Anarchismo e Massoneria

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Camillo Berneri, insieme ad Armando Borghi, fu uno degli anarchici che più accanitamente denunciò il carattere reazionario e provocatore della massoneria

Nata formalmente come associazione di mutuo appoggio e perfezionamento morale dell'individuo, i principi quantomeno formali della massoneria, ovvero «libertà, uguaglianza, e fratellanza», affascinarono per un certo periodo alcuni anarchici (es. Malatesta, Proudhon, Ferrer...) che in buona fede si convinsero della necessità di aderirvi come mezzo di diffusione degli ideali anarchici. Tuttavia, nel giro di poco tempo, la maggior parte di loro comprese l'assoluta inconciliabilità tra anarchismo e massoneria (es. Malatesta, Bakunin) a causa del carattere gerarchico di quest'ultima e la sua propensione a costituirsi in lobby, peraltro con fini ambigui e certamente non a favore delle classi sfruttate.

Ci furono alcuni militanti del movimento anarchico, come per esempio Maria Rygier, che ad un certo punto scelsero di aderire alla massoneria, diventando dei veri e propri agenti provocatori al servizio degli interessi delle classi dominanti e\o dello Stato.

Convergenze (formali) e divergenze

Le dinamiche sviluppatesi in tutte le società autoritarie sono state sempre tese a favorire le divisioni delle masse come metodo di gestione del potere e di controllo sociale (Divide et impera). Le religioni, per esempio, sono da sempre uno di questi elementi e proprio per questo oggetto di critica non solo da parte del movimento anarchico e dagli altri movimenti di matrice socialista, ma anche di quelle associazioni non politicamente definite come la massoneria.

Vista anche la contemporanea fede nell'individuo, nella scienza e nella ragione, nonchè la volontà di costruire una società di donne e uomini liberi, uguali e fraterni, si potrebbe immaginare che tra anarchismo e massoneria esistano molti punti di convergenza, ma in realtà ciò corrisponde al vero solo formalmente, dal momento che massoneria e anarchismo si differenziano incontrovertibilmente sia per mezzi che per fini. Per esempio, mentre gli anarchici hanno sempre cercato di portare avanti i propri ideali alla luce del sole e conformemente ai propri principi antiautoritari, i massoni storicamente da sempre operano in maniera occulta ed ambigua attraverso l'attività di logge gerarchizzate più o meno occulte.

Non è quindi un caso se molto spesso le vacuità di fondo dei principi massonici abbiano ciclicamente portato alla luce atteggiamenti ambivalenti, come all'inizio del ventennio mussoliniano, quando più o meno compattamente le obbedienze italiane appoggiarono la marcia su Roma e il nascente regime fascista, salvo poi assumere atteggiamenti diversi in seguito, dal momento che alcune di esse (es. Grande Oriente) si schierarono contro Mussolini, mentre altre (Grande Loggia d'Italia) persisterono nel loro fiancheggiamento del totalitarismo del regime. [1]

L'ambiguità è esplicitata da frasi come «la Massoneria lavora per il bene dell'Umanità e la costruzione di una società migliore» [2], dove non si chiarisce cosa si intenda per «bene dell'umanità» e «società migliore», dimostrano inequivocabilmente così il suo carattere vacuo e doppiogiochista. Paradossalmente, un atteggiamento questo in qualche modo paragonabile alle religioni, fondato cioè su assurde astrazioni, che essi vorrebbero contrastare in nome della ragione. Era stato l'anarchico Malatesta, che per un breve periodo fu membro della massoneria[3], a denunciare questi aspetti "religiosi" della massoneria:

«(quando...) per ragione di educazione o di ambiente accade che essi (gli italiani n.d.r) non credano alla religione, la massoneria si presenta come un buon succedaneo»[4]

