Barcellona, maggio 1937: la controrivoluzione stalinista: differenze tra le versioni

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== Note ==
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== Bibliografia ==
== Bibliografia ==
*[[George Orwell]], ''Omaggio alla Catalogna'', traduzione di Riccardo Duranti, collana Classici Moderni, Oscar Mondadori, 1993, pp. 268, cap. 12 + 2 Appendici eda,  
*[[George Orwell]], ''Omaggio alla Catalogna'', traduzione di Riccardo Duranti, collana Classici Moderni, Oscar Mondadori, 1993, pp. 268, cap. 12 + 2 Appendici eda,  
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== Collegamenti esterni ==
== Collegamenti esterni ==
*[https://web.archive.org/web/20141103201331/http://acrataz.oziosi.org/IMG/pdf/spagna1936roma_le_giornate_del_maggio_1937_in_catalogna.pdf Le giornate del maggio 1937 a Barcellona - Acrataz]
*[https://web.archive.org/web/20141103201331/http://acrataz.oziosi.org/IMG/pdf/spagna1936roma_le_giornate_del_maggio_1937_in_catalogna.pdf Le giornate del maggio 1937 a Barcellona - Acrataz]
*[http://latradizionelibertaria.over-blog.it/article-fascismo-rosso-rene-berthier-controrivoluzione-stalinista-a-barcellona-contre-revolution-stalinienne-32210155.html Controrivoluzione stalinista a Barcellona]
*[https://archive.is/RCznN Controrivoluzione stalinista a Barcellona]
*[http://www.leftcom.org/it/articles/2007-12-01/le-giornate-di-maggio-del-1937-a-barcellona Le giornate di maggio del 1937 a Barcellona-Leftcom]
*[http://www.leftcom.org/it/articles/2007-12-01/le-giornate-di-maggio-del-1937-a-barcellona Le giornate di maggio del 1937 a Barcellona-Leftcom]
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Versione delle 14:57, 13 giu 2021

Exquisite-kfind.png Vedi rivoluzione spagnola.
Camillo Berneri, fu la più celebre vittima delle giornate del maggio 1937

Sono chiamate Giornate di Maggio (Jornadas de Mayo 1937), Eventi di Maggio (Sucesos de Mayo) o Fatti di Barcellona (Hechos de Barcelona) quegli scontri armati che si verificarono dal 3 all'8 maggio del 1937 a Barcellona e in altre località della Catalogna durante la rivoluzione iniziata nel luglio dell'anno prima. Si scontrarono anarchici e comunisti del POUM che intendevano portare avanti contemporaneamente la rivoluzione sociale e la guerra civile contro Franco, opposti alle forze militari (Guardia de Asalto [1]) governative e ai membri dei gruppi socialisti e comunisti legati al PSUC (Partit Socialista Unificat de Catalunya) e al PCE (Partido Comunista de España).

Furono scontri molto gravi che videro la vittoria degli stalinisti anche per colpa di un certo timore dei dirigenti della Confederación Nacional del Trabajo, che per paura di rompere il fronte antifascista non ebbero il coraggio di sostenere lo spontaneismo rivoluzionario della base anarchica catalana che era scesa in strada per difendere la rivoluzione dalle ingerenze degli stalinisti e delle istituzioni.

Fu la fine della rivoluzione sociale e l'inizio della controrivoluzione guidata dal PSUC in Catalogna e dal PCE nel resto della nazione, tendente a marginalizzare prima e reprimere poi gli anarchici e i comunisti non stalinisti del POUM. Il bilancio finale di queste giornate fu di circa 500 morti, gran parte dei quali erano anarchici (Camillo Berneri, Francesco Barbieri, Alfredo Martinez, Juan Rua ecc.) e militanti del POUM.

Contesto politico

Exquisite-kfind.png Vedi Anarchici e potere nella rivoluzione spagnola.

