Anarchici e potere nella rivoluzione spagnola

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Bandiera della CNT-FAI.

La spontanea e in molti casi vittoriosa (vedi Catalogna) insurrezione popolare del luglio 1936 contro il golpe di Francisco Franco, mise i dirigenti della CNT di fronte all'atavico problema del potere, evidenziando l'impreparazione teorica di fronte a tale questione.

Per esser chiari, poiché in Catalogna la Confederación Nacional del Trabajo e gli anarchici erano l'organizzazione maggioritaria, si doveva decidere se imporre il comunismo libertario nelle zone di loro influenza oppure se stringere alleanze con i partiti istituzionalizzati del Fronte Popolare in chiave antifascista, mettendo così un pochino in disparte le istanze proprie della rivoluzione sociale.

La CNT-FAI ebbe atteggiamenti ambigui barcamenandosi tra guerra e rivoluzione, suscitando i malumori tra le masse anarchiche che poi sfoceranno nel dramma barcellonese del maggio 1937.

Il difficile rapporto tra gli anarchici e il potere: il compromesso tra la guerra civile e la rivoluzione sociale (di M. Carocci)

Nonostante la Rivoluzione sociale fosse in atto, se si eccettua il caso abbastanza particolare del Consiglio di Aragona, fin dai primi giorni gli anarchici scelsero di collaborare con il Governo della Generalitat, creando un fronte unico e compatto contro il fascismo, avvertito come il primo pericolo da combattere. Le motivazioni di questa scelta sono diverse: da una parte vi era sicuramente la volontà di non frammentare fino in fondo il blocco repubblicano, dall'altra l'incapacità di gestire in un momento critico come la guerra civile, un processo di rivoluzione sociale: gli anarchici confidarono nel fatto che fosse maggiormente possibile mantenere le conquiste rivoluzionarie attraverso l'entrata nel sistema democratico, venendo così meno ad un dei loro principi fondamentali. Così l'8 settembre '36 Juan Lopez, dirigente della CNT, annunciava al Governo madrileno, il sostegno degli anarchici al blocco repubblicano, e il 26 settembre la CNT accettava di esser rappresentata nella Generalitat catalana da tre ministri.

Simone Weil in divisa da miliziana durante la rivoluzione spagnola

Questo accordo significò il primo passo di declino della rivoluzione; il 1° ottobre 1936 la CNT acconsentiva allo scioglimento del Comitato generale della milizia, in cambio di arrivo di armi da Madrid sul fronte aragonese: dal punto di vista militare le truppe miliziane vennero lentamente equiparate ad un esercito regolare, perdendo gran parte dei valori etici e sociali che le contrassegnavano. A questo atto seguirono lo scioglimento di tutti i comitati e i consigli locali, cui la CNT di fatto non si oppose. Il governo centrale pose progressivamente sotto controllo istituzionali le Comuni agricole, per poi fare lo stesso con i consigli di fabbrica sostituendo i comitati operai con organismi nominati direttamente dal governo. Una Simone Weil disgustata riflette tutto questo nelle amare parole dei suoi Quaderni:

«Nessuno può mettere in dubbio la sincerità dei nostri compagni anarchici in Catalogna. Eppure, che cosa si svolge sotto i nostri occhi in Spagna? Vediamo, come si sviluppino forme di costrizione, e si verifichino casi di inumanità, che si contrappongono direttamente all'ideale umano e libertario degli anarchici. Le necessità della guerra civile e la sua atmosfera prendono il sopravvento sulle idealità, per la cui realizzazione è stata iniziata la guerra civile.In Spagna domina la coscrizione militare. Benché la fiumana dei volontari non si arresti, è stata decisa la mobilitazione, la coscrizione obbligatoria. Il consiglio della difesa della Generalidad, nel quale svolgono funzioni direttive i nostri compagni della FAI, ha disposto che si applichi alla milizia l'antico codice penale militare. Anche nelle fabbriche domina un regime di costrizione. Il governo catalano, nel quale i nostri compagni hanno in mano i ministeri economicamente decisivi, ha appena stabilito che gli operai debbano prestare tante ore di straordinario non pagato quanto il governo stimi necessario. Un altro decreto prevede che ogni operaio che non adempia alla propria norma lavorativa vada considerato ribelle e come tale debba essere trattato. Ciò significa, semplicemente, l'applicazione della pena di morte nella produzione industriale.»

Il 4 dicembre 1936 quattro ministri della CNT entravano nel governo del Fronte Popolare di Largo Caballero: con questo atto il declino della rivoluzione era compiuta. Questo drammatico atto è suggellato dalle parole di uno dei protagonisti della rivoluzione e della costituzione delle milizie, Diego Santillan:

«Non c'è guerra anarchica, non c'è che un solo tipo di guerra e noi dobbiamo vincerla. La vinceremo, ma dobbiamo rinunciare a molti dei nostri principi. L'anarchismo è assolutamente opposto alla guerra e alla necessità della guerra, non c'è alcuna possibilità di conciliarli.»

