Anarchismo, femminismo e l'individuo (di Colin Wright)

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Anarchismo, Femminismo e l'Individuo

«Un anarchismo serio deve anche essere femminista, altrimenti diventa una questione di semi-anarchismo patriarcale, e non anarchismo vero e proprio» (Federazione Anarchica Norvegese).
 
La A cerchiata, uno dei simboli del movimento anarchico.

Come anarchisti sociali ereditiamo un tipo di teoria (basata sull'esperienza) che sembra oggi svilupparsi più potentemente rispetto al passato. L'analisi delle relazioni di potere che inserisce l'oppressione nella gerarchia e nella dominazione ci porta a capire molti movimenti sociali contemporanei - attraverso una valutazione che proprio all'interno di molti di questi movimenti manca del tutto. Comunque, mentre abbiamo uno scheletro sovraccarico di teorie sociali, siamo obbligati a imparare dai nuovi movimenti sociali in modo da poter implementare queste stesse teorie. Così ascoltiamo e apprendiamo attivamente dalle persone di colore temi come l'Eurocentrismo e altre forme di razzismo, dagli attivisti gay e dalle attiviste lesbiche l'eterosessismo e l'omofobia, dagli animalisti lo specismo ecc.

In questo articolo trattiamo propriamente il movimento femminista, sia per capire come un'analisi prettamente anarchista possa contribuire alla sua crescita, e viceversa per vedere - da anarchisti - cosa possiamo imparare dal femminismo. Anche se la partecipazione maschile al femminismo è talvolta un aspetto controverso, voglio iniziare la sezione parlando del mio personale coinvolgimento con questa questione. E concluderò con alcune speculazioni che riguardano l'ecologia come terreno futuro comune dell'anarchismo e del femminismo.

Sarebbe incompleto affermare che il movimento anarchico - sia storico che contemporaneo - è androcentrico o omocentrico. Un contributo teorico a un'astratta e generalizzata "equità " è qualcosa di troppo vago - specialmente quando questa "equità " non viene estesa all'ambiente domestico. Molte analisi anarchiche continuano a ignorare la realtà della dominazione maschile, dirigendo le proprie critiche verso le relazioni commerciali, il capitale e lo stato, o la civilizzazione. Qualsiasi siano i meriti di queste critiche, l'uguaglianza fra i generi è ritenuta una priorità minore o da trattare successivamente allo sviluppo del "giusto" modo di pensare. Il fatto che l'abbattimento del sessismo possa richiedere sforzi notevoli è raramente contemplato.

Gli uomini nel femminismo

«Gli uomini devono lottare per crearsi un tipo di esperienza che la supremazia maschile gli ha negato» (Sandra Harding).

Come uomo, ho messo in secondo piano il mio interesse per il femminismo lasciando il primo posto all'assorbimento delle politiche della sinistra ecologista. Ho sempre creduto che la battaglia per la libertà umana fosse quasi interamente realizzata all'interno delle arene maschili di pensiero (anche se con una certa sensibilità per le questioni delle donne). Fino ad allora ho supportato passivamente gli obiettivi dell'autonomia femminile. È stato così fino a quando (attraverso le mie letture) ho capito che tutti gli uomini traggono beneficio dal sessismo - e non parlo solo di chi abusa, stupra, maltratta o discrimina - iniziando così a guardare profondamente dentro il mio privilegio da uomo (bianco). Nella vita familiare, nella scuola, nel mercato del lavoro, ho quasi sempre avuto un vantaggio sulla mia controparte femminile (e non bianca).

 
Ritratto di Mary Wollstonecraft (1797).