Il golpe militare di Franco del luglio 1936 non riuscì a far presa su Barcellona, dove non solo la città ma tutta la regione catalana passò sotto il controllo delle milizie dei lavoratori, nate dalle strutture dei comitati di difesa, in particolare quelle del sindacato anarchico CNT-FAI e dei socialisti dell'UGT. In Catalogna, dove la Confederación Nacional del Trabajo era l'organizzazione sindacale maggioritaria, i leader anarchici García Oliver e Juan Peiro erano stati ricevuti da Lluís Companys, presidente della Generalitat (governo catalano), il quale mettendo da parte alcuni suoi atteggiamenti antianarchici [2] del passato disse loro:

«Se voi non avete bisogno di me o non desiderate che rimanga presidente della Catalogna, ditemelo ora, e diventerò un altro soldato nella lotta contro il fascismo. Se, d'altro canto, voi credete che se io abbandonassi questa posizione, in cui sono solo come un uomo morto, i fascisti trionferebbero, se voi credete che io, il mio partito [la Esquerra, un partito della sinistra borghese catalana - IBRP], il mio nome, il mio prestigio, possano essere utili, allora voi potete contare su di me e sulla mia lealtà di uomo che è convinto che un intero passato di vergogna sia morto e che desidera appassionatamente che la Catalogna si collochi d'ora in avanti tra le nazioni più progressiste del mondo.» [3]

L'unità degli anarchici con la sinistra catalana e nazionalista fu criticata dalle frange più radicali del movimento (che forse erano anche maggioritarie), ma comunque portò alla formazione di un "Comitato Centrale delle Milizie Antifasciste di Catalogna" (Comitè Central Milícies Antifeixistes de Catalunya, CCMA), che di fatto divenne l'organo governativo della regione. La maggior parte dei partiti e dei sindacati del Front d'Esquerres (nome dato al Fronte Popolare in Catalogna) erano in esso rappresentati.

Manifesto della FIJL durante le prime fasi della rivoluzione

La Generalitat e il governo centrale di Madrid avevano perso ogni capacità d'azione sul CCMA e assistevano passivamente alla rivoluzione sociale, nata in Catalogna e poi estesasi in Aragona. La maggior parte delle industrie erano state collettivizzate, ad eccezione delle banche, che erano rimase sotto il controllo della Generalitat. Ma in diverse occasioni, esse rifiutarono prestiti sollecitati dalla CCMA sulla base del fatto che le sue attività non erano controllate dalle istituzioni ufficiali. Nel mese di ottobre 1936, la CCMA fu dissolta senza che i dirigenti della CNT-FAI realmente si opponessero. I membri del Comitato delle Milizie furono nominati Consellers del governo della Generalitat. Fu questo il primo passo della reazione borghese e istituzionale, interna al fronte repubblicano, volta ad impedire il proseguimento della rivoluzione sociale per concentrarsi invece nella lotta antifascista contro Franco. Tuttavia, le Patrullas de Control (Pattuglie di Controllo), braccio armato del CCMA gestito dalla CNT-FAI, proseguirono nelle loro attività in piena libertà, vista l'impossibilità del governo catalano di controllarli. [4]

Gregorio Jover, comandante della ex-Colonna Durruti

Un clima di sfiducia e pessimismo cominciò ad aleggiare all'interno del Fronte Popolare, in particolare tra gli anarchici, che non vedevano di buon occhio l'atteggiamento politico e militari dei socialisti, nazionalisti catalani e comunisti, i quali ovviamente ricambiavano la sfiducia. Anche tra i comunisti esistevano forti divisioni: da un lato vi erano quelli del PCE e del PSUC, fedeli alla dottrina ufficiale dell'URSS e del suo leader Stalin, che erano portatori dell'"alleanza oggettiva" con la borghesia repubblicana, volta in sostanza a separare gli obiettivi della guerra da quelli della rivoluzione. D'altra parte, i marxisti del POUM, radicalmente contrari a Stalin e ai suoi accoliti spagnoli, e il suo movimento giovanile, la JCI (Juventud Comunista Iberica), che invece voleva portare avanti simultaneamente la guerra civile e la rivoluzione sociale. [5]