Gli stessi vertici della CNT tuttavia dovettero presto rendersi conto che, accettando il compromesso governativo, sacrificavano allo stesso tempo anche le maggiori motivazioni per cui il proletariato e i contadini erano andati a combattere: la rivoluzione sociale effettiva che andasse di pari passo alla lotta contro il fascismo, senza la quale le motivazioni della guerra rappresentavano per la gran parte della base della CNT ideali astratti, vuoti e formali senza sostanza. Come ammette tragicamente lo stesso Santillan:

«Sapevamo che era impossibile che la Rivoluzione trionfasse, se noi prima non avessimo raggiunto il trionfo della guerra. Sacrificammo la rivoluzione stessa senza comprendere che contemporaneamente stavamo sacrificando anche gli obiettivi della guerra. Tale scelta troverà contraria la gran parte della base della CNT che si competerà attorno alla frangia estrema del gruppo Amici di Durruti; anche gli anarchici italiani che entusiasti erano affluiti sin dai primi giorni della guerra civile in Spagna, furono decisamente contrari a questa svolta; in particolare Camillo Berneri accusò la CNT di aver procurato con l'adesione al Fronte, una spaccatura irrimediabile tra la base proletaria e i vertici del sindacato, accusando la FAI e la CNT di bolscevismo.»

Una posizione molto più decisa dei vertici della CNT riguardo all'indissolubilità tra rivoluzione e lotta antifascista fu quella del POUM, guidato da Andres Nin per il quale gli endemici problemi spagnoli quali quello della Chiesa, dell'esercito, della questione agraria, che la fragile Repubblica non aveva saputo affrontare, potevano essere risolti solo con la continuazione della rivoluzione sociale: la Repubblica, con la sua fragilità e irresolutezza nel compiere le riforme necessarie, non aveva fatto altro per Nin che preparare l'avvento del fascismo e dell'insurrezione militare. Il POUM però era un partito di rilevanza marginale, forte solo a Barcellona, e, isolato, non potè far altro che allinearsi alle posizioni della CNT, supportando anch'esso con un appoggio esterno il governo di Caballero.

Anarchismo e potere nella rivoluzione spagnola (di M. Bookchin)

Murray Bookchin, fu critico con l'atteggiamento della CNT durante la rivoluzione spagnola

Oggi, da quando l'anarchismo è diventata la parola del giorno nei circoli radicali, le differenze tra una società basata sull'anarchismo e l'altra basata sui principi dell'ecologia sociale devono essere chiarite. L'autentico anarchismo mira soprattutto ad una emancipazione individuale da ogni coercizione etica, politica e sociale. Tutto questo, però, crolla miseramente quando si affronta la questione del potere, che è concreta ed estremamente importante, con cui si devono confrontare tutti i rivoluzionari quando vivono un periodo di agitazione sociale.

Ma al di là dal considerare come le persone, organizzate in assemblee popolari confederate, possano prendere il potere e creare una società libertaria pienamente sviluppata, gli anarchici essenzialmente concepiscono il potere come una perversione maligna che deve essere distrutta. Proudhon, per esempio, una volta disse che lui divideva e suddivideva il potere fino a che, di fatto, cessava di esistere. Proudhon poteva benissimo proporsi per la riduzione del governo alla più piccola entità che potesse esercitare autorità sull'individualità, tuttavia la sua affermazione perpetua l'illusione che il potere possa effettivamente cessare di esistere, un concetto tanto assurdo come l'idea che la gravità possa essere abolita.

Le tragiche conseguenze di questa illusione, della quale l'anarchismo è stato gravato fin dalla sua nascita, possono essere meglio comprese esaminando un evento cruciale nella rivoluzione spagnola del 1936. Il 21 luglio, i lavoratori della Catalogna e in particolare della sua capitale, Barcellona, sconfissero le forze del generale Francisco Franco e guadagnarono il controllo completo su una delle più grandi e industrializzate regioni della Spagna, incluse diverse grandi importanti città lungo la costa mediterranea e una grande area agricola. In parte, come tradizione libertaria del luogo, in parte come risultato dell'influenza esercitata dalla CNT-FAI, il sindacato rivoluzionario di massa spagnolo, il proletariato catalano ha proceduto ad organizzare una vasta rete di assemblee di quartiere e comitati di difesa, distribuzione di forniture e trasporti, mentre in campagna i contadini più radicali (una parte considerevole della popolazione agricola) prendeva il potere e collettivizzava la terra. La Catalogna e la sua gente si tutelavano contro un eventuale contrattacco attraverso la milizia rivoluzionaria, la quale, benchè fosse dotata di armi spesso arcaiche, era sufficientemente armata da poter sconfiggere un esercito ribelle e una forza di polizia ben preparata e ben attrezzata. Gli operai e i contadini della Catalogna, in verità, distrussero la macchina dello Stato borghese e crearono un governo o una politica radicalmente nuova in cui essi stessi potevano esercitare un controllo diretto sugli affari pubblici ed economici attraverso le proprie istituzioni. Diciamolo in termini chiari: presero il potere, non semplicemente cambiando il nome alle istituzioni oppressive esistenti, ma letteralmente frantumando le vecchie istituzioni e creandone di radicalmente nuove, la cui forma e sostanza ha dato alle masse il diritto di determinare effettivamente le attività economiche e politiche della loro regione. [1]

