Albert Libertad: differenze tra le versioni

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La politica è morta - questa è anche una speranza. I grandi sistemi, quelli che spiegano, giustificano, regolano, dispongono, sono finiti nella polvere della storia. Forse è proprio per questo che l'anarchismo di Libertad, un anarchismo viscerale che proviene dalle profondità dell'individuo e non da una ragionevole adesione ideologica, mantiene ancora oggi intatto il proprio valore e il proprio incanto. <ref>[http://isole.ecn.org/elpaso/distro/libri/gratis/digiovanni.htm Fonte]</ref>
La politica è morta - questa è anche una speranza. I grandi sistemi, quelli che spiegano, giustificano, regolano, dispongono, sono finiti nella polvere della storia. Forse è proprio per questo che l'anarchismo di Libertad, un anarchismo viscerale che proviene dalle profondità dell'individuo e non da una ragionevole adesione ideologica, mantiene ancora oggi intatto il proprio valore e il proprio incanto. <ref>[http://isole.ecn.org/elpaso/distro/libri/gratis/digiovanni.htm Fonte]</ref>
=== Citazione ===
:{{citazione|''L'ora di scegliere i tuoi pastori è suonata di nuovo. Essa riecheggia gravemente alla campana di tutte le politiche, affinché tu non lo scordi: tutti alle urne, nessuna astensione. Ecco il ritornello finale delle diverse suonerie. Non votare è un peccato, dice il cattolico. Non votare è da cattivi cittadini, dice il repubblicano. Non votare è tradire i propri fratelli, dice il socialista. Cos'è dunque votare? È scegliere da sé il padrone che vi prenderà a frustate, che vi deruberà. L'operaio forgia le catene che lo legano, costruisce le prigioni che lo rinchiudono, fabbrica i fucili che lo uccidono. Impasta la brioche che non mangerà, tesse i vestiti che non indosserà. Ma questo non gli sembra sufficiente. Vuole sembrare il padrone, il POPOLO SOVRANO, e sceglie lui stesso coloro che gli toseranno la lana sul dorso. È il bestiame, il gregge che nomina i suoi pastori. Crede che sia impossibile non essere guidati, tanto vale allora prendersi lo sfizio di scegliere i pastori che colpiranno la sua schiena e i cani che morderanno i suoi talloni. UOMO CHE VUOI VOTARE, RIFLETTI. Rifletti bene. I ricchi sono potenti solo grazie ai loro pastori e ai loro cani. Ma la forza dei pastori e dei cani deriva solo dalla tua accettazione, dalla tua obbedienza, dal tuo voto. Non mettere più la scheda nell'urna. Restatene a casa o vai a zonzo. Fregatene del voto. La tua forza non è in un pezzo di carta. È nel tuo cervello, nel tuo braccio, nella tua volontà, quando saprai impiegarli a fare gli affari tuoi e non quelli degli altri.''|«All'Uomo che vuole votare», 1908}}


== Note ==
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:{{citazione|''L'ora di scegliere i tuoi pastori è suonata di nuovo. Essa riecheggia gravemente alla campana di tutte le politiche, affinché tu non lo scordi: tutti alle urne, nessuna astensione. Ecco il ritornello finale delle diverse suonerie. Non votare è un peccato, dice il cattolico. Non votare è da cattivi cittadini, dice il repubblicano. Non votare è tradire i propri fratelli, dice il socialista. Cos'è dunque votare? È scegliere da sé il padrone che vi prenderà a frustate, che vi deruberà. L'operaio forgia le catene che lo legano, costruisce le prigioni che lo rinchiudono, fabbrica i fucili che lo uccidono. Impasta la brioche che non mangerà, tesse i vestiti che non indosserà. Ma questo non gli sembra sufficiente. Vuole sembrare il padrone, il POPOLO SOVRANO, e sceglie lui stesso coloro che gli toseranno la lana sul dorso. È il bestiame, il gregge che nomina i suoi pastori. Crede che sia impossibile non essere guidati, tanto vale allora prendersi lo sfizio di scegliere i pastori che colpiranno la sua schiena e i cani che morderanno i suoi talloni. UOMO CHE VUOI VOTARE, RIFLETTI. Rifletti bene. I ricchi sono potenti solo grazie ai loro pastori e ai loro cani. Ma la forza dei pastori e dei cani deriva solo dalla tua accettazione, dalla tua obbedienza, dal tuo voto. Non mettere più la scheda nell'urna. Restatene a casa o vai a zonzo. Fregatene del voto. La tua forza non è in un pezzo di carta. È nel tuo cervello, nel tuo braccio, nella tua volontà, quando saprai impiegarli a fare gli affari tuoi e non quelli degli altri.''|«All'Uomo che vuole votare», 1908}}


== Voci correlate ==
== Voci correlate ==

Versione delle 09:30, 31 mag 2020

Albert Libertad con tra le mani il giornale «L'Anarchie».