Bandiera CNT

La tensione aumentò notevolmente durante l'inverno 1936-1937, a causa di una catena di eventi che scalderanno il clima politico ed aprirono la strada agli eventi che esploderanno nel maggio del 1937. Uno dei fattori scatenanti fu il fatto che il POUM invitò Trotzky in Catalogna, nonostante le differenze politiche con lo stesso che di fatto non li collocava nemmeno nell'ambito del trotzkysmo. A questo punto gli stalinisti del PCE-PSUC colsero al palla al balzo, dando il via ad una campagna diffamatoria contro il POUM. Poiché essi accusavano Trotzky di essere un agente al servizio di Hitler, così i membri del POUM vennero accusati di trotzkysmo e come logica conseguenza di essere agenti sotto copertura al servizio della propaganda nazista. [6]

Allo stesso tempo, la tensione nelle strade di Barcellona cominciò ad essere palpabile con l'arrivo della primavera: le Patrullas de Control, sotto la direzione dell'anarchico Josep Asens Giol, non erano ben viste da molti uomini delle istituzioni catalane e da tutti coloro che osteggiavano le posizioni anarchiche. In particolare si accusava Giol di compiere arresti arbitrari e al contempo di proteggere gli espropri proletari degli anarchici. Josep Tarradellas, braccio destro Lluís Companys, agì determinatamente per porre le varie forze di sicurezza in Catalogna sotto un unico comando e far cessare le attività delle pattuglie di controllo. Il 26 marzo egli stabilì per decreto che gli agenti di polizia che avessero un'appartenenza politica fossero banditi, ordinando inoltre la consegna di tutte le armi possedute dai partiti politici. Gli anarchici immediatamente si ritirarono dal governo della Generalitat. Questa prima crisi costrinse Lluís Companys a rivedere la sua posizione e ad assecondare i libertari riguardo al possesso di armi, permettendo quindi alle pattuglie di controllo di proseguire le loro attività.

Il 25 aprile, una forza di Carabineros (responsabile del controllo di frontiera sotto la Seconda Repubblica), su ordine di Juan Negrin, Ministro dell'Economia, obbligava le pattuglie della CNT a ceder loro il potere di controllo sulla frontiera di Puigcerdá, una regione divenuta centro di spionaggio, falsificazione di passaporti e passaggi di frontiera illegali. Dopo uno scontro violento, dove il sindaco di Puigcerdá, Antonio Martín, e molti dei suoi uomini furono uccisi, i carabinieri presero il possesso degli uffici doganali. Juan Negrin in seguito ampliò il controllo del governo su altri uffici doganali con la Francia.

Allo stesso tempo, la Guardia nazionale repubblicana e la Guardia d'assalto furono inviati a Figueras e in altre città del nord della Catalogna per sostituire le pattuglie della CNT. A Barcellona, dove iniziava a prospettarsi il conflitto armato tra anarchici e membri del POUM, da un lato, ed il governo e i comunisti, dall'altro, giunse il 26 aprile lo scrittore George Orwell che immediatamente entrò nelle milizie del POUM. Ciascun campo aveva il proprio deposito d'armi e di munizioni; possedeva anche nascondigli ed edifici fortificati da utilizzare quando il conflitto interno al fronte repubblicano sarebbe esploso. Si trattava infatti di tempo, ma lo scontro prima o poi sarebbe arrivato. Il 1° maggio, giornata della festa dei lavoratori, si svolse nella calma assoluta: l'UGT e la CNT avevano accettato di sospendere le parate per non causare disordini.

