Amore ribelle

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Amore ribelle è una canzone del 1895 dell'anarchico Pietro Gori.


Testo

All'amor tuo, fanciulla,
altro amor io preferia.
È un ideal l'amante mia
a cui detti braccio e cuor.

Il mio core aborre e sfida
i potenti della terra
e il mio braccio move guerra
al codardo, all'oppressor.

Perché amiamo l'uguaglianza
ci chiamaron malfattori
ma noi siam lavoratori
e padroni non vogliam.

Dei ribelli sventoliamo
le bandiere insanguinate
e innalziam le barricate
per la vera libertà.

E innalziam le barricate
per la vera libertà.

Se tu vuoi, fanciulla cara
noi lassù combatteremo
e nel dì che vinceremo
braccio e cor ti donerò.

Collegamenti esterni

Note

Parole di Pietro Gori sull'aria de “L'inno dei nichilisti”. Di “Amore ribelle”, che è pure conosciuta come “Canzonetta del libero amore”, esistono altre incisioni pubblicate su melodie differenti. Leda Rafanelli racconta come nasce il canto: «La sorella di Gori avrebbe voluto che lui si sposasse, ma avrebbe voluto anche una ricca, e gli fece conoscere una signorina americana, bella, ricchissima. Pietro Gori! Pensa, sarebbe come a me mi facessero conoscere cosa...non so, un canterino della televisione, per me son gente che ‘un vale un soldo, eh. Lui questa signorina la salutò e poi...quella s'era già innamorata, perché era bellissimo Pietro Gori, sai; era siciliano, bruno, alto, con gli occhi neri, dei capelli nerissimi, era bellissimo Pietro; senza che se ne accorgesse, eh. Quel giorno, io ero in casa sua ospite, in una stanza che dava nel giardino. Sento a un tratto, leggevo, e il parrucchiere, il barbiere, un pisano, che parlan tanto, si senton anche da lontano, eh. Sento dire a un tratto, io non ci guardavo: “Allora Pietro, li facciamo a zero?”. Io dissi: “Cosa parla?”. M'affaccio alla finestra, sidi, e vedo Pietro a sedere con la salvietta al collo e questo pisano con la macchinetta, gli aveva fatto, sai, mezza testa, insomma rapata. Io dissi: “Figurati la Bice!”, la sorella, pareva glielo facesse per dispetto. Io...e non ero più a tempo perché...gliel'aveva fatta a mezza testa. Io scesi giù, eh, ma era già tardi, eh. Lui era lì calmo calmo, che parlava, io gli dissi: ”Pietro, ma mi dici Bice cosa dirà?”. “Ma” -dice- “è caldo, era caldo”, sarà stato giugno, luglio. “Ci avevo caldo!”. Io stetti zitta; quando venne, uscì, siti, pareva una caricatura. Era bruno, denti bianchi bianchi, baffi neri, le sopracciglia e questa testa bianca rapata. Pareva un mostro. Io stetti in camera mia, dico: “Adesso vi arrangiate”; a un tratto sento...e si fece una crisi isterica la sorella. Una crisi...sentii degli urli. E poi Pietro scrisse quella canzone: all'amor tuo preferisco l'idea. Amori non n'ha avuti Pietro, almeno a quello che si sapeva noi. Noi non sappiamo che Pietro abbia avuto un amore, ecco. L'anarchia.» (da “Pietro Gori e l'americana" (?). Una testimonianza di Leda Rafanelli. Tratta da “Quella sera a Milano era caldo...”. Antologia della canzone anarchica in italia. Milano, 1978)