Oltre a Malatesta, un altro importante anarchico che descrisse la massoneria delineandone il suo percorso storico fu il russo Michail Bakunin[5], che in un articolo pubblicato su Le Progrès [6] spiegò le ragioni del fascino esercitato dalla massoneria su alcuni anarchici e rivoluzionari:

«Ci si sbaglia davvero se si giudica la massoneria del secolo passato, o dell'inizio di questo secolo, secondo quello che è diventata attualmente. Istituzione borghese per eccellenza nella sua fase di sviluppo, per il suo potere crescente inizialmente e decadente in seguito, la massoneria ha rappresentato in un certo modo lo sviluppo, il potere e la decadenza intellettuale e morale della borghesia.
Copertina del libro di Léo Campion.
Oggi, avendo disceso al ruolo di una vecchia intrigante e caduca, è nulla, sterile, alcune volte cattiva e sempre inutile, mentre prima del 1830, e soprattutto prima del 1793, avendo riuniti nel suo seno, con poche eccezioni, tutti gli spiriti più più nobili, i cuori più ardenti, le volontà più fiere, i caratteri più audaci, aveva costituito un'organizzazione attiva, poderosa e realmente benefattrice...La massoneria era a quel tempo la cospirazione universale della borghesia rivoluzionaria contro la monarchia feudale, dinastica e divina. Questa fu l'Internazionale della borghesia.
Però che differenza tra questo tiepido rivoluzionarismo e il rivoluzionarismo ardente e poderoso che l'aveva ispirato alla fine dell'ultimo secolo!.
Quindi, la borghesia era stata in buona fede e aveva creduto seriamente e sinceramente nei diritti dell'uomo;... credeva, sentiva e lo era realmente, di rappresentare il popolo. La reazione termidoriana e la cospirazione di Babeuf rimossero quest'illusione.» [7]

Quindi, se è pur vero che soprattutto nel XIX secolo alcuni membri del movimento anarchico internazionale entrarono a far parte di diverse obbedienze massoniche, ciò fu dovuto alla loro erronea speranza che potessero esserci delle affinità o che quantomeno si potesse fare percorso comune contro l'oscurantismo aristocratico e l'irrazionalismo religioso. Ma di vana speranza si trattò, poiché essendo «l'Internazionale della borghesia» e «la sola grande organizzazione politica della borghesia italiana» (Gramsci), la massoneria si pone da sempre l'obiettivo di gestire il potere economico e politico infilandosi nei gangli dello Stato. Per questo, in Italia, alcune logge massoniche come la P2 non si sono fatte scrupolo a ricorrere al terrorismo durante gli anni della strategia della tensione. [8]

Appare quindi del tutto evidente che tra anarchia e massoneria ci sia un abisso incolmabile, nonostante anche in epoche a noi più recenti anarchici come Léo Campion, attraverso il suo saggio Le drapeau noir, l'équerre et le compas - Les anarchistes dans la Franc-maçonnerie («La bandiera nera, la squadra e il compasso - Gli anarchici nella massoneria»), abbiano vanamente cercato di dimostrare in tutte le maniere il carattere libertario della massoneria e la sua conciliabilità con l'anarchismo.

Provocazioni contro l'antimilitarismo (1914) e antifascismo (1925-26) italiano

Intrighi antimilitaristi

All'inizio del XX° secolo l'Europa intera fu attraversata da una vasta ondata di proteste antimilitariste contro la coscrizione e le guerre colonialiste. Il movimento antimilitarista si strutturò in tutta Europa grazie a gruppi come l'Associazione Internazionale Antimilitarista, di cui in Italia si costituì una «Sezione» locale dotata di un organo propagandistico denominato Rompete le file!. L'anarchica Maria Rygier, attiva sia nella «sezione» che nella gestione del giornale, fu l'emblema della combattività del movimento italiano, che ebbe il suo culmine prima nel 1911 con l'opposizione alla guerra in Libia e il relativo sostegno all'anarchico Augusto Masetti, un anarchico che aveva sparato ad un suo superiore per protesta contro l'aggressione alla Libia, poi nel 1914 allo scoppio della prima guerra mondiale.