Il mio interesse per il femminismo, anche grazie alla letteratura e alle novelle femministe, mi ha portato a iniziare a capire che la mia stessa visione utopista del futuro stava sempre più diventando centrata sulla donna e la sua affermazione. Mentre il mio orientamento anti-capitalista e antistatista rimaneva forte come sempre, ho notato una svolta delle mie valutazioni che sono sfociate in un sempre crescente riguardo per la consolidazione dei rapporti intimi. Ho cominciato a sviluppare una sensibilità femminista e ho trovato sempre più facile riconoscere il comportamento patriarcale maschile che fino ad allora avevo ignorato. Alla fine ho capito come la lotta delle donne femministe potesse apportarmi dei grandi benefici. Mentre Emma Goldman sosteneva che solo le donne possono liberarsi dalla loro oppressione "interna", gli uomini possono giocare un ruolo importante nell'aiutare a smantellare l '"esternalità " del patriarcato. Abbattendo il proprio sessismo e quindi sfidando quello degli altri, possiamo contribuire a generare un clima che promuova la completa partecipazione di tutti in ogni campo della vita. Mentre esiste nella comunità femminista uno spettro di dubbio riguardo la partecipazione maschile, molte donne apprezzano il supporto. Sandra Harding in un suo recente libro afferma che gli uomini possono essere femministi così come le donne bianche possono essere anti-razziste. Per lei, gli uomini dovrebbero adottare un' «identità proditoria" e sviluppare un "punto di vista femminista» (Harding). Tuttavia, la partecipazione maschile nel femminismo (compresa la mia) richiede cautela. «Gli uomini amano appropriarsi, dirigere, giudicare e gestire ogni cosa che gli passa per le mani», ha scritto Harding. Quindi, solo se siamo consapevoli dei pericoli che l'influenza femminista può esercitare sulla nostra agenda maschile, possiamo contribuire al movimento femminista. Dopo tutto, il punto è conferire potere alla donna. Comunque, detto questo, molti degli ostacoli che rendono gli uomini sessisti sono complessi, intersecati, e relativamente inesplorati. Possiamo parlare di impegno per la logica femminista, di uguaglianza fra i sessi ecc. ma ancora non ci siamo accorti di quanto il nostro comportamento sia intimidatorio e arrogante. Anche verso i fattori istituzionali (famiglia, scuola, media ecc.), i sottili (e anche non sottili) effetti della socializzazione dei generi rimangono. Comparativamente, sappiamo ancora poco dello sviluppo dell'infanzia e della costruzione della mascolinità e della femminilità. Ma, mentre l'eliminazione totale del comportamento patriarcale richiede molto tempo, dobbiamo capire che l'analisi finale del femminismo porta alla liberazione umana. Saremo tutti beneficiari di una società basata sull'aiuto e la cooperazione senza ricorrere alle minacce di aggressione o all'intimidazione.

Il Femminismo e la spaccatura Liberal-Radicale

«... il successo della piena libertà delle donne (di tutte le donne, non di poche privilegiate) presuppone profondi cambiamenti economici, sociali e politici che, nel verificarsi di un tale sviluppo storico, non permetterebbero all'attuale status quo di sopravvivere» (Hester Eisenstein).

Come minimo, il femminismo è un impegno per l'uguaglianza fra i generi, un riconoscimento che la dominazione maschile esiste ed è sbagliata. Trova le sue radici nella tradizione liberale dell'autonomia e della libertà di scelta. Questa tradizione è ancora forte tutt'oggi ed è ben rappresentata dalle femministe liberali. Queste femministe credono che l'uguaglianza può essere raggiunta attraverso la modifica del presente sistema, attraverso la promozione di maggiori occasioni di equità (incremento degli accessi all'educazione e ai luoghi di lavoro ecc.). Comunque, gli anni '60 e '70 hanno visto emergere un nuovo radicalismo femminista di diversi tipi - radicale, socialista, lesbico, nero, anarchico ecc. Le femministe radicali, in contrapposizione alle femministe liberali, credono che l'intero sistema - liberalismo patriarcale - sia una struttura sbagliata, disegnata da e per gli interessi dei soli uomini. Quindi, per queste femministe, il femminismo è poco meno che rivoluzionario. Purtroppo, visto che i media hanno dato accesso soltanto al femminismo tradizionale o liberale, il potenziale rivoluzionario del femminismo è stato oscurato e degradato.