Cronologia degli eventi

Fatti preliminari: 2 maggio

Storicamente è indiscutibile che il casus belli del conflitto di Barcellona fu il tentativo da parte delle guardie di assalto [1]di prendere possesso della centrale telefonica di Barcellona, che dal luglio 1936 era sotto il controllo autogestionario della CNT-FAI e dell'UGT. I lavoratori avevano collettivizzato l'impresa telefonica e di fatto, in pratica, gli anarchici controllavano il traffico telefonico, che in epoca di guerra era un fatto importantissimo.

Bandiera degli stalinisti del PSUC

Il 2 maggio, il Ministro della Marina, Indalecio Prieto, contattò da Valencia la centrale telefonica di Barcellona, chiedendo di mettersi in contatto con la Generalitat. Dall'altra parte l'operatore, che era un militante anarcosindicalista, gli rispose sprezzantemente che non esisteva più nessun governo istituzionale, ma solo un comitato di difesa. Sempre lo stesso giorno, c'era stata una chiamata del presidente nazionale Manuel Azaña al Presidente della Generalitat Lluis Companys. A metà conversazione il telefonista interrupe la telefonata dicendo che le linee dovevano essere utilizzate per fini più importanti che non per mere discussioni personali. Per molto tempo le autorità repubblicane sospettarono che i sindacalisti avessero ascoltato e registrato ogni telefonata tra i vari esponenti del blocco repubblicano.

Miliziani del POUM

Le discussioni del 2 maggio furono la goccia che fecero traboccare il vaso. Infatti, quel pomeriggio stesso, si verificarono i primi conflitti a fuoco tra membri di Estat Català e militanti della Federazione Anarchica Iberica, causando la morte di un membro di quest'ultima.

3 maggio

Alle 14:45, un corpo di 200 agenti comandati dal consulente per l'Ordine Pubblico della Generalitat della Catalogna, Eusebio Rodríguez Salas, ex-anarchico-illegalista divenuto stalinista, su ordine del capo degli Affari Interni della Generalitat, Artemi Aiguader, irruppe nella centrale telefonica con l'intenzione di occupare il dipartimento della censura che si trovava al secondo piano dell'edificio. I lavoratori reagirono prontamente decisi a respingere questa grave provocazione: fu aperto il fuoco sugli aggressori ed a questo punto Eusebio Rodríguez Salas chiese rinforzi via telefono alla Guardia Nazionale Repubblicana. Questi giunsero accompagnati da due anarchici dirigenti delle pattuglie di controllo, Dionisio Eroles e José Asens, i quali riuscirono a convincere i lavoratori anarchici della centrale telefonica a cessare il fuoco.

In Piazza Catalogna si diffuse la voce che gli anarchici avevano catturato il capo della polizia. Il POUM, Los Amigos de Durruti e giovani anarchici presero posizione in favore dell'insurrezione. In poche ore, tutte queste organizzazioni misero in piedi diverse barricate, grazie soprattutto alla presenza nei vari quartieri dei ricostituitisi comitati di difesa, tirando fuori le armi che tenevano nascoste in vari nascondigli. Nel contempo, le unità di polizia occuparono le terrazze dei caffè e dei campanili. Quando scese la notte, la città di Barcellona si preparò alla battaglia.

Il PSUC e il governo prese il controllo della parte della città ad est delle Ramblas, mentre gli anarchici controllavano i quartieri ad ovest e la periferia. Nel centro della città, dove vi era il quartier generale dei sindacati e dei partiti politici, si verificarono numerose sparatorie tra le varie fazioni politiche. La centrale telefonica proseguì nel suo lavoro, visto che le due parti in conflitto raggiunsero l'accordo di non bloccare il traffico telefonico che per il proseguimento della guerra era indispensabile. Nella centrale telefonica la polizia occupava il primo piano e gli anarchici quelli superiori.

Tra gli anarchici non c'era molta coesione, dal momento che le fazioni più radicali imputavano ai dirigenti della CNT-FAI di voler riportare la calma. Nelle prime ore della notte, i dirigenti del POUM proposero ai leader anarchici di formare un'alleanza contro i comunisti stalinisti e il governo, ma che sia la CNT che la FAI rifiutarono.