Rompete le file, giornale antimilitarista di tendenza anarchica.
Alceste de Ambris, da antimilitarista accanito qual'era, nel 1914 presentò all'USI una mozione interventista. Borghi lo definisce un massone.

Gli antimilitaristi erano in gran parte socialisti (anarchici, marxisti, sindacalisti rivoluzionari...) e quindi, proprio in quanto tali, internazionalisti nemici di ogni nazionalismo e colonialismo. Di conseguenza, la questione del partecipare o meno alle guerre nemmeno si poneva. Improvvisamente però, a partire dal 1914, il movimento antimilitarista italiano fu scosso da una serie di improvvise conversioni di attivisti che scelsero di abbracciare la causa nazionalista e interventista. La più celebre conversione fu quella di Benito Mussolini, che da socialista direttore dell'Avanti!, ostile alla guerra e al «nuovo macello di popolo», si pose a capofila degli interventisti.

Uno dei momenti più drammatici del socialismo italiano lo si ebbe durante il congresso dell'USI tenutosi il 13-14 settembre 1914, durante il quale Alceste De Ambris tenne un duro discorso a favore dell'intervento dell'Italia in guerra. La sua mozione fu respinta dalla maggioranza antimilitarista capeggiata da Armando Borghi. Gli interventisti "convertitisi sulla via di Damasco" (Filippo Corridoni, Alceste De Ambris, Giuseppe Di Vittorio ed altri...) ricevettero in cambio l'espulsione immediata dall'organizzazione sindacale.

Ma per quale motivo il socialismo italiano fu attraversato da quest'improvvisa ondata di conversioni pochi mesi dopo la settimana rossa? Fu Maria Rygier ha confessare che quando nel 1913 si trovava in Francia per conto del comitato pro-Masetti entrò a far parte della massoneria e da quel momento agì per conto esclusivo di questa associazione. Fu lei stessa a rivelare i contatti con l'ambasciatore francese Barrere e sempre lei a convincere i francesi sulla necessità di fondare un quotidiano (pseudo)socialista interventista, in grado di creare confusione e scompiglio tra i socialisti italiani attraverso una propaganda nazionalista fatta però attraverso un uso del linguaggio tipicamente di sinistra. Quel giornale si chiamerà Il Popolo d'Italia e il suo direttore sarà Benito Mussolini, che secondo la Rygier era stato "convertito" dai francesi a suon di banconote.

Nell'articolo Come gli agenti segreti della massoneria sanno trescare nel'ombra[9], l'anarchico Armando Borghi dichiarò che oltre alla Rygier erano massoni pure « i Tancredi, i Masotti, i Rossi, i Pasella, i Corridoni; - sindacalisti questi ultimi, al seguito del loro gran Maestro, il de Ambris, l'inseparabile di quel massone di prime rango che è Campolonghi.»

Intrighi fascio-massonici

Oltre agli intrighi di cui sopra, la massoneria ebbe un ruolo anche nel complotto ordito da Mussolini contro la Francia e i fuoriusciti antifascisti esiliati oltralpe. Protagonista numero uno fu Riccotti Garibaldi jr (avvalsosi dell'aiuto di due suoi fratelli, Sante e Peppino, e del noto provocatore Campolonghi), figlio di Ricciotti e nipote di Giuseppe, che a partire dal 1923 cominciò a progettare la costituzione di legioni garibaldine di matrice pseudo-antifascista che agissero militarmente contro Mussolini partendo dalla Francia.

«Massone era Ricciotti Garibaldi e fu la Massoneria a creare le Legioni garibaldine.» (Camillo Berneri)

Fu però intorno al 1924 che tale idea cominciò ad essere infiltrata negli ambienti del fuoriuscitismo, proprio grazie al nipote di Garibaldi che sfruttò abilmente il suo cognome per darsi una parvenza di affidabilità di cui in realtà non avrebbe dovuto godere poichè aveva partecipato anche agli intrighi antimilitaristi della prima guerra mondiale.