Nel frattempo, il significato del femminismo liberale è stato dibattuto, senza nessun consenso da parte della comunità femminista riguardo la sua reale definizione. La socialista femminista Zillah Eisenstein crede che le contraddizioni del femminismo liberale - possono le donne essere uguali nello Stato liberale patriarcale? - porteranno finalmente a uno sbocco verso l'esterno e indicheranno la strada per una nuova società radicale. Nelle sue parole, «la contraddizione tra liberalismo (patriarcale e individualista nella struttura e nell'ideologia) e femminismo (come uguaglianza sessuale e collettiva) pone le basi per il movimento femminista che va oltre il liberalismo» (Zillah Eisenstein). Altre sono meno sicure. Bell Books scrive che il «processo con cui emergerà questo radicalismo sarà poco chiaro... L'impatto positivo delle riforme liberali sulla vita delle donne potrebbe non portare allo sradicamento del sistema di dominazione» (Books). Per Books, «gli impulsi rivoluzionari devono interagire liberamente con le nostre teorie e le nostre pratiche se realmente il movimento femminista vuole porre fine all'oppressione e progredire, se vogliamo seriamente trasformare la nostra realtà attuale» (Books). Infatti le radici del radicalismo femminista si estendono (alla fine) del diciannovesimo secolo, quando ha luogo una spaccatura tra liberalismo e radicalismo. Margaret Marsh in un recente studio fornisce la cronaca di un movimento femminista anarchico precedente (Marsh). Presagendo la seconda ondata del femminismo radicale, con la convinzione che «il personale è politico", queste femministe anarchiche insistono su questo concetto»:

«La subordinazione femminile è radicata in un sistema obsoleto di relazioni sessuali e familiari. Attaccando il matrimonio, spesso premendo sulla varietà sessuale - insistendo sull'indipendenza economica e psicologica e a volte negando la responsabilità materna, si punta in realtà all'autonomia personale come a una componente essenziale dell'uguaglianza sessuale, sottolineando che i diritti legali e politici non porterebbero allo stesso tipo di equità» (Marsh).

Nel frattempo, le femministe liberali (caratterizzate da Elizabeth Cady Stanton) cercano l'uguaglianza con gli uomini spingendo per il diritto al voto. Solo con l'emersione delle femministe anarchiche e delle recenti femministe radicali si inizia a sfidare la dicotomia pubblico-domestica. Alla fine, le votanti hanno vinto il giorno (e il voto), e la sfera privata come la questione femminista vengono dimenticate. E mentre Emma Goldman e Margaret Sanger continuano a combattere per il controllo delle nascite, la sessualità diventa il regno di Freud e Reich. Come questione politica, la sessualità deve attendere l'avvento di Kate Millett o Shulamith Firestone nella nostra nuova era. La teoria anarchica femminista è stata trascurata nel nostro tempo (e non solo dagli uomini anarchici). Di conseguenza, sia l'anarchismo che il femminismo ne soffrono. Ad esempio, poche delle nuove socialiste o delle femministe radicali sviluppano critiche sullo Stato-nazione. Prevedibilmente, dopo poco, inziano ad emergere gli argomenti in favore dello "stato femminista" (MacKinnon). E mentre le tattiche anarchiche per l'azione diretta hanno giocato una parte importante all'interno del movimento anarchico, il numero di anarco- femministe dichiarate rimane inferiore rispetto a quello delle socialiste, delle radicali e delle liberali. Una prospettiva un po' differente dell'attuale spaccatura fra radicali e liberali ci viene offerta da Angela Miles. Riconoscendo che le tradizionali divisioni e le strutture - liberali, socialiste, anarchiste, nere ecc. - rispecchiano una politica polarizzata e creata dagli uomini, preferibilmente spinge per un modello centrato sulla donna che chiama "femminismo integrativo". In questo modo cerca di unire le femministe "rivoluzionarie/evoluzionarie" per sfidare «i sistemi mondiali di dominazione» (Miles). Afferma che «esiste un gran numero di femministe che, malgrado la diversità delle proprie analisi e dei propri argomenti, condivide il femminismo come embrione di nuove politiche di generale rilevanza e di significato universale» (Miles). Spesso, afferma Miles, queste femministe hanno molto più in comune con chi non condivide le stesse medesime posizioni. Tuttavia, il femminismo utile è quello che unisce, e penso che sia inevitabile il momento in cui queste contraddizioni troveranno sfogo. Ad esempio, mentre ci si oppone a "tutte" le forme di dominazione, bisogna chiarire la propria posizione rispetto allo stato. Qui non punto a rifiutare dogmaticamente lo stato (e a dividere le femministe), ma piuttosto a trovare le implicazioni per la pratica. Le femministe "integrative" vogliono costruire una società dal basso oppure desiderano solo che qualche loro richiesta venga supplita dalle istituzioni statiste, senza riconoscere la relativa natura dominante dello Stato?