4 maggio

Domingo Ascaso Abadía, morto nelle barricate di Barcellona il 4 maggio.

Barcellona si risvegliò con numerose barricate per le strade, i negozi e gli edifici più importanti erano protetti da guardie armate degli anarchici scesi in strada a difendere la rivoluzione. Gruppi armati di anarchici attaccarono la caserma della Guardia d'Assalto, ricevendo un'altrettanto dura risposta da parte dei comunisti fedeli al PSUC e al governo. La maggior parte del proletariato insorto sosteneva la rivolta contro gli stalinisti e la Generalitat, nonostante fosse grande il timore che ciò comportasse l'inizio di una guerra civile nella guerra civile. Alle 11:00 i delegati della CNT si riunirono e presero la decisione di riportare la calma per le strade. Nel frattempo, i leader anarchici García Oliver e Federica Montseny lessero alla radio un comunicato in cui si invitavano le masse anarchiche insorte a deporre le armi e tornare al lavoro.

«Lavoratori! [...] Noi non siamo responsabili di ciò che sta accadendo. Noi non stiamo attaccando nessuno. Noi ci stiamo solo difendendo [...] Deponete le armi! Ricordate, siamo fratelli! [...] Se combattiamo tra di noi siamo condannati alla sconfitta»

Jacinto Toryho, direttore di Solidaridad Obrera, si esprimete conformemente alla posizione dei due anarchici. Giunsero a Barcellona tutti i ministri anarchici insieme a Mariano Rodríguez Vázquez, "Marianet" (segretario del comitato nazionale della CNT), Pascual Tomás e Carlos Hernández (del comitato esecutivo dell'UGT). Nessuno di loro cercò il confronto con i comunisti, ma tutti volevano riportare la calma. In seguito Federica Montseny disse che i disordini scoppiarono inaspettatamente, cogliendo di sorpresa al dirigenza anarco-sindacalista spagnola.

Nel fronte d'Aragona, la 26° unità (ex Colonna Durruti), sotto il comando di Gregorio Jover, si riunì a Barbastro pronta a marciare verso Barcellona. Tuttavia, dopo aver ascoltato il discorso trasmesso da García Oliver, decise di rimanere in loco. Ma la 28° divisione (ex Colonna Ascaso) e la 29° del POUM, capitanata da Rovira, non desistettero dalla progettata marcia su Madrid, fino a quando il capo dell'aviazione repubblicana sul fronte aragonese, Alfonso Reyes, minacciò di bombardarli se non avessero desistito dai loro intenti.

Alle cinque del pomeriggio, alcuni anarchici perirono sotto il fuoco nemico nei pressi della Via Durruti (attuale via Layetana). Il POUM cominciò a sostenere pubblicamente la resistenza. Durante le sparatorie della giornata cadde morto l'anarchico Domingo Ascaso, fratello di Joaquin e Francisco.

La Sezione bolscevico-leninista della Spagna, gruppo ufficiale IV Internazionale, [7] distribuì nelle barricate diversi volantini dal titolo Viva l'offensiva rivoluzionaria, in cui si poteva leggere:

«Viva l'offensiva rivoluzionaria - Senza compromessi - Disarmo della GNR e dei reazionari della Guardia d'Assalto - Il tempismo è cruciale - La prossima volta sarà troppo tardi - Sciopero generale in tutti le industrie non necessarie per la guerra fino alle dimissioni del governo reazionario – Solo il potere proletario può assicurare la vittoria militare - Armamento della classe operaia - Viva l'unità d'azione CNT-FAI-POUM - Viva il Fronte Rivoluzionario proletariato - Nelle officine, fabbriche, barricate, ecc: Comitati di difesa Rivoluzionaria». [8]

5 maggio

Nel Governo della Catalogna, Josep Tarradellas, incaricato dal presidente Companys di negoziare con gli anarchici, respinse le loro richieste, in particolare quelle inerenti le dimissioni di Eusebio Rodríguez Salas e Artemi Aiguader. Infine, al fine di raggiungere un fragile accordo, suggerì le dimissioni del governo catalano, a condizione che nel nuovo esecutivo fossero rappresentati gli anarchici, la sinistra repubblicana, il PSUC di Rabassaires ed anche Artemi Aiguader.