Alberto Meschi, anarchico che si batte lungamente in favore dell'iniziativa di Ricciotti jr. Fu uno degli ultimi a desistere, quando ormai era chiaro che il nipote di Garibaldi era solo una spia fascista

Ricciotti jr, che si avvalse del sostegno finanziario della massoneria, inizialmente individuò negli anarchici italiani esiliati in Francia le vittime del suo complotto. [10] Molti di loro erano stati in realtà sin dall'inizio sospettosi (su tutti Ugo Fedeli, Virgilio Gozzoli e Tintino Rasi), altri invece si mostrarono più fiduciosi (su tutti Erasmo Abate e Alberto Meschi). Quindi, il primo risultato ottenuto dal complotto fu quello di dividere gli anarchici esiliati, a cui tentò di porre rimedio Armando Borghi con la costituzione di un comitato («Alleanza Libertaria») che valutasse attentamente la questione.

In breve tempo però le ambiguità di Ricciotti jr saltarono fuori una dopo l'altra (gerarchizzazione delle legioni, vera e propria schedatura degli antifascisti, ecc.), in particolare i sospetti nascevano dal fatto che la spedizione venisse continuamente rimandata. Alla resa dei conti quasi tutti gli anarchici abbandonarono lo pseudo-progetto perché puzzava tremendamente di trappola. A quel punto, la spia fascista Garibaldi cercò di infiltrasi tra i fuoriusciti degli ambienti democratici, proponendo ancora una volta un'azione militare antifascista per destituire il Duce.

La macchinazione fascista si proponeva principalmente l'obiettivo di compromettere gli esiliati antifascisti esuli oltralpe, in modo da mettere in cattiva luce la stessa Francia e costringerla così ad espellerli. [11]La cospirazione di Ricciotti jr terminò nel novembre 1926, quando, dopo essere stato tratto in arresto dalle autorità francesi, confessò di essere al servizio del governo fascista italiano, dal quale prendeva ordini tramite l'ambasciatore italiano a Parigi Romano Avezzana. Confessò pure di aver avuto contatti col vice questore Francesco La Polla, il quale gli aveva messo a disposizione la notevolissima somma di 645.000 lire. [12][13]

Ma com'è possibile che fascismo e massoneria si ritrovassero dalla stessa parte della barricata visto che Mussolini nel 1924-25 aveva dato avvio ad una campagna repressiva contro i massoni? La risposta sta nel fatto che inizialmente la massoneria italiana tutta appoggiò la marcia su Roma e la nascita del regime, ma poco dopo alcune «obbedienze» (es. Grande Oriente) presero le distanze dal regime, sino a quando esso dichiarò l'assoluta incompatibilità tra fascismo e massoneria. [14] Resta il fatto che alcune obbedienze (Grande Loggia d'Italia) mantennero buoni rapporti col Duce più a lungo di altri ed anche quando questi si interruppero, molti massoni scelsero di rimanere fedeli al PNF. Caso emblematico fu quello del Gran Maestro del Grande Oriente Raoul Palermi[15], il quale sostanzialmente rimase devoto di Mussolini nonostante l'obbedienza massonica del Grande Oriente fosse una delle più perseguitate. A tal proposito, Maria Rygier fu inviata nel 1925 in Francia, dove si trovava Palermi, per convincerlo ad allinearsi alla linea politica della massoneria. [16]

È in questi rapporti asimmetrici ed ambigui tra massoneria e fascismo che vanno quindi individuate le loro convergenze che portarono al complotto antifascista di matrice fascio-garibaldina.