L'Anarchismo e la spaccatura Pubblico - Privato

Care compagne, quando avevo raggiunto la vostra età, la questione sessuale non aveva grande importanza per me. Ma adesso sì, e rappresenta un fattore tremendo per migliaia, addirittura milioni, di giovani» (Emma Goldman, conversando con Pëtr Kropotkin, Goldman).

Mentre le donne nel diciannovesimo secolo erano impegnate nella spaccatura liberal-radicale, i libertari stavano discutendo "la questione femminile". In Inghilterra, il nuovo teorico anarchico William Godwin aveva formato un'alleanza con la pioniera femminista Mary Wollstonecraft. Nel frattempo in Francia, l'utopista Charles Fourier stava scrivendo che «il progresso sociale e i cambiamenti del periodo storico hanno luogo in proporzione all'avanzamento della donna in campi come la libertà, e il declino sociale soggiunge come risultato della diminuzione della libertà delle donne» (Beecher). Similarmente, il nuovo socialista Robert Owen, parlando delle sue comunità Utopiche, dice che «entrambi i sessi devono avere la stessa educazione, gli stessi diritti, privilegi, e la stessa libertà personale» (Harsin).

 
Pierre-Joseph Proudhon, considerava la famiglia patriarcale come il nucleo della futura società libertaria.