Nonostante i tentativi conciliatori, sparatorie incontrollate si continuavano ad udire in varie strade della città di Barcellona. Alle 09:30 le guardie d'assalto attaccarono il quartier generale del sindacato medico, in Plaza Santa Ana, nel centro della città, e la sede della Federazione Locali della FIJL. Gli anarchici denunciavano la complicità del governo e l'influenza dei sovietici nella rivoluzione sociale sviluppatesi in Catalogna.

Foto segnaletica di Francesco Barbieri, vittima insieme a Berneri della violenza stalinista

Il gruppo anarchico Los Amigos de Durruti diffuse diversi volantini per chiedere la liberazione di Francisco Maroto del Ojo (anarchico andaluso incarcerato) e chiamando la popolazione alla resistenza. In uno di questi si poteva leggere:

«È stata costituita una giunta rivoluzionaria a Barcellona. Tutti i responsabili del colpo di Stato, manovrando sotto la protezione del governo, saranno giustiziati. Il POUM è un membro del Consiglio Rivoluzionario perché è stato sostenuto dai lavoratori.» [9]

Tuttavia, la CNT-FAI, la FIJL e il POUM respinsero l'appello de Los Amigos de Durruti, arrivando addirittura a bollare questi ultimi come agenti provocatori. Alle cinque del pomeriggio, gli anarchici italiani Camillo Berneri e Francesco Barbieri vennero fermati da un gruppo di dodici guardie, sei della polizia municipale e sei del PSUC, ed in seguito assassinati.

Il clima allarmistico si incendiò ancor di più con l'arrivo al porto dei cacciatorpediniere inglesi. Il POUM temeva un bombardamento della città, ma in realtà l'obiettivo era quello eventuale di evacuare gli stranieri residenti in città. Verso sera giunse a Barcellona Federica Montseny, ministro anarchico della Sanità, al fine di mediare tra le parti.

Quello stesso giorno, a Tarragona e altre città costiere, si registrarono numerosi scontri tra le guardie d'assalto, che intendevano lasciare la centrale Telefonica occupata dalla CNT; la situazione si ripeté a Tortosa e Vich, portando alla fine ad un conteggio di una trentina di anarchici morti a Tarragona e molti altri la sera Tortosa. Companys e Caballero, capo del governo nazionale, ebbero una conversazione telefonica durante la quale il presidente catalano accettò l'offerta fatta dal Primo Ministro di inviare aiuti.

6 maggio

All'alba, la CNT si appellò nuovamente ai lavoratori affinché ritornassero immediatamente al lavoro, ma la maggior parte di loro lasciò cadere nel vuoto l'invocazione.

El Amigo del Pueblo, giornale de Los Amigos de Durruti, un gruppo contrario alla "linea morbida" della CNT

Nel pomeriggio, invece, ripresero i combattimenti. In un cinema perirono diverse guardie durante gli scontri con giovani anarchici. Sesé Antonio, segretario generale dell'UGT e nuovo membro del consiglio ad interim della Generalitat della Catalogna, fu assassinato mentre si recava a ricevere l'incarico. Forse si trattò di una morte accidentale, ma altri ipotizzarono il suo assassinio come rappresaglia dell'omicidio di Domingo Ascaso.

