Anarchismo epistemologico

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Con anarchismo epistemologico si intende un approccio anarchico all'epistemologia (da episteme - cioè scienza, conoscenza certa - e logos, ovvero discorso) così come definito da Paul Feyerabend nella sua opera principale Against the method (1975) (Contro il metodo, 1979) ed ulteriormente approfondito nelle opere successive.

L’anarchismo epistemologico di Feyerabend

Feyerabend è un filosofo austriaco che soprattutto attraverso il provocatorio Contro il metodo (oltre che anche attraverso altri numerosi testi), propone un anarchismo epistemologico con il quale demolisce il neopositivismo e le teorie di Popper. Feyerabend critica l'approccio dei filosofi della scienza alla conoscenza scientifica, in particolare il falsificazionismo di Karl Popper. La sua frase più famosa sul metodo scientifico è probabilmente anything goes che si potrebbe tradurre con «qualsiasi cosa può andar bene» (come metodologia di approccio alla conoscenza). L’anarchismo epistemologico quindi consiste nella negazione della necessità , della validità  e dell’ineluttabilità  del metodo della scienza e nell’idea che la scienza per progredire si debba avvalere delle «astuzie della ragione» ( da qui l'idea che «qualsiasi cosa possa andar bene»).

Nei prossimi paragrafi verranno esaminati alcuni aspetti della teoria feyerabendiana.

Teoria scientifica pura e impura

I principi del neopositivismo riguardano soprattutto la distinzione tra enunciati teorici e osservati e il principio di verificabilità . Per i neopositivisti (e in parte pure per Popper) la scienza è un’impresa teorica cognitiva “PURA” ed è caratterizzata dall’osservanza di un principio ritenuto oggettivo, il cosiddetto “Metodo”. Invece per Paul Feyerabend la scienza è una costruzione “IMPURA”, poiché essa è dipendente da fattori storico-culturali, pratico-sociali e ideologici.

Il principio della tenacia

La teoria della falsificazione di Karl Popper dice che una teoria deve essere abbandonata (teoria falsificata) se esiste un solo caso che ne confuta la veridicità . Il suo enunciato è riassumibile dalle parole dello stesso Popper: «Una teoria è scientifica nella misura in cui può essere smentita». Quest’ultima affermazione demarca una netta distinzione tra argomenti scientifici e pseudoscientifici (tra questi ultimi Popper colloca pure il marxismo).

Il principio della tenacia (già  presente nel pensiero di Thomas Kuhn, ma solo riferita ai periodi di scienza cosiddetta “normale”) di Paul Feyerabend, contrapposto al falsificazionismo popperiano, suggerisce di mantenere una teoria anche quando alcuni dati non sono con questa in sintonia.

Il principio della proliferazione

Il principio della proliferazione (già  presente anche in Karl Popper) indica invece che la scienza non può identificarsi con una sola teoria e un solo metodo, ma progredisce proprio grazie alla discussione tra teorie alternative. Paul Feyerabend arriva a sostenere che non solo la scienza non è in grado di seguire meccanicamente i principi del metodo, ma addirittura trae beneficio dalla sua trasgressione. Un elemento importante del suo pensiero è che il confronto tra diverse teorie non deve portare lo scienziato a scegliere quella compatibile con una “defunta” teoria precedente, perché ciò non la rende né più valida né più vera delle “teorie rivali”.

Teoria della “varianza del significato”

Questa teoria è una critica e un limite alle pretese riduzionistiche-unionistiche dell’epistemologia neopositivista.

Paul Feyerabend respinge ogni distinzione tra enunciazioni teoriche e osservative (tale distinzione è di cruciale importanza nel neopositivismo epistemologico), poiché ritiene queste ultime dipendenti dalle prime (un asserzione può apparire oggettiva ma in realtà  è dipendente dalla teoria entro il quale essa è contenuta). In pratica, superando in radicalità  l’"incommensurabilità " di Thomas Kuhn (questi era convinto che inizialmente fosse una forma di "fede", a permettere il proseguimento della ricerca poiché in un primo momento un nuovo paradigma scientifico non è così esatto rispetto al precedente), egli sostiene la difficoltà , o addirittura l’impossibilità , di poter confrontare diverse teorie scientifiche in quanto fondate su asserzioni di per sé non comparabili. (Paul Feyerabend supera in radicalità  l'incommensurabilità  di Thomas Kuhn, perché ritiene pura illusione la nozione di progresso scientifico posta all'interno di un paradigma).

In pratica i dati considerati oggettivi, neutrali ed elementari della scienza, non possono in realtà  essere assunti come “oggettivi e universali”, poiché il loro senso è inevitabilmente intrecciato ai diversi quadri teorici entro i quali sono stati enunciati [es. il concetto di massa è ben diverso nella teoria di Newton ("massa classica") rispetto a quella di Einstein ("massa relativistica")].

L’"incommensurabilità " di Feyerabend ("varianza del significato") permetterebbe inoltre di evitare la creazione di criteri standard attraverso i quali valutare la qualità  delle teorie scientifiche. Tuttavia l’anarchico austro-americano respinge anche ogni tentativo di catalogare l'incommensurabilità  entro una struttura logica ben definita, perché ritiene l’incommensurabilità  un fenomeno al di fuori della logica.

Citazioni

«Un anarchico è come un agente segreto che giochi la partita della Ragione allo scopo di minare l’autorità  della Ragione (della Verità , dell’Onestà , della Giustizia ecc.). […] L’anarchismo epistemologico differisce sia dallo scetticismo sia dall’anarchismo politico (religioso). Mentre lo scettico considera ogni opinione ugualmente buona, o ugualmente cattiva, o desiste completamente dal dare tali giudizi, l’anarchico epistemologico non ha alcuno scrupolo a difendere anche l’asserzione più trita o più mostruosa. Mentre l’anarchico politico o religioso vuole abolire una certa forma di vita, l’anarchico epistemologico può desiderare di difenderla, poiché egli non ha alcun sentimento eterno di fedeltà , o di avversione, nei confronti di alcuna istituzione o ideologia. Come il dadaista, al quale assomiglia assai di più che non somigli all’anarchico politico, egli "non soltanto non ha un programma, ma è contro tutti i programmi", anche se in qualche occasione sarà  il più rumoroso fra i difensori dello status quo o fra i suoi oppositori: "per essere veri dadaisti, si dev’essere antidadaisti.[…]"» (Paul Feyerabend, Contro il metodo, Milano, Feltrinelli, 1979, pp. 21-29, 155, 246)

Voci correlate

Collegamenti esterni