Purtroppo, la pratica ha insegnato che le buone intenzioni non sono sufficienti, visto che l'ostilità spesso opera proprio all'interno dell'ambiente Utopico. Dal suo studio sulle comunità Oweniane, Jill Harsin ha concluso che «l'attaccamento alla domesticità tradizionale della società comune è servita a incorporare le disuguaglianze del vecchio mondo in quello nuovo»" (Harsin). Questa divisione continua a contagiare i movimenti sociali contemporanei. Mentre molti uomini riconoscono che le donne devono essere soci attivi della vita pubblica, questi stessi però non vogliono ammettere che ciò comporti anche un uguale coinvolgimento nella vita domestica. Nel frattempo, Pierre-Joseph Proudhon (il primo ad adottare il modello "anarchista") si allontana sempre di più dalle posizioni degli Utopisti per considerare la famiglia patriarcale come l'unità sociale fondamentale (Marsh). E mentre Bakunin incita la totale partecipazione delle donne nella vita pubblica, lui non differisce molto da Marx o da Engels a tal riguardo. Sia lo stato socialista che le società anarco-sindacaliste materializzatisi nel ventesimo secolo, falliscono nello sfidare la dicotomia pubblico-privato che spesso si conclude nel raddoppiamento del carico di lavoro femminile. Martha Ackelsberg ha scritto in uno studio sulla Rivoluzione spagnola:" la corrente principale del movimento anarchico spagnolo rifiuta di riconoscere sia la specificità dell'oppressione delle donne sia la legittimità della separazione delle lotte per sormontarla" (Ackelsberg). Come conseguenza delle politiche liberali classiche - e la relativa enfasi sulla libertà individuale - l'anarchismo ha ereditato dal liberalismo una consistente polarizzazione maschile. Non solo le donne vengono minimamente coinvolte nella creazione sia del liberalismo che dell'anarchismo, ma l'anarchismo trattiene dal liberalismo una serie di dualismi gerarchici, a volte in sordina, a volte no. Così, ad esempio, le opposizioni pubblico-privato e ragione-emozione diventano parte sia dell'individualismo anarchico, con il suo orientamento capitalista, che dell'anarchismo sociale basato sulla comunità. Ciò nonostante, il concetto di individuo che era emerso nell'anarchismo sociale rimane profondamente differente da quello liberale. Mentre l'anarchismo sociale cerca di mantenere e rafforzare i legami della Comunità, il liberalismo combacia perfettamente con il capitalismo emergente. La focalizzazione dell'anarchismo sociale sulla comunità punta alla promozione dell'aiuto mutuale, una focalizzazione che coincide con i concetti socialisti emergenti di coscienza di classe, solidarietà e internazionalismo. L'immagine liberale della competizione, i diversi individui che lavorano per il loro stesso interesse hanno rappresentato la veri antitesi all'ala sinistra dell'anarchismo. Ma mentre gli anarchici sociali e i socialisti riconoscevano che il lavoro di classe non avrebbe mai ottenuto un'uguaglianza sostanziale all'interno del sistema politico liberale, le femministe iniziavano a capire che non sarebbero mai arrivate a un'uguaglianza fra i generi in un sistema patriarcale che aveva chiuso loro le porte della vita pubblica. Descrivendo l'apparente contraddizione fra «individui liberi e uguali» e le donne schiavizzate nella vita domestica, Anne Phillips scrive: «Trovando chiusa la porta principale, il patriarcato è entrato da quella di servizio. Invece di rifiutare tutte le forme di autorità naturale, i nuovi liberali si sono limitati a sostenere che il governo e la famiglia sono due regni separati» (Phillips). Così, la dicotomia pubblico- privato, che istituzionalizza il controllo maschile sul potere decisionale comunitario, trova appoggio prima nelle politiche liberali e poi in quelle anarchiche.

Anarchismo, Femminismo ed Ecologia: oltre il dualismo

«Una società futura basata sull'amicizia con la natura produrrà ciò che migliaia di anni di tentativi artificiali non sono riusciti a creare, un'organizzazione spontanea, libera, solida e forte negli affetti personali» (Voltairine de Cleyre).

