A Batalha

Da Anarcopedia.
Versione del 31 ago 2019 alle 11:18 di K2 (discussione | contributi) (Sostituzione testo - "[à][\s\s]" con "à ")
Jump to navigation Jump to search
Primo numero del giornale dopo la fine della dittatura

Il giornale A Batalha è stato uno storico giornale anarco-sindacalista portoghese fondato nel 1919 come organo della CGT portoghese. Dopo la dittatura riprese le pubblicazioni, assumendo attualmente la denominazione di «giornale di espressione anarchica».

Storia

Il 23 febbraio 1919 nasce in Portogallo il quotidiano anarco-sindacalista A Batalha, organo della CGT. Divenne il secondo quotidiano del paese, con una tiratura di 25 000 esemplari. Il suo primo redattore fu Alexandre Vieira, ma altri collaboratori rilevanti furono: Pinto Quartim, Julião Quintinha, Mário Domingos, Ferreira de Castro e Roberto Nobre. Pubblicava anche una rivista grafica quindicinale intitolata A Renovação col sottotitolo «nuovi orizzonti sociali».

Durante la prima repubblica ricevette numerosi attacchi, sino al colpo di stato del 28 maggio 1926, quando pubblicare giornali radicali come A batalha diventò praticamente impossibile. L'ultimo numero fu pubblicato il 26 maggio 1927.

Il giornale ricomparve diverse volte, la prima dal settembre 1930 al novembre dello stesso anno, prima di venir chiuso nuovamente; poi dal 1934 al 1937 e dal 1940 al 1950, seppur con varie vicissitudini legata a diversi momenti repressivi imposti dalle autorità militari.

Dopo il 25 aprile 1974 (fine della dittatura e ritorno del paese alla democrazia), "A Batalha" ricomparve nelle edicole il 21 settembre con il sottotiolo di vecchio organo della CGT. Diretto dallo storico Emídio Santana, il giornale apparteneva alla proprietà della Cooperativa Editora A Batalha con sede Rua Angelina Vidal, n.º 17, a Lisbona. Dopo la caduta del fascismo, A Batalha riappare «a rioccupare la sua missione essenziale: dare espressione e forza all'organizzazione sindacale dei lavoratori, per chiarire compito urgente di ristrutturazione e, soprattutto, nella speranza della sua autonomia per l'eventuale risoluzione di qualsiasi problema o partito, espressione genuina dei diritti e delle capacità dei lavoratori.»[1]

Note

Voci correlate