Joseph Albert detto Albert Libertad (Bordeaux, 24 novembre 1875 - Parigi, 12 novembre 1908), anarchico individualista francese.

Biografia

Albert Libertad nasce a Bordeaux il 24 novembre 1875 da genitori sconosciuti. A seguito di una malattia nella sua giovinezza, egli perderà l'uso delle gambe. Si sposterà poi sulle stampelle. Nel 1894 diviene contabile. Conosciuto per le sue opinioni anarchiche è già sorvegliato dalla polizia. Nel 1896 all'età di 21 anni, Libertad si dedica alla propaganda anarchica in pubblici incontri. Nel 1897 lascia Bordeaux e giunge a Parigi, dove vive sotto le stelle o nei rifugi. Si presenta alla sede di «Le Libertaire», fondato due anni prima da Sébastien Faure, al quale collabora nell'anno successivo. Comincia a farsi conoscere negli ambienti individualisti per la sua eloquenza e per la violenza contro i suoi avversari. All'inizio del 1899 viene arrestato nei pressi del palazzo di giustizia durante il processo a Guerìn e nel novembre viene condannato a otto giorni di prigione. Nel 1900 si reca ad Amiens e partecipa a diverse riunioni. A Nanterre, conosce Paraf-Javal, insieme al quale, due anni più tardi, organizzerà le «Causeries populaires». Nel 1901 Libertad è ammesso al Sindacato dei correttori. Viene condannato a tre mesi di carcere per aver gridato "abbasso l'esercito". Insieme a lui viene condannato Leon Jouhaux, allora anarchico.

Nell'ottobre del 1902 fonda, insieme a un folto gruppo di anarco-individualisti (Anna e Armanidine Mahe, André Lorulot, Maurice Vandamme, ecc.) le «Causeries populaires» e apre una biblioteca in via Demerìl. Insieme a Beylie, Janvion, Paraf-Javal e Yvetot, fonda una Lega antimilitarista. Nel 1904 si tiene il Congresso antimilitarista di Amsterdam. La lega antimilitarista vi partecipa ma Paraf-Javal e Libertad, partigiani della diserzione, rifiutano di sottomettersi alle decisioni prese dal congresso e lasciano l'organizzazione. Nel 1905, incoraggiato dal successo delle "Causeries populaires", Libertad fonda, insieme alle sue compagne Anna e Armandine Mahe, il settimanale «L'Anarchie» e tiene delle conferenze su «I vivi e i morti» e su «I lavoratori della morte». Alla vigilia delle elezioni legislative del 1906, «L'Anarchie» pubblica e diffonde degli opuscoli e due manifesti antielettorali: «La Bétail electoral» e «Le Criminel». Una polemica prende piede tra Libertad e Faure partigiano quest'ultimo del non-intervento degli anarchici nella campagna elettorale. Libertad è tipografo nel turno di giorno nella tipografia Dangon. Per celebrare la "festa nazionale" il 14 luglio, «L'Anarchie» stampa 100.000 esemplari di un manifesto: «La Bastìlle de l'autorité». La catastrofe di Courrìere nel Passo di Calaìs fa 1200 vittime fra i minatori. Libertad pubblica un articolo sul fatto con lo pseudonimo di Candide.

«L'Anarchie».

È sempre intorno al 1906 che avviene la rottura fra Paraf-Javal e Libertad, che sarà seguita da incidenti violenti in cui si scontreranno gli individualisti delle «Causeries populaires» e de «L'Anarchie» e i partigiani di Paraf-Javal riuniti nel gruppo di studi scientifici. A partire dal mese di aprile del 1907, «L'Anarchie» viene stampata personalmente dai compagni in via Chevalier de la Barre. Il 20 aprile Libertad tiene una conferenza sulla «gioia di vivere» in occasione dell'inaugurazione della macchina da stampa e dell'entrata de «L'Anarchie» nel suo terzo anno di vita. Il 30 giugno, Libertad vine condannato a un mese di prigione.