Quasi automaticamente, i combattivi militanti della CNT diedero al loro sindacato l'autorità per organizzare e fornire la direzione politica di un governo rivoluzionario. Nonostante la reputazione di indisciplina, la maggior parte dei membri del CNT, o Cenetistas, erano più che anarchici, sindacalisti libertari; erano fortemente impegnati in un'organizzazione ben strutturata, democratica, ordinata e coordinata. Nel luglio del '36 attuarono, non solo per quanto riguarda l'ideologia, ma, nello specifico, crearono su propria iniziativa forme libertarie come i consigli e le assemblee di quartiere, di fabbrica e una varietà incredibile di comitati estremamente combattivi. Così ruppero con qualsivoglia modello predefinito che era stato imposto dalle ideologie dogmatiche del movimento rivoluzionario.

Il 23 luglio, due giorni dopo che i lavoratori avevano sconfitto la rivolta franchista locale, un plenum regionale catalano della CNT [2] si riunì a Barcellona per decidere cosa fare della politica che questi lavoratori avevano posto nelle mani del sindacato. Alcuni delegati della regione del Basso Llobregat (fuori città) chiesero con forza che il plenum proclamasse il comunismo libertario e la fine del vecchio ordine politico e sociale: ciò vuol dire, i lavoratori che la CNT pretendeva di rappresentare, si offrirono di dar loro il potere che avevano preso e che i militanti dell'organizzazione avevano cominciato a trasformare.

Accettando il potere che gli era stato offerto, il plenum sarebbe stato obbligato a cambiare l'intero ordine sociale in una zona strategica e di notevoli dimensioni della Spagna, che era ormai sotto il controllo del CNT. Ugualmente, pur senza esser più duratura della "Comune di Parigi", un passo come questo avrebbe creato una "Comune di Barcellona" di dimensioni ancor più considerevoli. Tuttavia, tra lo stupore di molti militanti del sindacato, i membri del plenum furono riluttanti a compiere questo passo decisivo. I delegati del Basso Llobregat e il militante della CNT Juan García Oliver provarono, fino alla fine, a far sì che il plenum proclamasse il potere che già possedeva, ma l'oratoria di Federica Montseny e gli argomenti di Diego Abad de Santillán (due leader del CNT) dissuasero il plenum dal compiere questo passo, denunciandolo come una «presa di potere bolscevico».

La natura monumentale di questo errore doveva essere pienamente compresa, il che rivela tutto ciò che è intrinsecamente contraddittorio nell'ideologia anarchica. Equivocando nel distinguere tra politica e stato, i leader della CNT (guidato in gran parte dagli anarchici Santillan e Montseny) confusero un governo operaio per uno stato capitalista rifiutando, in questo modo, il potere politico in Catalogna in un momento in cui in realtà era già nelle loro mani. Rifiutando l'esercizio del potere già acquisito, il plenum non eliminò questo potere, semplicemente lo trasferì dalle sue mani a quelle dei suoi più infidi "alleati". Senza necessità di enfatizzare, le vecchie classi dirigenti festeggiarono questa nefasta decisione e, lentamente, nell'autunno del '36, ritrasformarono un governo operaio in uno "democratico borghese" e, date le circostanze, aprirono la porta a uno stato di regime stalinista sempre più autoritario.

