senza badare al contrasto tra il suo nascente inter­na­zionalismo e un'azione volta a com­pletare l'edificio dello Stato, Gambuzzi segue così Garibaldi contro il parere di Ba­kunin. Mentana però non consente più dubbi: la “rivoluzione nazionale” è estranea alla questione so­ciale. Nel febbraio 1868 Gambuzzi ormai insiste sulle penose condizioni de­gli ope­rai e invita i giovani a volgersi al so­cialismo. Il 21 settembre, a Berna, al II congresso della Lega per la Pace e la Li­bertà, sostiene la necessità della ri­volu­zione so­ciale e le tesi sui rapporti di classe presentate da Bakunin e, quando l'esule russo rompe con la Lega e fonda l'Alleanza per la Democrazia So­ciali­sta, Gambuzzi lo segue, en­trando nel Comitato Centrale dell'organizzazione; quando poi torna a Napoli con le di­sposi­zioni di Bakunin per i compagni, Gambuzzi collabora con «L'Egalité», ha stretti le­gami con i socialisti europei ed è all'avanguardia tra i militanti della sinistra extraparla­mentare. Non a caso un con­fi­dente lo descrive come «gio­vane d'ingegno svegliatissimo, solerte e instancabile», che ha «estese relazioni», note­vole in­fluenza sui soci del cir­colo “Libertà e giustizia” e che potrebbe di­ventare «un rivoluzionario perni­cioso all'ordine pub­blico». Un giudizio confermato da Bakunin, che lo reputa diri­gente fidato, che sa promuovere «l'organizzazione e i programmi dell'Alleanza per la democra­zia socialista». A gennaio del 1869 la sezione internazionalista napoletana, che ha in Gambuzzi un punto di riferimento e con i suoi tremila iscritti è il maggior centro dell'internazionalismo in Italia, inizia l'attività pubblica. Re­dattore de «L'Eguaglianza», il giornale della sezione napole­tana che si occupa esclusivamente degli interessi dei lavoratori, presidente della Sezione Cen­trale della Lega Ita­liana dell'Internazionale, Gambuzzi ha ormai un ruolo di primo piano ed è strettamente vigilato da confi­denti che in­viano rapporti quotidiani al questore. Per nulla in­timidito, par­tecipa all'Anticoncilio, che inizia a Napoli il 9 dicem­bre ed il 10 è sciolto dalla polizia, e spinge la sezione dell'Internazionale a ri­spon­dere con lo sciopero al li­cenzia­mento di alcuni conciatori. È l'occasione attesa dal prefetto: Gambuzzi, ispi­ratore dello sciopero, è arrestato con alcuni operai, men­tre la se­zione dell'Internazionale è sciolta. Scarcerato, de­nuncia alla stampa l'arbitraria procedura seguita dalla questura, cerca di estendere l'influenza di Bakunin nel Paese e riesce a tenere in vita la se­zione dell'Internazionale, della quale è presidente. Nella primavera del 1871 incontra Bakunin a Firenze e, dopo la Comune, collabora con Cafiero, inviato a Napoli da En­gels, costituendo con Fa­nelli, Palladino e Dramis un Comitato Sociali­sta, che at­tacca i mazziniani “ingannatori del po­polo” e tenta di conquistare all'anarchismo i repub­blicani de­lusi. Presto la sezione napoletana inten­sifica la propa­ganda, organiz­za corsi di formazione politica per i soci ed istituisce una scuola per i loro figli. Ai primi di agosto Gambuzzi, ritenuto ormai “peri­coloso”, incontra Bakunin a Lo­carno e riceve disposizioni per il lavoro da svol­gere in Ita­lia. È appena tornato, quando il 20 agosto la sezione dell'Internazionale è sciolta. A gen­naio del 1872 Gambuzzi costituisce con Malatesta, Ca­fiero e Palla­dino la Federa­zione Operaia Napole­tana, che pub­blica «La Campana», di cui è redattore. Di lì a poco acquista banchi e sedie per dotare la Fede­razione di una scuola per i figli degli iscritti, dà un forte impulso all'organizzazione, che conta un migliaio di soci, poi parte per Londra, dove incontra nu­merosi [[inter­na­zionalisti. Tornato a Napoli a gennaio del 1873, tenta di promuovere la na­scita di nuove sezioni dell'Internazionale, poi il suo impegno si fa discontinuo. Ai primi del 1877 guida con Tommaso Schettino uno dei gruppi in cui si è divisa a Napoli l'Internazionale e a no­vembre, per impedire l'unione di repubbli­cani e internazionalisti proposta da Bovio, stampa un ironico mani­fe­sto clande­stino e abban­do­na «La Spira», un foglio che ha inizialmente finanziato. Nel giugno 1879, per favorire la nascita di co­operative di pro­duzione basate sulla ri­partizione integrale del pro­dotto del lavoro, fonda un'Associazione Eman­cipatrice dei Lavoratori che suscita forti critiche tra gli anarchici di ogni scuola. Ai primi del 1880, tenta di radunare bande armate destinate ad ac­cendere la rivolta in Puglia, poi, per sanare i dissensi che lacerano il movimento, forma un Co­mitato segreto di Corrispondenza con Merlino e Giusti­niani ed entra nella commis­sione dirigente del Cir­colo di Studi So­ciali, in cui confluiscono i gruppi anarchici napoletani. A maggio è a Milano con Merlino per difendere le idee degli anar­chici intransigenti in un congresso convocato dai “legalitari” Gnocchi, Viani e Bignami, ma le adesioni sono scarse e i promotori, temendo il confronto, spostano il convegno a otto­bre. Nell'autunno del 1882 si pronun­cia per il suffragio universale e si can­dida, rompendo con l'astensionismo di Merlino, che intende uti­lizzare le elezioni ai fini esclusivi della propa­ganda. Sposata la ve­dova di Bakunin, Antonia Kwiato­wska, si allontana dalla politica. Nel 1898 si ricordano di lui gli anarchici de «La Li­bertà», per un articolo sulle origini del movimento operaio italiano. Muore a Napoli il 30 aprile 1902.