All'uscita da una riunione delle «Causeries populaires» in via Chevalier de la Barre, Libertad e alcuni amici vengono picchiati dai poliziotti. Libertad viene lasciato per morto in strada. Per giustificare questo pestaggio, la polizia arresta sei persone. In risposta viene organizzata una riunione il 19 luglio. «L'Anarchie» crea l'Associazione «Amis libres» a Chatelaillon. Dal 24 al 31 agosto si tiene ad Amsterdam il Congresso anarchico internazionale. Alla fine di questo congresso, si costituisce l'Internazionale anarchica. Malato, utilizzando il fatto che Libertad ha sollecitato, tramite una sua lettera, un impiego di correttore presso uno dei suoi antichi datori di lavoro per far fronte alle spese per la pubblicazione di «L'Anarchie», fa, in una pubblica riunione, delle insinuazioni malevole nei confronti di Libertad, che accusa di compiacenza nei confronti del padronato. «L'Anarchie» reagisce immediatamente e pubblica la lettera incriminata (n. 128, 19 settembre 1907). Nell'ottobre, Libertad si reca in Svizzera dove tiene delle conferenze sulla «gioia di vivere» e sul sindacalismo. Nel novembre, viene arrestato e rinchiuso in carcere alla Santè. Viene liberato il 7 gennaio successivo. All'inizio del 1908 si reca nuovamente in Svizzera per conferenze sui «gesti inutili» e sull'amore libero. Arrestato alla stazione di Ginevra, viene condotto nel carcere di Saint-Antoine dove resta otto giorni nelle segrete. Paraf-Javal, che nel frattempo si è separato da «L'Anarchie» e dalle «Causeries» per creare il Gruppo di studi scientifici, pubblica «Evolution d'un groupe sous un mauvaise influence. Les Causeries populaires et le journal "l'Anarchie" sous l'influence de Libertad», opuscolo in cui si lascia andare a delle accuse senza una prova convincente. Il 24 settembre, la partenza della "classe", dà a Lorulot, Libertad e a Marceau Raimbault l'occasione per organizzare una "grande conferenza antimilitarista". Il 12 novembre Libertad muore all'ospedale Lariboisière, a Parigi, dopo l'ennesimo scontro con la polizia (cadde sulle scale di Montmartre, mentre si difendeva con le proprie stampelle).

Le idee

Libertad è stato un fautore della propaganda mediante i fatti ed è stato anche un parlatore eccezionale, che fu presto riconosciuto dal movimento anarchico per il suo tono tagliente, ironico, per la sua immaginazione e la sua polemica vivace. Il suo lato esuberante e la sua capacità oratoria ebbero grande successo. Fu aspramente criticato e denigrato da alcuni "anarchici" (George Fox e Swift), ma si scoprì più tardi che questi "anarchici", appartenenti a gruppi specializzati dell'intelligence della polizia, erano niente altro che talpe. Per queste ragioni Libertad fu monitorato dalla polizia (vi è un lungo elenco di report su Libertad). Libertad si lamentò sempre, anche attraverso i suoi scritti, di essere costantemente sorvegliato da due agenti di polizia.

Libertad è stato un ribelle che non ha combattuto al di fuori (come la comunità /colonia) o vicino alla società (come i pedagogisti), ma all'interno di essa. Sarà mostrato come un esempio di anarchismo individualista, tuttavia, egli, benché non rifiutasse l'individualismo, non ha mai dichiarato di essere individualista. Secondo Mauricius, che era un redattore de «L'Anarchie», i redattori sapevano che il comunismo libertario, associato alla dinamica del progetto di rivolta individuale, era la migliore strada per l'emancipazione collettiva dal capitalismo. Così, anche Libertad ha sottolineato la necessità di sviluppare un senso di amicizia, da sostituire alla concorrenza, che era la moralità della società borghese.

Le idee di Libertad, rapportate ai luoghi comuni diffusi nell'ambiente anarchico dell'epoca, appaiono di grande attualità. Le analisi di Libertad colpiscono per la loro originalità, nonché per l'attualità. In tempi come i nostri, improntati alla specializzazione, riecheggiano alcune riflessioni di Libertad:

«L'Ordine sociale non forma che un blocco. Un blocco della stessa fusione... non è possibile assestare una picconata ad un determinato filone senza intaccarne un altro».

O ancora, le sue considerazioni sulle varie alleanze:

«Non voglio associarmi che per affinità sforzandomi di mantenere il più possibile la mia autonomia... Stiamo attenti a non fabbricare noi stessi i gradini per dare la scalata al potere».