Lo storico plenum della CNT non solo respinse il potere che i propri militanti avevano acquisito pagandone un notevole costo in vite umane. Voltando le spalle nella maniera più infantile ad un elemento cruciale della vita sociale e politica, ha tentato di sostituire la realtà con un sogno, non solo rifiutando il potere politico che i lavoratori avevano già messo nelle mani della CNT, ma anche non riconoscendo la propria legittimità al potere e condannandolo come tale, anche in modo libertario, democratico, come se fosse un male da estirpare senza tregua. In ogni caso il plenum (o i leader della CNT) non diede la minima prova di saper cosa fare «dopo la rivoluzione», per usare il titolo dell'utopica disquisizione di Santillan contro il proprio comportamento nel plenum. La CNT, in realtà, aveva promosso rivoluzioni e istrioniche sollevazioni nel corso del tempo; all'inizio degli anni '30 avevano preso le armi più d'una volta, senza alcuna prospettiva di essere effettivamente in grado di cambiare la società spagnola, ma quando finalmente poteva avere un impatto significativo sulla società, si mostrò tentennante, quasi orfana del grande successo dei militanti della classe operaia che aveva raggiungimento gli obiettivi prefissati dalla loro retorica. Questa non fu una mancanza di coraggio, fu una mancanza di comprensione teorica da parte della CNT-FAI sulle misure che avrebbero avuto a che fare con il mantenimento del potere effettivamente acquisito, naturalmente, temendo di conservarlo (e nel quadro logico dell'anarchismo, non avrebbe dovuto mai prenderlo) perché cercava la sua abolizione e non semplicemente l'acquisizione da parte del proletariato e dei contadini.

Libertaria spagnola con bandiera della CNT-FAI.

Se dobbiamo imparare qualcosa da questo errore madornale dei leader della CNT è che il potere non può essere abolito, esso è sempre un elemento della vita sociale e politica. Il potere che non è nelle mani delle masse deve, inevitabilmente, cadere nelle mani dei suoi oppressori. Non c'è nessun armadio dove si può nascondere, non c'è incantesimo che possa farlo evaporare, nessuna sfera sovrumana dove può essere spedito, e nessuna ideologia semplicistica che possa farlo sparire attraverso magie e misticismi. I sedicenti radicali possono provare a negarlo, come fecero i leader della CNT nel luglio '36, ma rimarrà nascosto in ogni assemblea, si manterrà occulto nelle attività pubbliche, apparendo e scomparendo ad ogni meeting. A rischio di ripetermi, vorrei sottolineare quella che è davvero la questione rilevante per l'anarchismo che non è se esiste il potere, ma se sarà nelle mani di una élite o della gente, e se gli sarà data una forma che corrisponde agli ideali libertari più avanzati o se sarà posto nelle mani della reazione. Ma al di là di rifiutare il potere offertogli dai suoi membri, il congresso della CNT avrebbe dovuto accettarlo, legittimarlo e approvare le nuove istituzioni che erano già state create per merito del proletariato e dei contadini spagnoli e se queste potessero conciliarsi il loro potere economico e politico.

Invece, la tensione, tra rivendicazioni metaforiche e dolorose realtà, divennero infine insanabili, e nel maggio del 1937 i risoluti lavoratori della CNT di Barcellona si ritrovarono coinvolti nella battaglia aperta con lo Stato borghese in una breve ma sanguinosa guerra dentro la stessa guerra civile. [3]

Alla fine, lo Stato borghese spense l'ultima importante sollevazione del movimento operaio, massacrando centinaia, se non migliaia, di militanti della CNT. Non sapremo mai quanti furono uccisi, ma quello che sappiamo è che l'intrinseca contraddittorietà dell'ideologia chiamata anarco-sindacalismo perse la maggior parte dei simpatizzanti che avevano nell'estate del 1936.

I rivoluzionari sociali, ben lontani dall'eliminare il problema del potere dal suo campo visivo, devono affrontare il problema di come dare al potere una forma emancipatrice istituzionale concreta. Non decidere nulla su questo problema e nascondersi dietro ideologie perdenti che sono irrilevanti al presente sviluppo capitalistico, significa, semplicemente, giocare alla rivoluzione e addirittura deridere il ricordo di tanti attivisti che hanno dato tutto per realizzarlo.

Note

  1. Questi sindacalisti rivoluzionari concepivano i mezzi con i quali si era svolta questa trasformazione come una forma di azione diretta. A differenza delle sommosse, sassaiole e violenza che molti anarchici oggi lodano come una forma di "azione diretta", per loro questo termine significava attività costruttive e ben organizzate direttamente connesse alla gestione degli affari pubblici. L'azione diretta, dal loro punto di vista, significava la creazione di una nuova politica, la formazione di istituzioni popolari e la formulazione e promulgazione di leggi o regole, che è lo stesso, che i veri anarchici considerano un compendio di "autonomia" o "volontà " individuale.
  2. Altre fonti riportano che il plenum della CNT catalana si svolse il 21 luglio
  3. Nel tempo, i leader della CNT si resero conto che il loro rifiuto al potere dei contadini e il proletariato catalano non comprendeva il rifiuto al potere per sé stessi come individui. Diversi dirigenti della CNT-FAI erano in realtà d'accordo a partecipare alla Stato borghese come ministri e stavano occupando incarichi quando i suoi membri furono repressi nella battaglia di Barcellona nel maggio del 1937.

Bibliografia

  • Claudio Venza, Anarchia e potere nella guerra civile spagnola, Elèuthera, 2010


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