Manifesto della CNT-FAI e della FIJL: «la guerra e la rivoluzione sono inseparabili»

Nello stesso tempo, una forza di circa 5000 militanti, la maggior parte di loro guardie d'assalto, partirono da Madrid e Valencia con destinazione Barcellona sotto il comando dell'anarchico Emilio Torres. Di notte due cacciatorpedinieri repubblicani, accompagnati dalla corazzata Jaime I, giunsero a Barcellona da Valencia con un cospicuo numero di uomini armati; Prieto, infatti, era riuscito a superare l'avversione di Largo Caballero ad agire con tutte le sue forze a disposizione. Al diffondersi della notizia, molti lavoratori ritornarono al lavoro. A Tarragona, miliziani di Estat Català, ERC e PSUC, attaccarono la sede locale della FIJL.

7 maggio

Alle otto e venti, le guardie d'assalto giunsero a Barcellona, prendendo diversi punti della città. Alcuni provenivano da Valencia, dopo aver dominato lungo il percorso varie rivolte a Tarragona e Reus. Gli anarchici locali bruciarono ponti, strade e ferrovie per impedire il passaggio alla colonna. Quel giorno la Confederación Nacional del Trabajo lanciò un nuovo appello a tornare al lavoro attraverso la radio:

«Abbattere le barricate! Che ogni cittadino levi una pietra! Torniamo alla normalità!»

A fronte della debolezza dei sindacati anarchici rispetto a questa situazione, nelle città di Barcellona e Tarragona e di molti altri luoghi venti guardie d'assalto procedettero al disarmo e all'arresto di alcuni membri della CNT, FAI, FIJL e POUM che avevano partecipato agli scontri.

8 maggio

A parte un paio di episodi isolati, le strade tornarono alla normalità e si cominciò a smantellare le barricate. Terminati i disordini si cominciò il conteggio dei morti: circa 500 oltre a 1000 feriti. Gli eventi di maggio ebbero effetti secondari in molti villaggi, soprattutto nelle province di Barcellona e Tarragona. Qui la lotta fu particolarmente cruenta ed alla fine, qui come a Barcellona, vide la sconfitta degli anarchici e del POUM. Fu questo il vero inizio della controrivoluzione stalinista e istituzionale.

Conseguenze

Julian Gorkin, uno dei leader del POUM arrestato subito dopo i fatti di maggio

Gli eventi di maggio ebbero conseguenze profonde sia all'interno della società civile spagnola e sia, più specificamente, nel movimento anarchico. Da un lato si dimostrò che gli anarchici non potevano sempre essere efficaci, come avvenuto il 19 luglio 1936, senza un'adeguata preparazione teorica e pratica. Dall'altra parte si aprì una profonda divergenza tra i leader del movimento anarco-sindacalista, concentrati più nell'obiettivo di vincere la guerra anziché in quello di far trionfare la rivoluzione, e il movimento giovanile anarchico, che rappresentava le frange radicali anarchiche proponenti un programma rivoluzionario ed intransigente, ed infatti in linea con le masse dei lavoratori e delle lavoratrici di Spagna. Personaggi influenti come Manuel Escorza del Val o García Oliver, avevano di fatto perso ogni prestigio rispetto alle masse che un tempo li osannavano. La crisi dimostrò inoltre che non poteva esserci convergenza tra i comunisti stalinisti e quelli del POUM. La Generalitat della Catalogna fu ripristinata nelle sue funzioni istituzionali, riprendendo pienamente l'antico potere, facendo entrare nel nuovo governo un unico rappresentante della UGT (il comunista Vidiella), uno della CNT (Valerio Mas) e un altro di Esquerra (nuovo Taradellas). Alcuni responsabili degli scontri in cui ci furono morti furono in seguito processati, ma solo a Tarragona e comunque non furono condannati a morte, bensì "solo" a diversi anni di reclusione.

La Generalitat della Catalogna, i comunisti e il governo centrale sembravano disposti ad agire insieme contro gli estremisti, anche attraverso l'uso della forza se necessario. Il nuovo responsabile dell'Ordine Pubblico a Barcellona, José Echevarría Novoa, presto ripristinò la normalità in gran parte del sistema giudiziario, permettendo così ai comunisti agli ordini di Mosca di riprendere la persecuzione contro il POUM. Le autorità repubblicane non presero nessuna decisione contro la CNT-FAI a causa del potere che ancora detenevano nell'ambito del fronte repubblicano e per il grande sostegno popolare che essi ancora avevano.