Abbiamo visto che l'anarchismo ha approfondito la critica liberale all'autorità; mentre il femminismo ha esteso la definizione di individuo. Comunque, la relazione tra anarchismo e femminismo rimane irrisolta, talvolta paradossale. Così per L. Susan Brown, «l'anarchismo trascende e contiene femminismo nella sua critica al potere» (Brown). Nel frattempo, per l'English Zero Collective, «il femminismo oltrepassa l'anarchismo perche il femminismo mostra autorità, gerarchia e leadership per ciò che realmente sono, strutture di potere maschile» (Zero Collective). L'anarchismo e il femminismo parlano entrambi alla totalità della società, ma nessuno dei due può dichiarare una completa dominanza egemonica sull'altro. La teoria anarco- femminista rimane poco sviluppata, malgrado un rinnovato interesse durante gli anni '70, e gli eloquenti scritti di Carol Ehrlich, Peggy Kornegger e altre. Eppure, una sintesi di queste due differenti filosofie politiche, sarebbe possibile e anche desiderabile, mentre invece rimane da completare. Attualmente, ognuno offre una struttura utile per osservare l'altro, mentre si aggiungono sostanza e ragionamenti. Tuttavia, piuttosto che provare ad unire anarchismo e femminismo, è possibile suggerire un metodo alternativo. L'anarchismo sociale e il radicalismo femminista rappresentano entrambi tentativi per andare oltre le radici individualiste del liberalismo classico, dove l'individuo è messo contro la Comunità. Noi possiamo superare questo pensiero dualista concentrandoci sul campo emergente dell'ecologia, dove i diversi individui diventano parte di una Comunità dell'unità -in-diversità (Murray Bookchin). In un saggio recente, Thomas S. Martin propone che un "intreccio" di femminismo, anarchismo e ecologia sta iniziando a prendere forma (Martin). Il femminismo è l'ordito, l'anarchismo è la trama e l'ecologia è la fibra. Unire questi movimenti in una convergenza, sostiene, consiste in un'analisi della dominazione. Mentre una critica alla dominazione è certamente un punto cruciale di contatto per l'anarchismo, il femminismo e l'ecologia, la dominazione stessa rimane solo un aspetto del comportamento umano. È con l'avanzamento del femminismo che è stato rilevato il limite con cui il pensiero patriarcale ha svalutato la vita delle donne. Così non solo pensieri ed emozioni, pubblico e privato, sono rimasti separati, ma anche il comportamento fondamentale al mantenimento della specie è stato sottovalutato. La questione dell'educazione dei figli, assieme a quella degli infermi, degli anziani e spesso degli uomini stessi sono cadute inevitabilmente sulla spalle delle donne. I valori come la preoccupazione e l'empatia che rendono l'aiuto mutuale possibile, provengono dalla nostra lunga permanenza come bambini all'internodo nella cultura delle donne. L'anarchismo è realmente un teoria che riguarda il potere e l'autorità, e il potere e l'autorità tendono ad agire nel loro stesso interesse. Come teoria, l'anarchismo comprende la spiegazione dei comportamenti umani che promuovono l'interdipendenza e il sacrificio personale. D'altro canto, il movimento delle donne, che ha puntato l'attenzione sulla relazione tra l'autonomia e l'interdipendenza, non ha parlato uniformemente nelle sue analisi del potere. L'ecologia è stata capace di offrirci una più vasta struttura concettuale in cui convergono le valutazioni di ognuno. In un modello ecologico (e qui ne intendo realmente uno sociale ecologico), né l'anarchismo né il femminismo sarebbero costretti ad inserire nella struttura altrui. Invece, ciascuno può svilupparsi indipendentemente, o piuttosto, interdipendentemente. Il pensiero ecologico si trova alla base del recente lavoro della filosofa femminista Lorraine Code. Mentre critica l'eco-femminismo con la sua identificazione problematica donna-natura, Code riconosce il valore del modello ecologico come veicolo per il femminismo:

«Una società orientata sulla comunità ed ecologicamente responsabile creerebbe preoccupazione e partecipazione comune alle questioni fondamentali e sarebbe in grado di ristrutturare il dibattito fra i membri della comunità come conversazione, non come confronto. Il suo scopo è quello di promuovere l'appoggio reciproco e un ambiente non oppressivo» (Lorraine Code).
«Inoltre, l'ecologia può fornire mezzi al femminismo per "creare spazi per sviluppare responsabilmente prospettive che rendano esplicite le interconnessioni tra le forme e i sistemi di dominazione, sfruttamento, e oppressione, in tutte le loro differenti manifestazioni» (Lorraine Code).

Il pensiero ecologico stesso deve molto alla tradizione libertaria. Dal geografo del 19° secolo Peter Kropotkin all'ecologista sociale dei giorni nostri Murray Bookchin, la visione anarchica delle comunità a democrazia diretta che non cerca di dominare la natura offre alternative alla minaccia industriale capitalista che grava sull'integrità della biosfera. Quello di cui non si è tenuto conto è che queste visioni ecologiste possono comprendere una negoziazione mediata e femminista tra pubblico-privato. Così è possibile aprire la strada a un dialogo produttivo tra donne e uomini, tra femminismo e anarchismo. Una nuova forma politica può ancora emergere: deve muoversi necessariamente oltre il patriarcalismo liberale e la sua enfasi all'individualismo isolato per dirigersi verso l'ugualitarismo tra individui, verso la comunità e la Terra, in modo che fioriscano assieme in armonia.


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