Note

  1. Lo storico statunitense Peter Tompkins nel volume Dalle carte segrete del Duce, ha dimostrato che tutti e quattro i “quadrumviri” della Marcia su Roma (Italo Balbo, Michele Bianchi, Cesare Maria De Vecchi e Emilio De Bono) appartenevano alla Gran Loggia d'Italia (ugualmente erano massoni importanti gerarchi quali Roberto Farinacci, Cesare Rossi, Giacomo Acerbo e Giovanni Marinelli) Il Gran Maestro Roul Palermi fu sempre fedele al fascismo, anche quando la maggioranza della Grande Loggia d'Italia si schierò contro il Duce. Provò a costituire una nuova organizzazione massonica, l'Ordine nazionale di cultura e beneficenza San Giovanni di Scozia, raggruppando tutti i massoni filo-fascisti, ma essa naufragò dopo pochi anni.
  2. Articolo del Grande Oriente d'Italia
  3. Entrò a farne parte il 19 ottobre 1875 e ne uscì nell'aprile 1876.
  4. Il socilaismo anarchico de L'Agitazione
  5. Bakunin sarebbe stato massonico a partire dal 1840 in Francia secondo quanto riportato da Ravindranathan in Bakunin & the Italians. Lo stesso saggio però dichiara che questi rapporti non sono chiarissimi, mentre più certi sarebbero quelli avuti con una loggia fiorentina. Quel che è certo è che in seguito Bakunin fu particolarmente duro contro la massoneria e le sue trame oscure tese ad approriarsi del potere. Anche Kropotkin è stato definito massonico, ma tali notizie deriverebbero solamente dal fatto che nelle sue Memorie sostiene che le riunioni dell'AIT a Ginevra si tenevano in una sala messa a disposizione dalla locale massoneria. Un altro celebre anarchico come Proudhon sembrerebbe essere stato massone a Besancon a partire dal 1847 o a Digione dal 1849. Tuttavia, come riporta una stessa fonte massonica, non ci sono prove alcune che la politica massonica abbia influenzato il suo pensiero e viceversa.
  6. Ginevra, 23 febbraio 1869
  7. “El patriotismo y la comuna de París y la noción de Estado
  8. La Loggia P2 e Licio Gelli
  9. Controcorrente, Boston, febbraio 1939.
  10. «In campo anarchico i due raggruppamenti più attivi erano il Comitato Pro Vittime Politiche, che teneva la riunione domenicale in un retrobottega vicino a Place de la République, e il gruppo “Pietro Gori” costituito in gran parte da un nucleo di anconetani molto attivi nella città marchigiana durante il Biennio rosso» (Una vicenda rimossa, l'affaire Ricicotti jr)
  11. Si veda anche: Gli anarchici di fronte alle provocazioni di_ Ricciotti_Garibaldi
  12. Franco Fucci, Le polizie di Mussolini, Ugo Mursia Editore, 2001
  13. I propositi di Ricciotti e dei suoi fratelli si erano estesi sino alla Spagna del dittatore Miguel Primo de Rivera e a tal proposito erano entrati in contatto con il generale Francesc Macià, al quale avevano proposto di organizzare un'insurrezione catalana che ovviamente non andò a buon fine e terminò con l'arresto del generale.
  14. L'incompatibilità venne dichiarata col voto del Gran Consiglio del marzo 1923
  15. Raoul Palermi
  16. Nel 1926 Palermi abbandonò definitivamente la massoneria dichiarando la propria fedeltà al Duce

Bibliografia

  • Giovanni Conrad Cattini, Nel nome di Garibaldi. I rivoluzionari catalani, i nipoti del Generale e la polizia di Mussolini (1923-1926), Biblioteca Franco Serantini, Pisa 2010,
  • Armando Borghi, Mezzo secolo di anarchia, Edizioni Scientifiche Italiane, 1954
  • Gino Piastra, La truffa rivoluzionaria e quella neo-garibaldina: memorie di un illuso, 1925

Collegamenti esterni