La situazione del POUM fu diversa, perché il governo finì per mettere al bando il partito repubblicano poco dopo (16 giugno), arrestando i suoi principali leader, tra cui Julian Gorkin e Andreu Nin. Il POUM sarebbe scomparso dalla mappa politica, mentre il movimento anarchico non partecipò più alla guerra con lo steso entusiasmo di prima. Tutte queste dispute non fecero altro che indebolire il fronte repubblicano nei confronti dei nazionalisti guidati da Franco e di fatto mise fine alla rivoluzione sociale. La debolezza dei repubblicani, seguita ai fatti barcellonesi di maggio, comporterà la caduta del governo di Largo Caballero e l'uscita dei 4 ministri anarchici presenti, comportando al contempo la crescita dell'influenza comunista all'interno delle nuove istituzioni repubblicane. [10]

Note

  1. 1,0 1,1 La Guardia de Asalto, denominata ufficialmente Cuerpo de Asalto, fu un corpo di polizia spagnolo creato durante la Seconda Repubblica con l'obiettivo di disporre di una forza di polizia atta a mantenere l'ordine pubblico e che fu fedelmente legata al regime repubblicano.
  2. Lluís Companys, di professione avvocato, inizialmente mostrò simpatia verso il movimento anarchico, difendendo anche alcuni di loro. Tuttavia, quando assunse incarichi istituzionali, non si fece remore a portare avanti campagne repressive contro gli anarchici.
  3. Dalle stesse memorie di Garcia Oliver De Julio a Julio, citate in H. Thomas, The Spanish Civil War p.210-1
  4. Hugh Thomas, La guerre d'Espagne, p. 501.
  5. Hugh Thomas, La guerre d'Espagne, p. 503.
  6. In realtà, nonostante Nin e altri avessero mostrato simpatie per il comandante dell'Armata Rossa, essi in primis e tutto il POUM in generale criticarono la posizione di Trotzky in favore dell'entrismo dei rivoluzionari nei partiti socialisti. Questi inoltre facevano parte del Fronte Popolare, mentre Trotzky criticava apertamente il fronte antifascista spagnolo e ancor di più criticò la scelta del POUM di entravi a farne parte
  7. Per quanto il PCE tentò di far passare il POUM come un partito legato a Trotzky, in realtà tra i repubblicani i trotzkisti erano rappresentati dal Gruppo (o Cellula) Le Soviet strutturata dall'italiano Nicola Di Bartolomeo (nome di battaglia Fosco) e dalla Sección Bolchevique-Leninista de España, strutturata nel novembre 1936 in Barcellona da Manuel Fernández Grandizo, nome di battaglia G. Munis, considerata la sezione spagnola ufficiale della IV Internazionale che tentò invano di entrare nel POUM di Andreas Nin (la tattica dell'"entrismo" era spesso applicata dai trotskisti).
  8. Jornadas de Mayo
  9. Hugh Thomas, p.712
  10. Scontri tra anarchici e comunisti si verificarono anche a valencia nel mese di novembre 1936. Si veda Comité Ejecutivo Popular de Valencia

Bibliografia

  • George Orwell, Omaggio alla Catalogna, traduzione di Riccardo Duranti, collana Classici Moderni, Oscar Mondadori, 1993, pp. 268, cap. 12 + 2 Appendici eda,
  • Mercè Rodor, La piazza del Diamante, traduzione e nota di Giuseppe Cintoli, Arnoldo Mondadori Editore, 1970, pp.214.
  • José Peirats, La CNT nella rivoluzione spagnola, Edizioni Antistato, 1977-1978

Voci correlate

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