Sul sindacalismo:

«I sindacati disciplineranno, molto più di quanto sia mai avvenuto, gli eserciti del Lavoro e diventeranno, nel bene e nel male, i migliori guardiani del Capitale».

Sulla ricerca assillante di garanzie prima di agire:

«Chi contempla la meta fin dai primi passi, chi ha bisogno della certezza di raggiungerla prima di cominciare non ci arriverà mai... la gioia del risultato è già nella gioia dello sforzo».

Sui pericoli del recupero:

«Spesso le teorie più audaci sono diventate - con qualche accomodamento - le teorie più rispettose della proprietà e dell'ordine».

Ma naturalmente è l'individuo il soggetto preferito da Libertad, il quale dimostra di avere idee estremamente chiare in proposito. Acerrimo nemico dell'individualismo liberale, descrive la sua concezione della libertà:

«Per andare verso la libertà, bisogna che sviluppiamo la nostra individualità. Quando dico: andare verso la libertà, voglio dire: andare verso il più completo sviluppo del nostro essere individui».

Libertad, anarchico e non libertario - per sua stessa ammissione - non "confonde l'ombra con la preda", è perfettamente conscio che la libertà non è una questione di fede né di diritto:

«Ci disponiamo sempre a ricevere la libertà da uno Stato, da un Redentore, da una Rivoluzione, non ci applichiamo mai perché si sviluppi in ogni individuo».

La propria "gioia di vivere" Libertad non l'ha soltanto espressa in un suo articolo, ma è emersa prepotentemente in ogni atto della sua breve esistenza, spesso andando a cozzare contro il moralismo di un'epoca. Libertad ha avuto il pregio di esser riuscito ad apportare un'intonazione diversa nel movimento anarchico di inizio secolo, quando ancora questo si limitava a scagliare i propri dardi più che altro contro le strutture e le cause riconosciute dell'oppressione, non scorgendo come la responsabilità dei soprusi sociali risieda per buona parte nell'acquiescenza degli sfruttati. La breve sintesi che fa dell'anarchismo così come lo concepisce supera d'un balzo tutte le barriere erette dagli stessi anarchici, dovute ad alcune personalissime ed esasperate interpretazioni:

«La corrente comunista e la corrente individualista fuse infine l'una nell'altra e che trovano il proprio logico sbocco nell'anarchismo».

La politica è morta - questa è anche una speranza. I grandi sistemi, quelli che spiegano, giustificano, regolano, dispongono, sono finiti nella polvere della storia. Forse è proprio per questo che l'anarchismo di Libertad, un anarchismo viscerale che proviene dalle profondità dell'individuo e non da una ragionevole adesione ideologica, mantiene ancora oggi intatto il proprio valore e il proprio incanto. [1]

Citazione

« L'ora di scegliere i tuoi pastori è suonata di nuovo. Essa riecheggia gravemente alla campana di tutte le politiche, affinché tu non lo scordi: tutti alle urne, nessuna astensione. Ecco il ritornello finale delle diverse suonerie. Non votare è un peccato, dice il cattolico. Non votare è da cattivi cittadini, dice il repubblicano. Non votare è tradire i propri fratelli, dice il socialista. Cos'è dunque votare? È scegliere da sé il padrone che vi prenderà a frustate, che vi deruberà. L'operaio forgia le catene che lo legano, costruisce le prigioni che lo rinchiudono, fabbrica i fucili che lo uccidono. Impasta la brioche che non mangerà, tesse i vestiti che non indosserà. Ma questo non gli sembra sufficiente. Vuole sembrare il padrone, il POPOLO SOVRANO, e sceglie lui stesso coloro che gli toseranno la lana sul dorso. È il bestiame, il gregge che nomina i suoi pastori. Crede che sia impossibile non essere guidati, tanto vale allora prendersi lo sfizio di scegliere i pastori che colpiranno la sua schiena e i cani che morderanno i suoi talloni. UOMO CHE VUOI VOTARE, RIFLETTI. Rifletti bene. I ricchi sono potenti solo grazie ai loro pastori e ai loro cani. Ma la forza dei pastori e dei cani deriva solo dalla tua accettazione, dalla tua obbedienza, dal tuo voto. Non mettere più la scheda nell'urna. Restatene a casa o vai a zonzo. Fregatene del voto. La tua forza non è in un pezzo di carta. È nel tuo cervello, nel tuo braccio, nella tua volontà, quando saprai impiegarli a fare gli affari tuoi e non quelli degli altri. »
~ «All'Uomo che vuole votare», 1908

Note

Voci correlate

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